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Vetrina/ Gigi Fioravanti. Lettera a Bertoldo n. 9, a Settembre con Virgilio
11 Settembre 2011
 

Caro Bertoldo, siamo messi male:

il Bel Paese come Dante il noma,

il nostro Gentiluomo Principale

un “paese di merda” lo rinoma.

 

La gente se la ride e non si offende

d’un titol di sconcezza senza pari:

di quella il Cavaliere se se intende

che trasformò le ville in lupanari.

 

Segue l’esempio di sì gentile signore

con barzellette sporche e con cachinni,

senza riguardo di conventi o suore,

scurrili al punto da indignar le Erinni,

 

la schiera dei moderni stilnovisti,

Sacconi, Calderoli, con Brunetta

Borghezio, Bossi con molti leghisti,

Sgarbi, Santanghè e simil setta.

 

La bella lingua di Dante e di Petrarca,

di Giacomo Leopardi e di Manzoni,

il turpiloquio d’ogni parte imbarca,

ad opra di ignoranti e di cafoni.

 

Molta la gente che pare sorda e orba,

non si scandalizza, non s’indigna:

da lor costumi fa’ che tu ti forba,

rifiuta il vino fatto da tal vigna.

 

(gf)

 

 

Paulo maiora canamus... (Virgilio, Egloghe, IV, 1)

 

Settembre

 

Gode Settembre doppia compagnia,

prima d’Estate, quieta e a solivo,

poi dell’Autunno che incontrerà per via:

ama chi parte e ama chi è in arrivo.

 

All’una offre dolcezze di sapori,

l’uva succosa, l’umile castagna;

all’altro prepara i suoi colori

per dipingere i boschi e la campagna.

 

D’entrambe le stagioni veste i panni:

nel giorno se ne va piana e leggera,

ma per la sua bellezza teme danni

e presto si ritrae in su la sera.

 

Donna gentile, mite e generosa,

si va Settembre con sommesso canto,

ma la sua fronte a tratti appar pensosa,

l’occhio lucente tra sorriso e pianto.

 

(gf)


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