Oblò cubano
Atto di ripudio organizzato contro le Damas de Blanco 
La documentazione fotografica di Luis Orlando Pardo Lazo
25 Settembre 2011
 

Circa 300 sostenitori del regime cubano hanno circondato 35 componenti delle Damas de Blanco per impedire che sfilassero con un gladiolo in mano verso la chiesa per commemorare il giorno della Vergine delle Grazie, patrona dei prigionieri politici.

Gli slogan erano i soliti, difficilmente traducibili, ma di una tristezza desolante, non spontanei, organizzati da vere e proprie truppe di regime: “¡Pin, pon, fuera, abajo la gusanera!” (Pin, pon, fuori, abbasso i vermi!), “¡Cuba sí, yanquis no!” (Cuba sì, yankees no!), “¡Brujas por aquí no pasarán!” (Streghe, da qui non passerete!). Il gruppo che ha partecipato all’atto di ripudio era composto da studenti universitari e da membri dell’Unione dei Giovani Comunisti. Si sono dati appuntamento davanti alla casa di Laura Pollán, leader del gruppo delle mogli degli ex prigionieri politici, nel popolare quartiere di Centro Avana.

Le donne erano vestite di bianco, hanno consumato un tè in casa e hanno acceso candele davanti a un’immagine della Vergine, ma verso le due del pomeriggio è cominciato l’assedio dei militanti. Alle quattro hanno cercato di aprirsi un varco tra la moltitudine, ma non ci sono riuscite, perché gli attivisti facevano pressione alla porta di casa. Laura Pollán e altre donne sono state colpite e spintonate ripetutamente. Proprio in quel momento è arrivato un autobus con agenti di polizia femminile con il compito di liberare il luogo, ma le Damas de Blanco si sono rifiutate di salire sul mezzo e di sfilare all’interno del cordone di polizia.

«Sono gli stessi di sempre, gruppi di studenti e persone che hanno già partecipato ad altri atti di ripudio, non sono il popolo infervorato come dicono, non sono manifestanti spontanei, sono persone condotte sul posto proprio per svolgere quel compito», ha dichiarato Laura Pollán.

Il governo accusa le Damas de Blanco, Premio Sacharov 2005, e tutti gli altri oppositori, di essere mercenari degli Stati Uniti. «Oggi non vi pagheranno!», gridavano sabato i gruppi di attivisti dopo aver esposto una grande bandiera cubana e un’altra del Movimento 26 Luglio (che dette il via alla Rivoluzione) da un lato all’altro della strada.

«Nessuno può impedirci di andare a messa. Questa è una grave violazione dei diritti umani», ha affermato la Pollán. Almeno tre donne sono state intercettate dalla polizia da agenti della sicurezza e portate a casa prima di raggiungere il luogo della riunione.

Il regime cubano accusa le Damas de Blanco di provocare “disordini” per mostrare “un presunto aumento della repressione” e aggiunge che “continuano con le loro provocazioni” nonostante siano stati liberati 130 prigionieri politici, tra luglio 2010 e marzo 2011, grazie alla mediazione della Chiesa e a un proficuo dialogo tra il cardinal Jaime Ortega e il presidente Raúl Castro. L’opposizione assicura che esiste un aumento della “repressione”, che in carcere ci sono ancora almeno 50 prigionieri politici e che ogni giorno si verificano arresti di nuovi dissidenti.

Nonostante l’atto di ripudio contro Laura Pollán e il gruppo storico delle Damas de Blanco, Berta Soler è riuscita a partecipare alla messa insieme a un esiguo numero di colleghe, aggirando il cordone di polizia.

Il blogger Luis Orlando Pardo Lazo ha realizzato un servizio fotografico interessante che documenta passo per passo l’atto di ripudio. Si può vedere a questo link.


Gordiano Lupi


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