Lisistrata
Lidia Menapace. Barattare
09 Ottobre 2012
 

Benché commissariata, giro alquanto e mi accorgo che bisognerebbe commissariare le ferrovie: nel mio ultimo viaggio, tutto progettato previsto e protetto, le ferrovie hanno sbarellato facendo 45 minuti di ritardo tra Siena e Firenze, sicché ho perso la coincidenza, sperimentando per la terza volta il mutato rapporto dei ferrovieri con la clientela (dato che le ferrovie sono state “liberalizzate” vige il lessico capitalistico, ma noi siamo clienti che hanno sempre torto, ad onta di uno dei motti mercantili più famosi: “il cliente ha sempre ragione”).

Le cose che colpiscono di più sono due: noi siamo visti come controparte e trattati male, mentre lo sciopero dei servizi pubblici non è mai contro l'utenza, ed è sempre stato fatto in modo da spiegarne agli utenti le ragioni e magari cercare di averli alleati o almeno non ostili; la seconda che -dopo aver ascoltato Rifkin dire che possiamo ricevere a domicilio tutto, in nome della magnificata terza rivoluzione industriale- noto che invece non possiamo nemmeno avere informazioni; i ferrovieri interpellati dicono di non sapere su che binario si arriva, da quale poi parte il treno da prendere: la sgradevole impressione di essere dei bagagli e basta.

Non di ciò voglio dire, bensì di un'iniziativa cui ho preso parte ad Abbazia San Salvatore nella zone amiatina che racconterò un'altra volta.

Sono accompagnata a visitare il luogo (bello, storicamente importantissimo) da un compagno severo e di poche parole, che a un certo punto se ne esce con la incredibile proposta: “Bisogna abolire il denaro”. Sono d'accordo, ma mi sembra una fuga in avanti, come si diceva una volta. Ma lui incalza che il baratto è sempre più frequente, persino quello criminale, basta vedere quanti ministri si trovano appartamenti che non sapevano di avere, barattati in cambio di favori ecc. Segnala altre esperienze sempre più in uso e a mia volta, perché le donne non vengano censurate ancora, ricordo che tra le giovani madri il baratto tra passeggini, tricicli, abiti, scarpette da neonati/e è fiorentissimo, che molte iniziative femministe si finanziano aprendo ai margini qualche banchetto dove le partecipanti portano abiti giacche pantaloni giubbetti pullover smessi e pagano un fisso (tipo 5 euro per giacche, camicie, 10 per abiti cappotti ecc.) e le organizzatrici raccolgono il denaro, che serve per le spese di organizzazione. Più frequente e antica l'abitudine di portare cibi e bevande con la stessa formula.

La cosa mi affascina: non è un esempio di ciò che forse pensava Rosa quando diceva che la rivoluzione sarà uno sciopero generale a oltranza nel corso del quale i soggetti costruiscono la nuova società? a me pare di sì e raccoglierò tutti gli esempi possibili.

Nelle lotte operaie, invece di improbabili soggiorni sulle torri pennoni cime delle fabbriche, se si avviasse una raccolta di beni in natura, a sostentamento di chi lotta, si costituissero gruppi capaci di preparare cibi e brande, insomma modi di vivere collettivi, sarebbe un bel fatto. Lo stesso per le scuole, per le mense scolastiche, per il vestiario in generale. Le persone di maggiore età potrebbero anche barattare compagnie e relazioni con le esperienze che hanno e i lavori che sanno fare.

Insomma, barattare si può, alla grande.

 

Lidia Menapace


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