Oblò cubano
Gordiano Lupi. La stampa ufficiale cubana invita alla riconciliazione 
Gli emigrati non sono più traditori, ma persone che hanno fatto una scelta diversa per motivi economici
09 Agosto 2011
 

Un quotidiano provinciale cubano ha pubblicato un insolito invito rivolto ai cubani residenti sull’Isola a riconciliarsi con i loro compatrioti emigrati, eliminando le considerazioni denigratorie con i quali gli esuli sono stati apostrofati per decenni.

«I giovani devono dare vita a un processo nuovo della Rivoluzione, caratterizzato da una normalizzazione dei rapporti tra cittadini cubani che vivono sull’Isola e chi ha scelto di emigrare», scrive il quotidiano Guerrillero, della provincia di Pinar del Río.

L’articolo è intitolato “Giovani ed emigrazione: siamo tutti cubani” e viene pubblicato una settimana dopo che il presidente Raúl Castro aveva annunciato le prossime liberalizzazioni in tema migratorio, sia per i residenti che per gli emigrati.

Guerrillero, «con l’obiettivo di mostrare un’altra immagine dell’emigrato», ha svolto un’inchiesta tra alcuni giovani tra i 22 e i 30 anni abitanti di Pinar del Río, che hanno deciso di vivere in maniera definitiva o temporanea in Italia, Cile, Canada, Ecuador, Spagna, Messico e Stati Uniti. Gli intervistati dicono di aver soddisfatto le loro necessità materiali e di aver sviluppato alcuni progetti di vita, ma affermano di sentire la mancanza di Cuba, vogliono mantenere legami con l’Isola e sperano di poter continuare a visitare il loro paese.

Il periodico scrive: «Tutti confessano di pensare frequentemente a Cuba, cercano assiduamente informazioni sull’Isola, ricorrendo a lettere, telefonate, stampa e reti sociali».

Il giornale ricorda che «sull’isola per decenni non era ben visto chi emigrava, ma adesso non è più così, perché questa decisione viene presa sempre più per motivi economici e familiari, specie tra i giovani». «Non si può negare l’identità nazionale a persone che hanno scelto percorsi diversi», conclude il giornale.

Cuba conta 11.200.000 abitanti. I suoi emigranti sono oltre un milione di persone, concentrati soprattutto negli Stati Uniti e in Europa, persone che hanno abbandonato il paese dopo il 1959, al trionfo della rivoluzione di Fidel Castro.

Il fenomeno di considerare gli emigranti traditori, disertori e nemici - a parte i primi anni della rivoluzione - ha interessato soprattutto la stampa ufficiale e gli ambienti del regime. Il popolo da tempo non usa certe categorie di pensiero nei confronti di chi ha scelto di abbandonare il paese. I cubani sono consapevoli che l’economia nazionale va avanti soprattutto grazie alle rimesse degli emigrati. Adesso è importante segnalare che il regime si adegua al pensiero del popolo e comincia a parlare di emigrati per necessità economiche che non devono essere penalizzati per il fatto di non vivere più a Cuba. Un bel passo avanti.

 

Gordiano Lupi


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