Diario di bordo
Martina Simonini. Chissą? Dalla fretta, come dal ritardo, forse ci salva la poesia
15 Aprile 2012
 

Nell’articolo del mese scorso ho parlato, tra l’altro, di treni ad alta velocità che sembrano utili come un transatlantico sulla cima di una montagna e di come qualcuno si stupisca che l’idea non piaccia.

 

Il 26 marzo è stata la giornata mondiale della lentezza. Dalla rete scopro che lo scopo sarebbe quello di contrastare i ritmi sempre più frenetici e riflettere sulla nocività di uno stile di vita sempre più improntato alla velocità.

A questa frenesia, che tanto sarebbe piaciuta ai futuristi, fa da contraltare la lentezza esasperante di molti aspetti della vita quotidiana: la corrispondenza recapitata quando non ha più senso riceverla, i treni dei pendolari che viaggiano con i ritardi da diligenze dei film western, processi celebrati quando gli imputati sono passati a miglior vita, esami ospedalieri fissati dopo l’aggravarsi dei sintomi che li avevano motivati, infrastrutture realizzate quando ormai si rilevano inadeguate rispetto alle esigenze…”

È legittimo pensare che a volte si tratterebbe solo di applicare un po’ di buon senso e le cose andrebbero meglio. Ma il buon senso è ormai merce rara e occorrerebbe una riforma che lo favorisca… una lotta al menefreghismo e pressappochismo, una riforma contro la stupidità…

Per quanto si corra tutti, c’è gente che è sempre in ritardo ed anzi è ormai radicato il malvezzo che se si ha un appuntamento per una riunione poniamo alle 8, è legittimo e tollerato un ritardo di 15 minuti… lo chiamano quarto d’ora accademico… Detesto quelli che arrivano puntualmente in ritardo… A quando la giornata della Puntualità?

 

Alla accelerazione dei trasporti sui tragitti lunghi e della comunicazione in rete, non corrisponde una velocità reale del Paese. Ma anche le gestione del tempo mi sembra diventata complicata. Abbiamo più tempo libero di quanto non ne avessero le generazioni precedenti ma usciamo meno di casa e passiamo parte del nostro tempo in quegli strani spazi virtuali che sono i social network.

Ci piacciono le letture brevi: le vendite dei libri di più di 300 pagine sono negli anni sensibilmente calate… eppure ho scoperto recentemente che le poesie moderne si sono allungate, sono diventate perlopiù poemi e sono perlopiù gridi di dolore, di denuncia, di sensibilità civile ed ambientale… forse sarà un poeta che ci salverà!

 

Martina Simonini

(da 'l Gazetin, aprile 2012)


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