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Alberto Figliolia. Il nuovo spettacolo de I Legnanesi
31 Dicembre 2011
 

Siamo nati per patire... e patiamo. Sem nasü par patì… e patém. Come suona vero in tempi di crisi, congiuntura e recessione! Detto dai Legnanesi però fa ridere. Così ribaltiamo in risata catartica il pianto quotidiano che ci riservano l'economia drogata e la politica inconsapevole dei problemi che affliggono la gente e il paese reale. L'ultimo spettacolo dei Legnanesi, Sem nasü par patì… e patém”, è di una forza prorompente, esilarante oltre ogni dire nel copione e oltre copione, nelle scene previste come nelle improvvisazioni. Dura quasi tre ore, ma non ti stanchi mai con la Teresa e il Giovanni, con la Mabilia e tutta la corte di personaggi che si susseguono, intervallati da balletti e canzoni come nella miglior tradizione della rivista italiana, in una formula ormai consolidata e sempre originale.

Lo schema della commedia non è complicato, ma le situazioni sono trattate con tale bravura e maestria, con tale arte e vis comica, da inchiodarti alla poltrona con la mascella che si sloga dal gran ridere. Poi le frecciate al presente e alla contemporaneità divagando, non mancano. E soprattutto, come detto, si ride a crepapelle e in maniera sana. Anche se alla base vi sono le angustie economiche a scatenare l'ilarità. Autentico e spontaneo teatro popolare, che sa essere corrosivo e centrato, talvolta, più di mille dotte analisi sociologiche.

I Legnanesi, condotti dai superlativi Antonio Provasio (Teresa), anche regista, Enrico Dalceri (Mabilia) e Luigi Campisi (Giovanni), dopo il debutto del 29 dicembre, saranno in scena con la loro ultima fatica al Teatro Smeraldo sino al 12 febbraio 2012 (da mercoledì a sabato, ore 20:45, e domenica, ore 16). Sono così formidabili da far ridere anche chi non capisce il dialetto (difatti si esibiscono e sono noti anche all'estero). La comicità, la presa e l'irruenza del loro “italiandialetto”, mix fra il lombardo genuino e la lingua nazionale imbevuta d'invenzioni estemporanee, non ha eguali. Dopo oltre sessant'anni un successo popolare che si perpetua con merito: si calcola che a vederli ci vadano 160mila persone l'anno.

«Il mondo dei Legnanesi è il cortile, un elemento che ha caratterizzato la vita dell’Italia non solo in Lombardia: il regno delle donne, dei ragazzi, degli amori e dei litigi, delle invidie, dei problemi di tutti i giorni, dove però in fin dei conti, tutti vivevano in armonia e serenità».

Spieghiamo ai più giovani perché sono solo maschi a recitare, anche nei ruoli femminili: nati quasi per scherzo all'oratorio di Legnarello da un'idea di Felice Musazzi, si trovarono costretti, stante una disposizione cardinalizia atta a impedire le rappresentazioni promiscue, a dover esibirsi en travesti. Il che, indubbiamente, accresce l'effetto esilarante.

La trama in sintesi: «Dopo una notte di bagordi la Mabilia, neoeletta miss Legnano, arriva all'alba nel cortile e regala a Teresa un risveglio traumatico: il business di famiglia – l'apertura nel cortile di un parcheggio per biciclette per cui attendevano autorizzazione dal Comune dal lontano 1962 – stenta a decollare. Arriva Natale e per i pover crist rinasce la speranza di una vita più agiata. Il Giovanni arriva a casa con la gratifica natalizia che assicura alla famiglia Colombo benessere e un momento di spensieratezza sottolineato da un esilarante striptease di Teresa in stile “Matrimonio all’italiana”. Purtroppo però i soldi finiscono subito e con essi anche la serenità: ai pover crist non resta che sognare i Mari del Sud, i corsari e i pirati, dobloni d'oro e ricchi bottini per un finale del primo tempo sulle ali della fantasia tra le onde dei Mari del Sud. Il sogno della Teresa però non si ferma qui: la vedovanza per lei è un traguardo quasi irraggiungibile ed eccola a pregare sulla tomba del forse, magari chissà... defunto Giovanni Colombo. Ma ecco che riappare il Giovanni insieme alla figlia Mabilia per un gran finale in allegria. Alla Teresa non resta che dire: Num por puarit sem nasü in quel momentu che ul signor l'ha creà tuti gli accidenti, dulur da ventar, da denci e da co', buleta croniga e pesc ancamò, la nostra fortuna a l'è questa al sem... Sem nasü par patì… e patém».

Nelle ultime stagioni altri personaggi hanno assunto un ruolo fisso nell'ambito della Compagnia e nello svolgimento delle commedie, come la cugina Pineta (Alberto Destrieri), Don Pietro (Danilo Parini), le donne del cortile fra cui la Carmela, la Mistica, la Rosetta, la Duina, la Paolina.

«Ringhiere che si snodano sui ballatoi, scale consunte dal saliscendi di generazioni e generazioni, ogni porta una stanza, spesso l'unica: il vicino è così vicino che vive con te. Il cortile è il regno dei pover crist sopravvissuti alle guerre, alle carestie, alle immigrazioni, alle industrie. Ma il cortile è anche lo spazio vuoto, è la camera più grande dove si vivono stagioni intere, anni, generazioni, secoli, nascite, amori e tradimenti, gioie e angosce, nozze e funerali, sorrisi e miracoli. Fuori dal cortile, il muro di cinta di uno stabilimento, un muro di mattoni rossi, ancora muri e case, un condominio di sei piani che già chiamano il grattacielo: niente più litigi banali, le lenzuola stese sul filo, le pozzanghere, la ruggine dei corrimano. Ma noi abbiamo resistito, la ringhiera ci corre nell'anima. Riflettori, prego: è di scena il cortile lombardo». Quale miglior chiusa?

 

Alberto Figliolia

 

 

Teatro Smeraldo, piazza XXV Aprile 10, Milano.

Sem nasü par patì… e patém”, I Legnanesi.

Sino al 12 febbraio 2012.

Info: tel. 02 29006767 - fax 02 29017270

www.teatrosmeraldo.it


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