Diario di bordo
“Fermare i farisei e i sacerdoti di ogni fanatismo” 
L’intervento della Co-presidente On. Maria Antonietta Farina Coscioni al Congresso della “Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica, in corso a Roma da ieri, 1° ottobre
02 Ottobre 2011
 

(...) Sono davvero tante le cose che sento di dovervi dire, le questioni che vorrei trattare. Temo che non sarò breve… Mi perdonerete… d'altronde, due anni dall’ultimo congresso tenutosi online per un mese e che si è poi concluso in una giornata a Udine, non sono pochi.

Uno spazio temporale che ha visto il tesoriere della Associazione Luca Coscioni eletto alla carica di Consigliere Regionale del Lazio e il segretario, alla carica di Consigliere comunale della città di Milano della Lista Bonino Pannella che aveva Marco Cappato, chi vi parla e Mina Welby come capolista. Potete immaginare cosa voglia dire per un’Associazione essere di fatto per due anni ininterrottamente in campagna elettorale.

Non vi nascondo che non so bene, da che parte cominciare.

Parto da un dato di cronaca. Gli esempi aiutano sempre!

Leggevo venerdì un lungo servizio pubblicato da Repubblica, di Michele Serra - forse anche qualcuno di voi l’avrà visto - “le ultime ore di Bonatti derubato del mio amore”, una lunga conversazione di Rossana Podestà, la compagna dell’alpinista.

È una storia che conoscevo, non nei particolari di quell’articolo, ma nella sua sostanza; la bella storia d’amore di due persone che si conoscono, si innamorano, vivono insieme per anni, e nessuno dei due sente il bisogno di formalizzare questo legame davanti a un sacerdote o a un sindaco.

Fino a quando la scorsa estate Walter Bonatti si ammala, un tumore che non lascia speranza, un’agonia dolorosa di qualche mese, poi qualche giorno fa, la fine. Bonatti è ricoverato in un ospedale qui a Roma, la sua compagna sa che la fine è imminente, vuole condividere gli ultimi istanti con l’uomo che ama e che la ama...

Non lo può fare… glielo impediscono, perché lei formalmente è nessuno.

È la sua compagna, ma non la fanno entrare, Bonatti muore da solo. Quando ho saputo di questa storia ho presentato subito un’interrogazione parlamentare, gli amici e compagni dell’associazione Certi diritti hanno diffuso un comunicato.

Mi aspettavo, data la notorietà sia di Bonatti che di Rossana Podestà, che sarebbe scoppiato un finimondo, che la vicenda avrebbe provocato dibattito, polemiche… Niente, invece.

Rosanna Podestà credo sia una persona molto discreta, pudica. Il suo dolore, il suo sgomento se lo tiene per sé, molto composta. Però nel colloquio con Michele Serra c’è una frase che mi ha colpito: «Se siamo qui a parlare di come Walter se ne è andato, è solo perché vorrei che non capitasse a altri. Vorrei che ci si pensasse prima che accada, e che si sapesse che può accadere».

Può accadere, ed effettivamente accade. Accade per coppie formate dallo stesso sesso; accade per coppie come Rossana Podestà e Walter Bonatti, eterosessuali. Divieti assurdi… divieti che sono espressione di un potere arrogante e stupido.

Questi fatti sono espressione di uno Stato che fa fatica a riconoscere piena autonomia ai cittadini, che li vuole nei fatti sottoposti al controllo fino alla sfera più intima e privata. Limitando, violando il pieno godimento dei diritti civili, politici, economici e sociali.

Contro questi divieti occorre continuare a batterci, come e più di quanto non si sia fatto…Ecco, comincio ad avvicinarmi a quello che qui mi preme dirvi...

Quando l’Associazione Luca Coscioni si costituì, Luca era ancora tra noi. Malato, con mille difficoltà, come tutti i malati di sclerosi laterale amiotrofica. Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca… Era, ed è ancora questo lo scopo, l’obiettivo da perseguire, da conquistare. Allora, ricorderete, c’era l’occasione del referendum, era necessario – è ancora necessario – eliminare quella norma (e di quella norma, cioè della legge n. 40/2004, l’art. 13) che impedisce, blocca, vieta la ricerca, la sperimentazione sugli embrioni umani soprannumerari…

C’entra questo con la vicenda Podestà-Bonatti? Penso di sì. È sempre questione di libertà, di diritti negati, di facoltà che non possiamo esercitare.

