Diario di bordo
Marco Lombardi. Il caso Ilva e l'impossibile separazione dei poteri in Italia
09 Agosto 2012
 

Ero bambino (da un pezzo ho passato la trentina) e mi stupivano le immagini trasmesse in TV della pioggia cinerina su Taranto, evento di origine stranamente non vulcanica, bensì effetto di un polo europeo dell'inquinamento. Niente da allora è cambiato, in meglio. Le auto, le case, gli orti, i panni stesi, tutto ciò che sia esposto all'aria, si trova vittima di una dermatite inquinante dal nome di donna, come i tornado o le tempeste tropicali: ILVA. L'Ilva, come l'Idra mostro multicefalo, che invece del fiato mortifero esala detriti grigiastri che ci restituiscono un'atmosfera post nucleare. Sono passati decenni e, come troppe volte accade in Italia, c'è voluto l'intervento a gamba tesa della magistratura per smuovere le acque. Con una sentenza dura, decisori pubblici e privati sono stati finalmente schiodati dalle loro poltrone. Il Governo ha varato l'atteso decreto di bonifica, la Dirigenza aziendale, dietro la minaccia concreta di sanzioni civili e penali, applicherà misure di risanamento, le autorità politiche hanno abbandonato gli infruttiferi equilibrismi tra interessi della proprietà e della forza lavoro. Speriamo che tutto vada per il meglio ma, citando Brecht, sfortunato il paese che ha bisogno di eroi, siano essi togati, graduati e, per lo più, candidati all'obitorio.

 

Marco Lombardi


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