Diario di bordo
Pensioni? Va bene, ma... 
Postilla sul “decreto salva Italia”
(foto Alfredo Mazzoni)
(foto Alfredo Mazzoni) 
10 Dicembre 2011
 

Fermare l'indicizzazione delle pensioni. Più precisamente bloccare (temporaneamente, per due anni) l'adeguamento (parziale, perché il recupero è come noto pari al 75% dell'aumento -Istat, ché quello reale è spesso altra cosa- del 'costo della vita'). Fatto salvo il limite di salvaguardia per le pensioni più basse, è quanto contenuto nel “decreto salva Italia” in discussione al Parlamento, nel momento in cui scriviamo, per la conversione in legge. Si tratta di un “messaggio lanciato al Paese”: rincorrere l'inflazione significa anche alimentarla, in una spirale perversa che già abbiamo conosciuto, e non per caso altrove la crescita dei redditi è strettamente connessa alla crescita effettiva dell'economia. Giusto.

La misura “di rigore” fa il paio con la decisione, questa più “strutturale”, del passaggio al contributivo per tutti dal 1° gennaio 2012. E allora il “messaggio”, per risultare immediatamente comprensibile e più efficace, doveva/dovrebbe essere completato con un ribasso, anche simbolico (1 punto, mezzo punto...), dell'aliquota IRPEF sulle pensioni. Ribasso da ulteriormente, e proporzionalmente, incrementare in caso di proroga (che ci sarà, dopo i due anni, date retta a me) della misura temporanea. I contributi previdenziali, che a questo punto divengono veri e propri accantonamenti, risultano infatti già tassati al momento della percezione del reddito da lavoro (e così nel momento in cui producessero rendite finanziarie), e non per caso altrove le pensioni non vengono tassate. Non sarebbe giusto? (Enea Sansi, p. 'l Gazetin, dicembre 2011)


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