Ricordo che con Luca parlammo a lungo dell’Associazione, degli scopi e delle peculiarità che doveva avere. Non volevamo aggiungere l’ennesima associazione assistenziale, di quelle ce ne sono tante, forse troppe. Noi, si voleva un’Associazione – passatemi il termine, e accoglietelo nella sua accezione più alta e nobile – un’associazione Politica, perché i diritti di libertà, sono quella politica alta nobile di cui questo paese sembra aver smarrito la memoria. Poi, certo, man mano con l’allargamento delle attività, con il moltiplicarsi dell’iniziativa, abbiamo preso contatto con altre associazioni, abbiamo cercato di allargare il fronte, di costruire alleanze, coinvolgere i malati e le loro famiglie… Ma quello spirito originario che animava l’Associazione quando Luca era con noi, era il volto e il simbolo dell’Associazione, quello spirito dicevo, non dobbiamo disperderlo, dobbiamo valorizzarlo molto più di quanto non si faccia ora, esaltarlo, farne un nostro emblema, una nostra bandiera di riconoscimento.

Potrei e forse anche dovrei farvi un rapporto della mia e nostra attività parlamentare: dall’impegno per il bio-testamento che non sia quella legge schifezza che si accingono a varare e che inevitabilmente verrà smantellata dalla Corte Costituzionale come è già avvenuto per la legge 40 sulla cosiddetta procreazione medicalmente assistita;vorrei parlarvi del quotidiano impegno sui mille fronti del diritto all’assistenza; dell’impegno in commissione Affari Sociali in dibattito sulle pdl per la riforma psichiatrica e attraverso le visite ispettive, per superare gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, quei luoghi di orrore e vergogna, come li ha definiti il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano; e che proprio per l’attenzione e il lavoro svolto alla Camera e non, Editori Riuniti mi ha chiesto di scrivere il libro Matti in Libertà dove ho ripercorso l’impegno di Marco Pannella e il referendum sulla legge manicomiale del 1904…vorrei parlarvi, ma non lo farò, dell’impegno, dei digiuni fatti con i malati e le loro famiglie, per l’aggiornamento del nomenclatore e l’aggiornamento dei LEA, contro un ministro inadempiente, che risparmia sulla sofferenza e il dolore di centinaia di persone; del lavoro per superare le mille odiose discriminazioni di cui sono vittime per esempio le persone in particolare i bambini con sindrome di Down.

Vorrei parlarvi, ma non lo farò, di come mi ostino – noi che veniamo accusati di essere disinteressati ai problemi del lavoro – a presentare interrogazioni su interrogazioni sulle vittime del lavoro, ogni anno è una strage con centinaia di morti e centinaia di migliaia di feriti e mutilati, lo faccio perché almeno resti traccia sugli atti parlamentari di queste vittime che vengono chiamate “morti bianche”, o l’impegno sul fronte dell’amianto, con amici e compagni delle varie realtà locali.

Ma non parlerò di questo ora, anche se c’è bisogno anche tra noi di far circolare elementi di conoscenza che aumentano e favoriscono consapevolezza.

Qui e ora, ripeto e insisto, quello che mi preme, è che l’associazione Luca Coscioni non smarrisca quello spirito originario che costituiva la sua specificità e la ragione stessa, l’essenza della sua esistenza.

Credo di comprendere il timore, forse la perplessità di quanti pensano che così l’Associazione finisca con il diventare una sorta di protesi del Partito Radicale. Non bisogna avere questo timore, non è così. Quando Luca scelse di partecipare alle elezioni online per il comitato dei radicali, quando scelse di impegnarsi direttamente sul fronte della libertà di ricerca, e anche dopo quando accettò di diventare presidente dei radicali, non venne mai sfiorato dal timore, dal dubbio, di essere strumentalizzato da Marco Pannella, da Emma Bonino, dai radicali.

La sua forza e la sua lucidità lo portava anzi a capovolgere il discorso: era lui che intendeva strumentalizzare Pannella, Emma Bonino, i radicali. Lo dico in modo forse brutale, ma considerava i radicali uno strumento da utilizzare per il fine e l’obiettivo che si era posto.

E io credo che Marco, Emma, i radicali non chiedano di meglio che di essere usati, strumentalizzati.

