Diario di bordo
Grazia Musumeci. Il terremoto umano distrugge a distanza
27 Maggio 2012
 

Il 29 ottobre 2002, nella mia città (Acireale, provincia di Catania) un forte terremoto distrusse buona parte delle case di contrada San Giovanni Bosco. Non morì nessuno, fortunatamente, ma molte persone persero la casa. Quasi nessuno, in Italia, seppe mai questa notizia perché solo tre giorni più tardi il terremoto in Molise e il crollo della scuola di San Giuliano (25 bambini morti) colpì il cuore della nazione e tutti piansero e pregarono e… pagarono per quei bambini.

La pena per la morte di un bambino è grande sempre, ma i danni di un terremoto non si calcolano in base ai morti. In Molise morirono 25 bambini, ma crollò una sola costruzione. Ad Acireale non morì nessuno ma cento famiglie rimasero senza casa. Anche se il mito razzista di molti partiti vuole che noi meridionali siamo pigri e vittimisti, ad Acireale la gente si diede da fare da sola… lontano dai riflettori nazionali, lontano dagli “aiuti umanitari” che non arrivarono mai. Eppure, a dieci anni da quel terremoto, aspettiamo ancora la fine della ricostruzione. Perché?

Perché il terremoto distrugge a distanza, amici dell’Emilia Romagna, ma non perché è una calamità naturale… piuttosto perché l’azione dell’uomo e la lentezza di uno stato incompetente distrugge speranze e previsioni. Noi siciliani siamo stati subito pronti alla ricostruzione, ma i mille iter burocratici, i divieti, i fondi che sparivano misteriosamente nelle eterne carte degli uffici statali e regionali hanno impedito a molte persone di rifarsi una casa e una vita. Conosco personalmente un muratore che avrebbe volentieri dato tutta la sua opera per rimettere in piedi le case lesionate dei suoi vicini… anche gratis! …ma le leggi glielo hanno impedito: lei ha autorizzazioni? ha una cooperativa? ha un’azienda? No, aveva solo tanta voglia di fare e di aiutare… ma gli è stato impedito.

Abbiamo provato a rimetterci in pista, così come voi fate con la vendita del vostro parmigiano “terremotato” on line, vendendo i nostri prodotti per cercare di tirare su fondi per aiutarci con le nostre forze… ma i “grandi” della televisione (ricordo Maurizio Costanzo su tutti) invece invitavano la nazione a boicottare i pomodori Pachino e le arance di Sicilia perché “dietro c’era la mafia”. Perché qualunque cosa venga dal sud nasce “bollata” in partenza, anche se non è vero, anche se dietro c’è solo un contadino padre di famiglia che tenta di rifarsi la casa da solo.

Il terremoto distrugge a distanza perché si scontra e si blocca contro la burocrazia e la stupidità umana. Guardate l’Aquila, a cui venne impedito di risollevarsi con i soldati armati (ripeto… armati) che impedirono alla gente di andare anche solo a vedere i danni nelle case, perché non si doveva sapere che il governo non aveva fatto nulla per quelle case. Il governo non alza un dito ma impedisce ai cittadini che vogliono alzarlo, quel dito, di fare. In fondo, le calamità servono come base elettorale. Se Acireale, o l’Aquila, fossero state ricostruite subito come avrebbero potuto blaterare le loro promesse elettorali e raccogliere consensi, ogni anno?

Oggi, dopo dieci anni, il governo ha deciso di tassare gli abitanti di Acireale sui contributi di solidarietà che nel 2002 permisero alle persone di ricevere le tendopoli in cui vivere in attesa di andare in affitto da qualche parte. Il governo tassa anche gli aiuti solidali. Ad anni e anni di distanza. Quindi state molto attenti, amici dell’Emilia Romagna… perché il terremoto che vi ha colpiti fisicamente dalla terra è nulla rispetto a quello che può colpirvi tramite gli esseri umani che vi governano. Il crollo delle speranze. Non mollate, su questo punto, siate duri, decisi, “cattivi”… non permettetegli di usarvi come base di promesse elettorali eterne, andate a riprendervi ciò che è vostro prima che, tra quindici anni, qualcuno pensi bene di tassarvi sui supporti metallici che magari avrete messo nelle aziende per rimettere in piedi gli scaffali del Grana lesionati dal sisma.

 

Grazia Musumeci


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