Lisistrata
Lidia Menapace. Governo Monti: non c'è nulla da esultare
14 Novembre 2011
 

La vicenda che ha portato al governo Monti è oscura e inquietante: non lasciamoci prendere dall'euforia, perché Berlusconi ha dovuto andarsene: chi lo ha abbattuto sono “i mercati”, questo fantasma inventato non si sa da chi, in verità è l'Europa capitalistica e di destra alla quale Berlusconi non dava più sufficiente garanzia di esecuzione dei vari Diktat; adesso l'ultima grave anomalia sarebbe sanata: il governo greco è presieduto da un ex dirigente della BCE e quello italiano da uno che è rettore della Bocconi, insigne rappresentante del pensiero economico liberista. Se la vicenda è guardata con gli occhi di Marx, non ci sono misteri: il governo è il gabinetto d'affari della borghesia, che quando annusa pericoli spazza via il velo politico e gestisce direttamente il potere: l'analisi è da manuale. L'esecuzione è stata esemplare: l'allineamento di tv e giornali immediato, persino le trasmissioni di intrattenimento si sono prodigate, cito tutte e tre le reti Rai che hanno allestito cori di sostegno senza vergogna. Persino un filino più a sinistra come Repubblica è pericoloso: dilaga il Corriere, è a casa sua.

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Perché? credo perché in verità, se Berlusconi non ha potuto reggere con le sue bugie e i giochini epistolari, è vero però che nessuno del suo governo e nessuno dell'opposizione parlamentare sarebbe stato capace di sobbarcarsi il peso di manovre impopolari, mangiandosi così il consenso elettorale: si potrà sempre dire che il governo tecnico risponde al “mercato” e pagherà lui, che tanto non si presenta alle elezioni. Così il sistema politico non si brucia nemmeno un'unghia e aspetta.

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Si tratta di uno dei peggiori episodi di vigliaccheria politica mai visti.

Tutto ciò è avvenuto violando regole e procedure addirittura su pressione del presidente della Repubblica: ormai l'Italia è una repubblica presidenziale: niente vale più come prima, dato che la massima magistratura di garanzia si è trasformata nella massima magistratura dell'esecutivo.

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Credo ci aspettino tempi oscuri e pericolosi, dato che sta accuratamente in ombra una qualsiasi analisi reale della situazione: ancora non si dice che in crisi è il capitalismo e non si appronta il minimo avvio di alternativa: che Pdl e Pd abbiano come fondamento la stessa cultura è di una evidenza solare ed essi insieme occupano così tanto spazio istituzionale che non ne avanza per nessuno. La costruzione di una alternativa è lontana e difficile eppure necessaria.

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Ripeto che non è il caso di stare a gingillarsi con la soddisfazione per la sconfitta personale di Berlusconi e nemmeno di fare manifestazioni per questo, cerchiamo almeno di recuperare un po' di decenza nei comportamenti e di non essere troppo vili nell'infierire su chi casca, dato che non siamo nemmeno stati noi a farlo cadere.

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La cosa davvero importante è di dedicarsi a costruire l'alternativa culturale, senza la quale di fatto condividi i fondamenti di analisi vigenti e si vede quale resistenza (non) oppongano alla crisi, e quale orizzonte di superamento (non) indichino.

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Prendiamo le distanze dal capitalismo e dalla borghesia patriarcale e cerchiamo di non perdere contatto con la classe e il genere: la ricostruzione, per certi versi è più difficile che nel dopoguerra, più incerta inquinata e scomposta.

Tuttavia le idee ci sarebbero: difficile è trovare le gambe su cui possano camminare.

 

Lidia Menapace


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