Allora è questo l’appello che vorrei rivolgere ai tanti nostri amici della comunità scientifica che magari ancora sono riluttanti nel fare un passo ulteriore perché temono di finire strumentalizzati da logiche partitiche. A loro dico di non aver questo timore; dico che non saranno strumentalizzati, ma saranno piuttosto loro a impadronirsi dell’utensile radicale, e ne ricaveranno quella forza che non hanno, per opporsi a questa micidiale alleanza che si sta saldando e in parte si è già saldata, tra arroganza e potere, e che ha come obiettivo quello di imporre a tutti divieti invece che permettere facoltà.

Insisto e mi avvio alla conclusione di questo intervento. Quella libertà che farisei e sacerdoti di ogni fanatismo da sempre combattono e contrastano. Dobbiamo vincere le tentazioni – lo dico senza ombra di polemica nei confronti di nessuno – che sono sempre in agguato, di adagiarci sul già conquistato, sul già consolidato.

Quello che ora sto per dire può sembrare un paradosso, ma non lo è: credo che legittimamente si possa essere da una parte soddisfatti per il lavoro fatto; dall’altra credo che per una sorta di igiene mentale individuale e collettiva, si debba al tempo stesso pensare al tanto che si deve fare, che si poteva fare, che non siamo riusciti ad assicurare, e dobbiamo trovare in noi le risorse per fare.

Certo le iniziative politiche che dobbiamo mettere in cantiere camminano non solo sulle idee e sulla passione delle persone, ma anche sul denaro che sapremo raccogliere, perché è importante fare, saper fare e far sapere, e si tratta di tre condizioni che marciano di pari passo, se ne manca una anche le altre due, sono gravemente amputate.

E far sapere, ma anche semplicemente – lo dico tra virgolette – “acquisire noi stessi sapere e conoscenza” comporta pazienza, ostinazione, tempo, metodo, risorse, duro lavoro e denaro. Il denaro può venire da diverse fonti, come accade per tante altre associazioni; io non demonizzo assolutamente forme di finanziamento diciamo così “istituzionali”.

Credo, però, che sia vitale nel senso di vita per la Associazione, importante, fondamentale incrementare le iscrizioni, acquisire nuove adesioni, recuperare quelle di chi non l’ha rinnovata, conoscere le ragioni per cui non lo ha fatto, cercare di capire e vincerne le resistenze.

Insomma, abbiamo bisogno di nuove iscrizioni. Nuovi iscritti all’associazione assieme a quelli fidelizzati che costituiscono lo zoccolo duro, significa automaticamente far crescere e lievitare la nostra iniziativa politica, poter contare su nuove energie… Gli iscritti e i coinvolti sono la vera forza e ricchezza della nostra associazione! (più iscritti e più coinvolti perché l’associazione è fatta di associati cioè di persone e del loro denaro).

Perché a crescere velocemente e intensamente in un senso e non anche nell’altro, si corre il rischio di perdere di vista le urgenze e le priorità.

Non ci sono più i roghi del tempo dell’Inquisizione, ma anche il nostro tempo ha i suoi Giordano Bruno, i suoi Galileo Galilei. Abbiamo una grande responsabilità, e – anche – compiti gravosi. Dall’ultimo congresso, quello di Udine di un paio di anni fa, tante cose sono cambiate, sono maturate, si sono evolute, non sempre positivamente.

Molto abbiamo fatto, ma tanto ancora ci resta da fare. Dobbiamo trovare tutti insieme il modo di non scoraggiaci. L’associazione deve crescere ulteriormente, deve valorizzare il suo patrimonio costitutivo, dilatarlo ulteriormente ed esaltarlo. Dobbiamo essere precisi e rigorosi, a cominciare dalla denominazione: questa nostra associazione si chiama “Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca”...: libertà di ricerca. Quella libertà che farisei e sacerdoti di ogni fanatismo da sempre combattono e contrastano.

Lo ripeto perché intendo essere precisa su questo punto: non dobbiamo assolutamente dilapidare, e anzi dobbiamo custodire come un tesoro, quello spirito originario che animava Luca e tutti noi quando demmo il via a questa Associazione. Non sarà semplice, non sarà facile, ma è l’unica strada che penso sia non solo possibile perseguire, ma giusta e necessaria. Grazie e con questo saluto Yasmine Ravaglia.*

 

www.lucacoscioni.it

 

 

* Dirigente dell'Associazione Luca Coscioni e di Radicali Italiani, candidata alle elezioni comunali di Milano della primavera scorsa con la Lista Bonino-Pannella; affetta da una grave patologia invalidante, è venuta a mancare il 28 settembre scorso. (ndr)


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