Diario di bordo
Alberto Figliolia. La chiamano manovra 
Una riflessione sul “decreto salva Italia”
06 Dicembre 2011
 

Finché morte non vi separi.

Così potrebbe definirsi il capitolo “pensioni” nella manovra dolorosamente piovutaci sul capo. Sbigottito e impaurito lo sguardo dell'opinione pubblica.

Da Tremonti a Monti per la gente, per il popolo che lavora e prova a mandare avanti questa sgangherata nazione, le cose non sono affatto migliorate.

Finché morte non vi separi. Non basteranno neanche più 40 anni di contributi per andare in pensione. Ce ne vorranno 41, 42, 43... o 66 anni per gli uomini, forse di più. Una condizione di servitù perenne. Perché non vi sarà più scelta, nemmeno con un gioco d'incentivi e disincentivi (una soluzione che sarebbe stata auspicabile). La scure è calata con violenza inesorabile su aspettative, fatiche che s'aspettavano il giusto premio, speranze.

Rimanere al lavoro in forza di costrizione, oltre ogni limite accettabile – di servizio o anagrafico –, questa una delle soluzioni del campionario svisceratoci dal presente governo, di certo molto più serioso e molto meno chiassoso di quello che l'ha preceduto (colpevole, quest'ultimo, d'inerzia e protagonismo in malafede), ma che nulla sta risparmiando alla comunità.

Una trappola per topi.

Un sacrificio plurimo e pesantissimo dal punto di vista fisico e psicologico, economico e morale, con scarsissime tracce di equità. Un panorama di discrasie infinite, paragonandosi al passato, si spalanca agli occhi di coloro che non potranno più abbandonare i luoghi di lavoro. Un inarrestabile invecchiamento anagrafico colpirà fabbriche e uffici mentre i giovani rischieranno di rimanere a spasso. Fabbriche o uffici che non sono, per lo più, siti arcadici o idilliaci (abbiamo qualche morto sul lavoro e malattie professionali e arretratezza rispetto alla questione del mobbing, del burnout et similia). E non ci sono distinguo nei posti della produzione, nel senso che i carichi di lavoro non sono certo tarati in relazione alle varie età dell'uomo. La mappa dei lavori usuranti e logoranti andrebbe peraltro assolutamente rivista e ampliata. Né è modulata alcuna priorità esistenziale. Davvero il lavoro rischia di apparire come un castigo. Che sia autentica la storia della maledizione biblica?

Una mazzata pesantissima. Un rospo proprio difficile da digerire. E le cosiddette “parti sociali”, alias i sindacati, ovviamente tenuti in disparte, che diranno, che faranno?

Si sventola l'idea del risparmio. Peccato che nel frattempo ci si dedichi allo shopping di aerei da guerra: per la precisione 131 cacciabombardieri F35, valore totale, euro più euro meno, 15 miliardi. Si vocifera anche di altri 10 miliardi per alcune decine di Eurofighter Typhoon. Complimenti! Responsabilità negativa assunta, a dire il vero, da tanti prima, non sarà solo colpa degli attuali governanti. Padre Zanotelli dice che in Italia ogni ora si spendono in armi 3 milioni di euro. Rifletterci sopra.

La sensazione è come se si dovesse lavorare di più e peggio pagati per poter permetterci di allestire scintillanti parate militari e godere di belle acrobazie celesti. Ma, per la miseria!, che se ne fa l'Italia, che costituzionalmente dovrebbe ripudiare la guerra, di 131 caccia F35? O da chi ci dovremmo difendere? Dai disgraziati che attraversano il Mediterraneo (capita pure che vi anneghino)? Il servizio civile nel frattempo langue.

Le lacrime della Fornero saranno state sincere, ma pensate a quelle che stanno versando e verseranno i lavoratori cui non basteranno più nemmeno 40, dicansi 40, anni di contributi per godere di un meritato collocamento a riposo, dopo avere dato. E dato non poco.

(Oggi l'umanità comune, vale a dire quella dei non privilegiati, quella che non è casta, pare avere come componente maggioritaria: occupati sfruttati, sottoccupati, precari(zzati), disoccupati, gente che non studia né cerca lavoro né fa più alcunché.)

Il welfare, inoltre, è sostanzialmente saltato.

Intanto l'ineffabile dio mercato se la ride: lo spread cala e gli speculatori ghignano. Ma poi da chi è stata innescata la crisi mondiale? La finanza, questo universo così virtuale, cinico e drogato, è il maggiore indiziato. Perché invece è il mondo del lavoro a pagare? Ah già... le perdite si socializzano, i profitti vanno ai soliti ignoti/noti squali dell'economia.

Chissà, da parte delle famiglie normali, quelle senza benefit della politica o da boiardi di stato, come si troveranno i soldi per andare avanti?

Detto della mannaia che ha decapitato l'idea stessa della previdenza, ci basti citare... ICI prima casa (Veni Vidi Ici) (un piccolo salasso per redditi medio-bassi) e rendite catastali rivalutate, addizionali regionali, incremento dell'IVA. E sanità e trasporti? Irpef invariata (anche per i grandi redditi), praticamente nessuna patrimoniale, eccetto la supertassa su yacht, aerei privati, elicotteri, auto over 170 KW. E i costi della politica? Certi insopportabili lussi dei nostri rappresentanti in Parlamento?

La scuola sarà sempre in grande sofferenza.

Non c'è stato coraggio, ma, come ha detto qualcuno, “audacia nei confronti dei poveri e timidezza verso gli altri”. I dipendenti, fra cui quelli pubblici hanno il contratto bloccato da anni e per anni, faranno la parte del leone: da sacrificare nell'arena.

Persino i vescovi (non vi è traccia di ICI per il Vaticano) hanno detto che si attendevano qualcosa di più equo. L'equità, come la verità, è da cercare con il lanternino.

In conclusione, auguri a tutti voi che andrete a lavorare tutti tremanti, con il bastone o accompagnati dalla badante.

 

Alberto Figliolia

 

 

P.S. A proposito, i mass media, soprattutto quelli televisivi, hanno accuratamente evitato le strade e d'intervistare la gente. Vista anche gran parte della stampa muta e allineata.


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