Papa ad Arezzo. I regali delle istituzioni toscane alla Chiesa
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L'arcivescovo di Arezzo, Riccardo Fontana, con Benedetto XVI 
04 Maggio 2012
 

Per il vescovo di Arezzo è un regalo, per la Regione una opportunità per far conoscere la terra toscana nel mondo. La visita del Pontefice del prossimo 13 maggio nell’aretino viene quindi rivendicata dalla Regione Toscana che motiva come un investimento i 120 mila euro chiesti dalla Diocesi di Arezzo e stanziati dall’istituzione regionale. Simile la risposta del Comune di Arezzo per motivare i 90 mila euro, di quello di Sansepolcro per i 30 mila e della Provincia di cui ancora non è nota la cifra nonostante manchino pochi giorni.

Ma certo la Regione Toscana non è nuova a queste iniziative di “collaborazione” economica alle “sollecitazioni” che vengono dalla Chiesa Cattolica. Questi “regali” si chiamano Intese, piccoli concordati a livello locale, per la casa o per l’assistenza sanitaria, per la ristrutturazione di chiese o altro. E così si rivendica la politica per la casa e l’intesa del 2007: la Chiesa ci mette la proprietà immobiliare, la Regione paga la ristrutturazione o la costruzione e l’affitto -calmierato- va alla Diocesi. E come scordarsi il ruolo di apripista della nostra regione nel 2000 per le Intese con le varie Conferenze Episcopali regionali per l’assunzione con contratti a tempo indeterminato di infermieri che in realtà sono suore e preti scelti dalla diocesi per fornire assistenza religiosa, cattolica, e non sanitaria ai malati negli ospedali? Ben 77 assunti il cui costo ammonta alla cifra di 2 milioni e 150 mila euro l’anno, in Toscana. E per sapere questa cifra abbiamo impiegato anni, interrogazioni parlamentari e regionali…

Lo stravolgimento del concetto di beneficenza: le istituzioni pubbliche fanno beneficenza, invece che politiche sociali, dando i soldi alla Chiesa che poi li distribuisce ai propri fedeli.

 

Donatella Poretti


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