Oblò cubano
A Cuba si parla ancora di riforma migratoria
14 Aprile 2012
 

Ricardo Alarcón: “Sarà profonda e radicale!”

Yoani Sánchez: “Speriamo che non contenga i soliti filtri ideologici”

 

 

«Nei prossimi mesi il governo metterà in moto una riforma migratoria radicale e profonda, volta a eliminare le restrizioni per recarsi all’estero che per decenni hanno riguardato i cubani», ha annunciato il Presidente dell’Assemblea Nazionale, Ricardo Alarcón (foto), nel corso di un’intervista a Rebelión, periodico digitale di estrema sinistra, senza fornire dettagli su modi e tempi in cui verranno tolte le limitazioni per viaggiare all’estero.

Alarcón ha affermato che «la questione migratoria è stata sempre usata come un’arma destabilizzante contro Cuba e come un elemento di distorsione della realtà cubana».

Le restrizioni alla libertà di movimento esistono da oltre mezzo secolo, ma ogni anno migliaia di cubani emigrano illegalmente o ricorrendo a sotterfugi (matrimoni di comodo, carte di invito fittizie, ricongiungimenti familiari), ma quel che è peggio spesso rischiano la vita ricorrendo a viaggi della speranza a bordo di zattere. Per poter viaggiare legalmente all’estero i cubani devono ottenere un permesso di uscita (concesso in maniera del tutto discrezionale), che costa 150 dollari e viene rilasciato per 30 giorni, prorogabili sino a un massimo di 10 volte, scaduto il quale devono rientrare in patria, pena la perdita del diritto a risiedere nel loro paese. A parte chi emigra in maniera illegale, c’è da dire che ogni anno oltre 30.000 cubani emigra legalmente.

Alarcón ha aggiunto: «Certe restrizioni esistono per proteggere il nostro capitale umano. La formazione di medici, tecnici, professori… costa molto cara allo Stato cubano e gli Stati Uniti fanno di tutto per privarci di queste ricchezze umane».

Alarcón ha detto che la riforma favorirà anche i cubani emigrati - che necessitano di un permesso di ingresso -, perché a suo parere «non hanno più lo stesso profilo di quando abbandonarono la patria durante i primi anni della rivoluzione». Secondo Alarcón «le cose sono cambiate molto. Circa mezzo milione di cubani emigrati tornano nel loro paese di origine ogni anno. La maggior parte dei cubani emigrati ha un rapporto normale con la patria di origine».

Yoani Sánchez ha diffuso la notizia su Twitter: «Si parla da tempo di una riforma migratoria, ma quel che mi chiedo è se sarà per tutti o se ci saranno filtri ideologici». Ricordiamo che Yoani è una delle persone più colpite dalle restrizioni in tema di viaggi all’estero, visto che il governo ha sempre bocciato ogni sua richiesta di uscita dal paese per ritirare premi o partecipare a conferenze, senza dare mai una valida motivazione.

La blogger Elaine Díaz ha scritto: «Spero che la riforma migratoria non continui a riprodurre la custodia governativa dei professionisti, altrimenti non cambierà niente. Il miglior modo per proteggere il capitale umano è offrire opportunità ai settori professionali, meno restrizioni e più libertà».

Resta il fatto che da alcuni anni, periodicamente, alti dirigenti cubani tirano in ballo la necessità di procedere a una riforma migratoria, ma di fatto tutto resta come prima. Speriamo che sia la volta buona.

 

Gordiano Lupi


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