Diario di bordo
Martina Simonini. Provincia di Sondrio tra 'status' e 'slogans' 
Eppure si potrebbe provare a cambiare: credendo in quello che si fa
30 Settembre 2012
 

Leggendo e sentendo la nostra classe politica (locale e nazionale) sembra come di avvertire una incapacità tanto disarmante quanto allarmante di voler affrontare i problemi (a partire dalla crisi economica, sociale, di rappresentanza e riconoscimento politico, di partecipazione)… Tutti del girone degli ignavi? No, non credo. La cosa è semmai più grave.

Si avverte una sorta di rinuncia a combattere per il bene comune e molta più concentrazione ed energia viene riservata alla ricerca del consenso e alla autoconservazione delle poltrone specie se redditizie: una recentissima mozione tesa a ridurre al minimo i compensi nelle società speciali e/o pubbliche controllate dall’ente Provincia è stata respinta senza appello: si poteva discutere del quantum, emendare la proposta, rinviare la decisione ma respingerla è stato un segnale emblematico di come il consociativismo sia uno dei mali di questo territorio.

Eppure anche a livello locale non mancano esempi che dimostrano che se si vuole si può, ma (guarda un po’!) tali esempi vengono tutti dalla cosiddetta società civile.

Cito spesso ad esempio come nel lontano 1992 un gruppo “capitanato” da Giovanni Busetto si mise in testa di organizzare in una sola notte la replica dello spettacolo teatrale di Yves Lebreton al teatro S. Rocco di Sondrio e ci riuscì con successo.

Ma potrei citare la battaglia contro l’ulteriore sfruttamento delle acque ai fini idroelettrici condotta dallo IAPS; la coraggiosa lotta del geom. Giuseppe Songini per contrastare i furti d’acqua, lo sforzo di tanti comitati locali e del Forum Nazionale per la difesa dell’acqua pubblica e dei beni comuni; ma anche si potrebbe citare l’esempio di Edi Simonini che, senza etichette o cartelli organizza cose concrete ed aiuti tangibili in favore di alcuni comuni terremotati mettendo in rete e coordinando una catena di solidarietà impressionante.

Mission impossible? Macché. Cambiare le cose si può se non ci si limita alla teoria e si prova invece a esporsi, a metterci del proprio in termini pratici e soprattutto se si crede in quello che si fa.

Stupisce quindi, per esempio, che a livello nazionale non si riesca a fare una cosa semplice come cambiare la legge elettorale per restituire il diritto di scegliere agli Italiani…

Stupisce quindi che, a livello locale, non si riesca a mettere in campo azioni a tutela delle famiglie dei dipendenti della Riello e delle altre aziende che stanno licenziando, spesso per delocalizzare.

Se poi, come nel caso Riello, ci si è avvantaggiati della Legge Valtellina, occorrerebbero forse norme che impongano la restituzione totale o parziale dei quattrini pubblici.

La Provincia ha approvato la costituzione di un fondo di rotazione di 1.000.000 di euro per l’abbattimento degli interessi per gli imprenditori…. Indirettamente si finanzia il credito… Com’è stato detto da un consigliere (di maggioranza!) nel corso del consiglio provinciale, questa operazione trova giustificazione solo perché si prevede una crisi nera ma occorrerebbe fare qualcosa anche per le famiglie che si troveranno senza reddito. Con un milione di euro, si possono finanziare per un anno circa 30 stipendi, o 60 stipendi part-time al 50%, 120 stipendi al 25%… Un ago in un pagliaio ma intanto queste famiglie sopravviverebbero. Il fondo di rotazione senza regole stringenti sull’occupazione rischia di finanziare con soldi pubblici investimenti di privati che poi magari decideranno di delocalizzare.

Il Presidente Sertori stima che il fondo di rotazione genererà investimenti per circa 60/70 milioni di euro, ma non è dato di conoscere gli effetti riferiti al mantenimento/salvezza di posti di lavoro. Peraltro, delle stime e delle previsioni del nostro presidente della Provincia non ci si può fidare: dal bilancio idrico alla titolarità del demanio idrico, alla compartecipazione al rinnovo delle concessioni delle grandi derivazioni, alla campagna per il riconoscimento di un fantomatico “status di territorio montano”, al di là degli efficaci quanto infondati slogan del tipo “Le dighe sono nostre” o “L’acqua è vita: difendiamola”, le sue numerose campagne non hanno prodotto alcunché di concreto, sembra anzi che tutto quello che tocca vada in aceto!

Recentemente gli ho chiesto conto di tutta una serie di sue scorrettezze istituzionali. Solo per citare l’ultima, va in regione a proporre la deroga per il mantenimento della provincia di Sondrio accompagnato da uno stuolo di Sindaci ma senza preoccuparsi di avere un mandato del consiglio provinciale… gli ho chiesto se ritiene che questo sia un dettaglio, se ritiene di essere un presidente della provincia che agisce su un mandato del consiglio provinciale o se pensa di essere un podestà!

Mi rifiuto di lasciare indisturbato il Presidente Sertori in queste sue manovre. Al di là delle diverse posizioni politiche pretendo almeno il rispetto delle regole istituzionali.

La mozione che ho presentato con il rappresentante dell’Udc e due rappresentanti del Pdl riguardante il contenimento dei costi per indennità è gettoni di presenza di società speciali e/o controllate dall’ente Provincia, dopo un brevissimo dibattito, è stata respinta… come dire: meglio non parlare di tagliare i compensi delle società pubbliche dove si possono piazzare uomini di questa o quella amministrazione che magari sono anche funzionari pubblici e che se non ricevono lauti compensi ricevono lauti gettoni di presenza… Ho votato contro la variazione di bilancio che vede l’utilizzo di proventi derivanti dall’accordo quadro sul demanio idrico anche per piccoli contributi, come quello concesso alla Parrocchia di Berbenno, che nulla hanno a che fare con altre opere che hanno invece una rilevanza provinciale… Con tutto il rispetto per le parrocchie mi sembra una cosa da non fare…

In molti mi chiedono come si concilia la mia posizione nettamente più radicale rispetto a quella del resto del gruppo del PD in consiglio provinciale (alcuni giornali parlano del “caso Simonini”)… E infatti, siccome non si conciliava su diversi temi, ho lasciato il gruppo consiliare pur rimanendo all’interno della direzione provinciale. L’ente provincia può avere i giorni contati ma non rinuncerò fino all’ultimo a far emergere le scorrettezze dell’attuale amministrazione, sia dal punto di vista del merito, che delle procedure, che del rispetto delle regole istituzionali… Forse masochisticamente, ritengo ancora che ne valga la pena.

Anche per quanto riguarda il PD, con tante difficoltà e tanti distinguo interni sia a livello locale che nazionale, ritengo che valga la pena di lavorare. Diciamo che la separazione dal gruppo provinciale è una sorta di “separazione consensuale” che mi consente di muovermi con maggior autonomia in aula.

La seduta consiliare del 29 settembre è durata quatto ore e mezza in un clima infuocato. Se non fosse per la lunghezza, inviterei chiunque ad ascoltare la registrazione che verrà pubblicata sul sito della provincia [www.provincia.so.it]; non per altro ma perché potrebbe essere stata l’ultima seduta consiliare di questa provincia…

 

Martina Simonini

(per 'l Gazetin, ottobre 2012)


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