Diario di bordo
Intercettazioni possibili. 1 – Il porcaro della famiglia Savoia
Molly Bezz,
Molly Bezz, 'Intercettazioni', 25/08/06 (da 'Girodivite' www.girodivite.it) 
09 Settembre 2006
 

Franti Viendallecolline Gustavo, nato a Bordighera il 18 maggio 1946, di professione porcaro della famiglia Savoia, veniva intercettato in conversazioni sospette con il Disuìno Alberigo, nato a Genova il 26 agosto 1931, incensurato. Si riporta qui di seguito il testo della conversazione, contenente proposta di illecito traffico ed un linguaggio ricco di espressioni oltraggiose e indegne:


Gustavo: «Gustavo all’apparecchio»

Alberigo: «Buonasera, il vespero comincia a declinare mentre le nubi trascolorano lontano. Qual buon vento l’ha spinta all’atto di comunicare meco?»

Gustavo: «Illustre Alberigo, l’ardor mi guida insieme al desìo di sollazzo e di edonismo»

Alberigo: «Favelli, Gustavo, favelli liberamente! E possa perdonarmi se l’infrastruttura atta a favorire le conversazioni arreca qualche disturbo nunc, ma mi trovo costretto, sic est (ahimè), nel mio velocipede auto-movente in tratto dove il telefono mobile presenta qualche difficoltà di ricezione. Esprima le sue richieste tosto»

Gustavo: «Sarò celere come Achille piè veloce»

Alberigo: «Ohibò e perdincibacco! Le zucche!»

Gustavo: «Che d’è?»

Alberigo: «Un pirata della strada mi ha appena affiancato, subitamente azzardando una manovra a dir poco sbarazzina. Scusi il turpiloquio e proceda con rinnovata sicurtate»

Gustavo: «Alberigo, mi sono permesso di contattarla per verificare la possibilità di avere sollazzo con una qualche Semiramide del suo harem»

Alberigo: «Ordunque, è giunta anche a lei la fama e la rinomanza dei miei servigi?»

Gustavo: «Fulgida e brillante come un dardo di Febo infuocato»

Alberigo: «Sì, invero per soli duecento zecchini posso garantirle una notte di piacere incommensurabile»

Gustavo: «Cosa s’offre, per la precisione, nell’inclito catalogo?»

Alberigo: «Presentiamo alcune puellae fertili e leggiadre dall’Abissinia e una giovine accompagnatrice serba in grado di folleggiar ed esaudir ogni ancorché licita richiesta»

Gustavo: «La giovine serba di dove reca i natali?»

Alberigo: «Belgrado»

Gustavo: «No, non solletica a safficienza la mia libido. La peripatetica di Lagos, invece, ha regolare permesso di soggiorno?»

Alberigo: «Con visto ONU»

Gustavo: «E sia. A condizion che rechi seco le migliori credenziali del regno»

Alberigo: «Niuna donna, Gustavo illustrissimo, giammai potrà arrecar sollazzo simile al suo pricioso augello»

Gustavo: «Allora, gentile Alberigo, vado a riassumer gli accordi: giovin dozzinale battona, di stirpe afrocalabrosicula, servigio completo, per l’ammontar onniplusvalente di zecchini 200. Iva compresa»

Alberigo: «È esatto»

Gustavo: «Non resta che darci appuntamento al periglioso incrocio tra piazzale Maciachini e Viale Zara. È un piacere, mi lasci soggiungere sul limitar della conversazione, trattare con uomini sì valorosi e degni. La saluto caramente»

Alberigo: «Gustavo, si immagini. Il piacere e l’obbligo cagione mi son soltanto di giubilosi affanni. A presto,»

Gustavo: «Vale»

Alberigo: «Ossequi alla signor... porca merdonna, ma metti la freccia, cazzo»

 

Luciano Canova

(da 'l Gazetin, settembre 2006)


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