Oblò cubano
L'ostilità “incomprensibile” di Lupi “contro” Cuba e Fidel Castro
09 Settembre 2006
 

Replica ad articolo comparso su Il Tirreno del 3 settembre 2006 pagina V cronaca di Piombino – La Tribuna “Lupi contro Cuba e Fidel Castro quest’ostilità è incomprensibile” – firmato da Cubarriva “Alta maremma” (Piombino)

 

 

 Mi vedo costretto a replicare alla lettera firmata da un non identificato Cubarriva “Alta Maremma” che non conosco. Per parte mia preferisco firmare articoli e libri con il mio nome, in modo tale che le opinioni che esprimo e le cose che dico abbiano una paternità dichiarata. Ma ognuno ha il suo stile e comunque non è questa la cosa che più mi preme chiarire.

Non è vero che «da un anno a questa parte sto sparando veleni su Cuba e su Fidel Castro», perché scrivo romanzi, articoli, racconti e reportage su Cuba almeno dal 2000 e li pubblico regolarmente per piccoli editori, su riviste, quotidiani e libri. Da sempre dico su Cuba le stesse cose: denuncio quello che non va all’interno di una società che non ha realizzato le premesse rivoluzionarie. Cuba è una dittatura, uno Stato di polizia dal quale la gente fugge perché non vede un futuro e nel quale nessuno è libero di esprimere la propria opinione, pena la galera o la fucilazione. Raccontare le proprie esperienze sul campo non è «sparare veleni» e tanto meno “diffamare”, ma fare attività giornalistica al servizio della verità storica.

“Cubarriva” mi accusa di aver partecipato a un’iniziativa organizzata da Azione Giovani nel comune di Pignataro Maggiore e coordinata dal giornalista Pietro Ricciardi. Rispondo che sono uno scrittore indipendente e che da anni vado a parlare delle cose che scrivo dove mi chiamano senza indagare sul colore politico degli organizzatori.

“Cubarriva” dice che “scrivo editoriali contro il governo cubano sul Secolo d’Italia e dimentica di aggiungere che i miei articoli su Cuba vengono pubblicati anche da La Sesia di Vercelli, dal Gazetin di Sondrio, da Libri Nuovi di Torino, da Orizzonti di Roma, da La Comune di Firenze (settimanale di Socialismo Rivoluzionario, non certo un organo di destra) e da Amnesty International. Sono un giornalista indipendente, non ho tessere di nessun partito ed è naturale che pubblico i miei pezzi dove trovo spazio. “Cubarriva” mi accusa di «gettare fango» su Gianni Minà, mentre con il giornalista di Latinoamerica c’è stato soltanto uno scambio di lettere in merito a un mio reportage da lui non condiviso. Alla fine ho risposto con un articolo dove mi chiedevo cosa rendesse così cieco Gianni Minà da non accorgersi che a Cuba manca ogni forma più elementare di libertà.

“Cubarriva” dice che promuovo fantomatici dissidenti come Alejandro Torreguitart, ma si dimentica che accanto a lui promuovo pure William Navarrete, Raúl Rivero, Ricardo Gonzáles Alfonso, Regis Iglesias Ramírez, Jorge Olivera Castello, Mario E. Mayo Hernández, Omar Moisés Ruiz e Manuel Vásquez Portal. Troppa fatica leggere tutto e documentarsi, certo è molto più facile generalizzare e strumentalizzare soltanto le cose che fanno comodo per colpire l’avversario. Il gioco di “Cubarriva” è abbastanza scoperto e tende a presentarmi come un «fascista opportunista che si è messo dalla parte del più forte». Niente di più falso. La mia idea politica è sempre stata vicina alla sinistra libertaria rispettosa dei diritti umani e alle ultime elezioni politiche la mia preferenza è andata a Rifondazione Comunista, anche per la sua posizione critica verso la deriva della Rivoluzione Cubana. Sono stato dirigente dell’Associazione Italia Cuba di Piombino, che ho lasciato perché non condividevo certe posizioni filocastriste. A mio parere essere dalla parte di Cuba vuol dire stare dalla parte dei cubani che chiedono un futuro per la loro terra, non certo mettersi dalla parte di chi li affama. Rassicuro “Cubarriva” sul fatto che indosso ancora le magliette con Che Guevara, come porto al petto spille con il volto di José Martí, proprio perché certi personaggi non hanno niente a che vedere con il regime cubano.

Un’ultima perla di “Cubarriva” riguarda un libro di due medici piombinesi su Cuba che non avrei letto ma criticato. Vorrei proprio sapere come fa “Cubarriva” a dire che non ho letto quel libro, che in realtà ho letto attentamente ma l’ho giudicato così poco degno di attenzione al punto di non scriverne e di non parlarne su nessuna rivista. Si tratta di un problema di coda di paglia se dicono che «dall’alto del mio pulpito ho sparato critiche negative»? Dovrebbero dirmi in quale sede l’ho fatto, perché se ne ho parlato può essere stato solo a cena con amici…

“Cubarriva” poi consiglia a mia moglie di recarsi all’ambasciata cubana per un colloquio chiarificatore e non sa che se mia moglie si presenta in ambasciata rischia di venir rimpatriata d’urgenza, perché le è stato tolto il permesso di residenza all’estero come «politicamente attiva contro il governo cubano». Mi chiedo come si possa arrivare a giustificare un regime che tratta i suoi cittadini come schiavi e che li terrorizza al punto di impedire la libera espressione delle idee. Concludo dicendo che non sono per niente ostile a Cuba e che la mia posizione su Cuba è simile a quella di Carlos Franqui, Zoe Valdés, Carlo Montaner, Cabrera Infante, Abilio Estévez, Felix Luis Viera, Reinaldo Arenas e molti altri che hanno lottato o stanno ancora lottando per far trionfare sull’isola la libertà. Tra l’altro il mio prossimo libro su Cuba (“Almeno il pane Fidel - Cuba quotidiana”) verrà pubblicato da Stampa Alternativa, che non mi pare proprio un editore di destra.

 

 Gordiano Lupi

(pubblicato sul blog Quasi quasi faccio un corso di scrittura, 3 settembre 2006)


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