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Premi e concorsi/ Poiein. Oggi a Piateda Cerimonia per il X “Premio Turoldo” 
Ieri già si è svolta quella del “Fortini” con serata a Mantagna per la 'recita' di Fiammetta Giugni
31 Marzo 2012
 

Piateda nodo importante della rete letteraria per due giorni consecutivi. Si è infatti tenuta ieri pomeriggio la cerimonia di premiazione della seconda edizione del “Premio Fortini” nella quale si sono classificati: Manuel Cohen (Roma), Arnold de Vos (Trento), 3° parimerito Cesare Oddera (Savona) ed Enrico Di Palma (Torino). Nell'ambito dell'iniziativa è stato altresì presentato il volume di E. Passannanti, S. Bettuzzi, M. Fresa, Tre saggi in onore di Franco Fortini (CFR, 2012) e nella serata vi è stato un seguito a Montagna in Valtellina (Chiesa di S. Giorgio) con la recita di Fiammetta Giugni di testi tratti dalla sua nuova pubblicazione Carmina flammulae (CFR, 2012).

 

Oggi si prosegue con la decima edizione del “Premio Turoldo”, che è stata vinta da Maria Pia Quintavalla, al secondo posto Stefano Guglielmin e al terzo posto Roberto Cogo. Matteo Bianchi è vincitore della sezione “under 25”.

Ecco il programma:

 

Premio Turoldo - X edizione

Sabato 31 marzo, ore 15:00

Mediateca del Municipio di Piateda (So)

 

Consuntivo della X edizione del Premio Turoldo

Letture Turoldiane e da Abramo Levi

 

Coffee Break

 

Presentazione dei vincitori, letture delle opere vincitrici e premiazione

Interventi dal pubblico

 

Interverranno:

Manuel Cohen, Matteo Bianchi, Fiammetta Giugni, Gianmario Lucini

 

 

L'iniziativa è dell'Associazione Poiein

con il patrocinio del Comune di Piateda

 

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Sulla poesia di Matteo Bianchi

Quella di Matteo Bianchi è poesia della nostalgia coniugata alla tensione di dare volto e parola al silenzio assordante del vivere «ruota tutto intorno al cuore/ anche l'ansia di capirsi/ e il malumore della giornata».

La mancanza si misura nella “assenza” che termina nella notte e non intesserà sogni; sembrano pietrificati consolazione e conforto di una rischiarante luce «Non si è visto lo spasmo». Il mozzicone di sigaretta spenta a terra, vicino alla radice di una pianta connota nel gesto, un agito di vita e morte. La forza abbagliante del fuoco coesiste con la distruzione della “radice” paradigma di nascita. «Mi ripeto, però sia solo fumo/ e si possa sbuffare via/ non fosse per lo sconforto che scalcia/ Nostalgia».

Di questo vuoto si intridono persino gli oggetti che odorano di muffa, umidore, lacrime, uniche a sostenere le piante della cappella dove la preghiera urlata risuona nel grido di Matteo Bianchi «A chi servono i poeti?». Un'ipotesi perseguìta e di difficile “varco” è l'uscire dal “sé” dal dentro di uno specchio catturante e statico per una dimensione “altra”, più cosmica, più di confronto, più libera «tirerò il fiato/ in quella ariosa/ sollevato/ senza riflesso/ libero da me stesso/». Attraversa le poesie anche una sensibile percezione di religiosità che, pur terrena, canta la crocifissione della farfalla come in un'universale Via Crucis. «lo scheletro delle farfalle/ la forma essenziale che traspare/ contro il vetro, è una croce/».

Il fiore, quello di cui il poeta scrive nella quarta lirica è forse la poesia che anche all'oscuro potrà nascere? Le diverse connotazioni che il verso sempre offre al lettore aprono a questo sguardo su un mondo dove lo sbocciare, se è un forte sentire, «dal grembo di un sasso/ sboccia ugualmente/ la terra è prova d'amore/ In bilico sempre,/però,sullo stelo/», è parola e non deve correre il rischio di smarrirsi. In Matteo Bianchi essa trova l'umiltà anche del “non dirsi” per aspettare ed aspettarsi nella semina di Settembre. (Patrizia Garofalo, nota scritta a commento delle poesie presentate per la X edizione del “Premio Turoldo”)


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