Diario di bordo
Marco Pannella. A Napolitano dico: Amnistia unico traino possibile degli altri provvedimenti importantissimi, da anni in attesa
11 Ottobre 2011
 

Il Presidente Napolitano, oggi – ne dobbiamo prendere atto – sta andando a reti unificate su tutti quanti i telegiornali, ed è giusto! Anche se, devo pure dire: quando lui venne il 28 luglio al convegno “Giustizia! In nome della Legge e del Popolo sovrano”, quando lui disse delle parole inequivoche, su quelle proprio nulla! Le reti restarono unificate per censurarlo nelle parti più importanti! Noi il 14 agosto assieme ad altri 20.000mila – fra cui soprattutto il volontariato, i Direttori delle carceri ecc. – abbiamo fatto uno sciopero totale della fame e della sete per un giorno, per sottolineare le proposizioni del Presidente della Repubblica: la «prepotente urgenza» della soluzione del problema della giustizia e delle carceri. Era perché quello andava fatto sapere, e che riuscimmo a recuperare.

Poi cos’è accaduto? E anche questa è la complessità che va riconosciuta alle varie storie: quando il Presidente della Repubblica si è trovato ad avere il Governo che c’è, la Repubblica che c’è, con il rischio del default anche italiano dopo quello greco – evidentemente, e in modo ufficiale – è intervenuto su tutto questo, che è materia di Governo, no? Ma ha dato un apporto secondo una tradizione che è quella dei suoi predecessori, ed è stata sicuramente preziosa; perché le sue competenze in termini economici, e anche non solamente italiani, sono certe. Lo ha fatto. Per 15/20 giorni ha sorvegliato il povero Berlusconi o il “grande” Tremonti, cercando di inserire qualche elemento di maggiore efficacia, nel difendere l’immagine e la realtà italiana.

Nel frattempo l’unica cosa sulla quale lui è intervenuto è stato quando, nel corso della sua visita all’istituto minorile di Nitida a Napoli, ha detto che «non si deve affidare solo all’amnistia la soluzione o almeno l’alleggerimento del problema di queste carceri che sono troppo affollate», perché «affinché ci sia una amnistia ci deve essere certamente un accordo tra le forze politiche che sono in Parlamento e allo stato attuale mi pare che ci sia più disaccordo che accordo», ed è una giusta osservazione, perché ci vogliono i due terzi in Parlamento…

Qui sorge un problema, certamente maggiore, per il Presidente della Repubblica, Garante della Costituzione, del diritto e dei diritti.

Noi abbiamo fornito, ma a chi ha voluto studiarla, la dimostrazione che negli ultimi tre mesi – cioè da quando le massime autorità garanti dello Stato (il Presidente della Repubblica, il Presidente del Senato, il Primo Presidente della Corte di Cassazione...) indicavano come priorità assoluta, urgenza prepotente, quella del problema giustizia/carceri – viene fuori che in questi tre mesi, sulle notizie riguardo la giustizia, il carcere, le iniziative e le prese di posizione delle massime autorità dello Stato (oltre che nostre e della comunità penitenziaria) gli italiani hanno avuto meno possibilità di ascolti, cifrati, che su Avetrana o Melania Rea. Questa realtà è documentata, la si contesti, la si denunci. Invece, silenzio assoluto.

Abbiamo dunque fornito questa documentazione al Presidente della Repubblica.

Se c’è un problema di massima urgenza per lo stato è questo! Perché il Presidente della Repubblica è il supremo garante della legalità, non è costituzionalmente “arbitro” politico di nulla! Le sue funzioni sono queste; queste negate al popolo, per il quale sono un diritto, diritti.

Se in questi tre mesi è stato dato più spazio alla cronaca nera, a puntate quotidiane, che a quello che i garanti (perfino il Presidente dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, Corrado Calabrò!) hanno denunciato; se il paese non è minimamente, democraticamente informato su cosa significa l’obiettivo “amnistia” o le altre proposte, vuol dire che il processo democratico è annientato; e magari poi si ritira fuori la questione della “sicurezza”!

Se il Presidente della Repubblica non interviene e, dopo il Ministro Nitto Palma, anche lui ripete che l’amnistia non sarebbe matura, perché i partiti non sarebbero ancora d’accordo – nel momento in cui noi siamo impegnati in questa azione politica, con le cifre che sempre più parlano chiaro – a mio avviso ho il dovere, non solo il pieno diritto, di affermare che ci troviamo di fronte a, quantomeno, un grave errore.

È un errore se lui adesso avalla la tesi e dice l’amnistia “non è ancora matura”, «non si deve affidare solo all’amnistia la soluzione». Ma questo non è mai stato detto, voluto! Noi abbiamo detto che se si riducono ad 1 milione, invece dei 3 e mezzo o (in realtà) dei 5, i processi penali pendenti, diventa una struttura diversa: una Amministrazione della giustizia che ha a che fare con zero arretrati può occuparsi dei reati più gravi, quelli meno numerosi, in modo rapido! È un paese diverso!

Poi è stato dichiarato irrinunciabile far scattare aree di depenalizzazione di uno Stato che è divenuto Stato penale, invece che Stato di Diritto: penalizzando diversità e opposizioni sociali, le povertà; il che è suicida per uno Stato di Diritto! E poi le decarcerizzazioni!

Noi le abbiamo quindi ulteriormente documentato, dimostrato che il popolo italiano non ha potuto nemmeno assistere – non solo partecipare – ad un dibattito sul problema della giustizia, dello Stato sociale, del problema che noi le solleviamo, che è questo: non c’è tempo! Lei mi viene a dire “si devono mettere d’accordo le forze politiche in Parlamento”, no! Lei deve dire “non so cosa si deve fare o chi lo deve fare, dico che questa condizione è contro la Costituzione, della quale io sono il massimo responsabile”!

Presidente, non so davvero più cosa escogitare, ancora una volta, come negli ultimi 50 anni! La escogiteremo e spero ci riusciremo. Noi non abbiamo i mezzi di incaricare quattro giuristi, quattro saggi, italiani o no, che le facciano una relazione sui nostri studi e su queste cose. Lo faccia, Presidente. “Gli ultimi”, quando non c’è democrazia, è il popolo tutto intero!

Presidente, se la sente davvero di non dire, di non ammonire, che occorre ad ogni costo interrompere subito una flagranza criminosa, criminale, con immediati provvedimenti legislativi? Invece che rinviare (come sempre) tutto, e affidarsi alla “maturazione” partitocratica – con procedura assolutamente antidemocratica – delle intese o delle ammucchiate fra i partiti? 

 

Marco Pannella

(da Notizie Radicali, 11 ottobre 2011)


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