Diario di bordo
Grazia Musumeci. Ricordando le vittime, mentre l’assassino gode di ogni privilegio
26 Giugno 2012
 

Stefano Lucidi è libero, è tornato a vedere il sole, il cielo dell’estate, gli amici di sempre. Alessio Giuliani e Flaminia Giordani, invece, sono ancora fermi a quell’angolo di strada in cui lui li ha scaraventati, la sera del 22 maggio 2008. Sono fermi nel ricordo di una lapide carica di fiori e di messaggi d’amore lasciati dagli amici di sempre, sotto questo sole e cielo d’estate.

 

Ci sono errori che arrivano all’improvviso. Ci sono persone anziane che non ci vedono bene e ti tamponano per sbaglio. Ci sono ottimi guidatori che, per un attimo solo di distrazione, investono qualcuno. E in quel caso si parla di tragica fatalità.

Ci sono poi persone che guidano come matti per il gusto di sfidare la vita, che tagliano incroci e semafori per voglia di onnipotenza e che, nonostante una patente ritirata sette anni prima per guida in stato di ebbrezza, continuano a guidare e a correre come se niente fosse. In questo caso non si può parlare di errore… di fatalità… ma di deliberata incoscienza, di gusto per il rischio, di omicidio premeditato. Stefano Lucidi ha agito così, e così ha investito e spezzato due giovanissime vite umane ad un incrocio di Roma. Il primo giudice che l’ha giudicato lo aveva capito benissimo e aveva decretato le sue responsabilità umane: omicidio, 16 anni.

Ma i subdoli giochi di potere legale, i trucchetti da avvocati di periferia e la moda… ribadisco LA MODA… tutta italiana di garantire al cento per cento il colpevole, dimenticandosi per sempre della vittima, ha fatto il resto. I 16 anni sono stati tramutati in 10, i 10 anni in 5 soltanto e la buona condotta li ha ridotti a due e mezzo.

 

Quanto vale la vita umana?

Quanto vale il sorriso allegro di una ragazza di vent’anni, i suoi baci al ragazzo che ama, i progetti per il futuro, i sorrisi di lui al di là del tavolo dietro cui solitamente studiavano insieme, gli scherzi che gli organizzava lei nel giorno del suo compleanno… facendosi trovare davanti alla sua porta di casa con lo spumante in mano? Tutto questo, e le speranze e le gioie delle rispettive famiglie, distrutto per sempre in un urto cercato, a folle velocità a un incrocio cittadino, quanto valgono? Due anni e mezzo? Due anni e mezzo diviso due è una barzelletta… è un testo da commedia amara anni Cinquanta. Non è una punizione, non è giustizia. È una dolorosa presa in giro.

 

Ma ciò che è fatto è fatto. Non si può tornare indietro. Si deve andare avanti, e andrà avanti anche Stefano Lucidi che ha la fortuna di poter tornare ancora tra i suoi cari. Ma io mi domando… è servito a qualcosa? Due anni e mezzo possono essere bastati a una persona per capire l’orrore enorme che ha commesso, per pentirsi, per vivere un rimorso feroce come un cancro e cambiar vita? Questa libertà precoce, questo “premio” che gli viene dato per aver ucciso due esseri umani, è servito a Stefano Lucidi per capire la sua follia? Personalmente, dopo aver conosciuto i genitori di Flaminia e Alessio, dopo aver vissuto con loro e ascoltato il loro dolore e i loro teneri ricordi che spaccano il cuore, io lo spero. Spero in un pentimento sincero che possa consolare in un millesimo di parte il loro dolore. Spero che Lucidi sia diventato una persona diversa e che tutto questo sia servito a qualcosa… altrimenti tra qualche mese saremo di nuovo qui, a scrivere dell’ennesima “fatalità” all’ennesimo incrocio cittadino, a sentir piangere l’ennesima madre. Mentre l’ennesimo avvocato prepara già un patteggiamento e una richiesta di uscita per buona condotta. La responsabilità non si impara con le trattative, la fine di una vita umana non si può risolvere in una stretta di mano al tavolino del bar di un tribunale…

 

Grazia Musumeci


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