Oblò cubano
Il Papa a Cuba tra ipocrisia e repressione
28 Marzo 2012
 

Oswaldo Payá: “Chi tace è complice del regime!”

Yoani Sánchez: “Un coraggioso ha gridato per tutti abbasso il comunismo!”

 

 

Yoani Sánchez sta digitando messaggi su Twitter per seguire dal basso la visita del Papa. Racconta che molte persone sono state allontanate da Piazza della Rivoluzione e quanti arresti ci sono stati per impedire la partecipazione dei dissidenti alla messa che il Papa terrà all’Avana. Benedetto XVI ha fatto una visita di cortesia a Raúl Castro, ha visitato la nunziatura e forse incontrerà Fidel (ma non è certo), mentre di sicuro non vedrà Hugo Chávez, che ha detto di non voler interferire con la visita del Santo Padre. Yoani riferisce di sei arresti in provincia di Matanzas e di un grande nervosismo della polizia politica nelle zone dove transiterà il Papa. La messa di Santiago de Cuba ha visto un protagonista coraggioso che ha gridato: “Abbasso il comunismo!” ed è stato subito arrestato. Non sappiamo ancora il suo nome ma su Internet gira il filmato.

Oswaldo Payá ha diffuso un comunicato stampa dove afferma che “il silenzio alimenta l’impunità del regime”. Riportiamo il suo pensiero, come sempre lucido ed esauriente.

«Non si devono accettare in silenzio tanti maltrattamenti da parte del regime, tanti abusi e detenzioni contro chi difende pacificamente i diritti umani. Mentre Raúl Castro saluta per la seconda volta il Papa durante la messa, le sue bande repressive assaltano centinaia di dissidenti e li incarcerano per tutta Cuba, perché non possano vedere il Papa neppure da lontano. Non hanno nessuna importanza le parole che si dicono, perché non è possibile dare un’immagine di armonia in una situazione come questa. Si stanno alimentando la paura, la simulazione, l’impunità e l’arroganza di un governo repressivo, non certo la pace, la giustizia e la riconciliazione. Tutti siamo responsabili e tutti non dobbiamo tacere: il governo che reprime, il popolo che teme e non parla e la Chiesa che è parte del popolo e pure lei tace».

Il quadro è esatto. La giunta militare isola i dissidenti perché non vedano il Papa. Numerose detenzioni, confinamenti e minacce a dissidenti per evitare che assistano alla messa che celebrerà il Santo Padre. Hanno tagliato anche i telefoni di molti oppositori e incrementato la vigilanza presso le loro case.

Nel frattempo il cardinale Jaime Ortega parla come uno della famiglia Castro, magnifica i miglioramenti economici della nuova Cuba, le piccole imprese che stanno nascendo e persino il cambio di potere per linea dinastica, spacciandolo per avvicendamento democratico. Non c’è molto da sperare nella gerarchia ecclesiastica, ma per fortuna ci sono i preti coraggio. Da Santiago de Cuba si ode la voce di Padre Conrado: «Il Papa affronti il problema dei diritti umani!»

 

Gordiano Lupi


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