Pianeta jazz e satelliti
Roberto Dell'Ava. Cronache da Ambria Jazz
08 Agosto 2011
 

La prima delle quattro serate conclusive è stata caratterizzata da uno splendido set del duo Paolo Angeli alla chitarra sarda modificata e Hamid Drake a batteria e bodhran. Un flusso di libera improvvisazione in cui poco a poco sono affiorate le composite influenze e le diverse radici che caratterizzano questo inusuale e creativo ensemble. Un Drake contenuto nei volumi e molto attento al dialogo ha permesso ad Angeli di estrarre dal suo strumento una varietà impressionante di sonorità e timbri che di volta in volta si sono materializzati sotto forma di violoncello, percussioni, chitarra elettrica e acustica. In diversi momenti il concerto ha assunto una consistenza ed una creatività impressionanti, dopo che a lungo i due hanno cercato e scavato tra le note e le suggestioni, in un melting pot culturale che assembla colori mediterranei, radici africane, sperimentazione aperta (la radiolina accesa a definire improvvisazione e casualità come fatti creativi) e influenze variegate dal rock alla musica popolare. Difficile riprodurre su album l'emozione intensa del concerto live, sopratutto quando inaspettatamente Paolo inizia a cantare con voce intensa e penetrante una arcaica melodia sarda accompagnandosi con l'archetto. Anche Hamid sfoggia una voce nera e calda proponendosi in una tambureggiante ballata con il bodrhan (nel sud del nostro paese lo strumento è chiamato tammorra).

Dopo tanta luce mantenere lo stesso livello poetico non era impresa facile, e difatti il pur interessante quartetto di Giovanni Falzone non è riuscito nell'impresa. Il trombettista ha una carica trascinante ed un suono pieno e caldo, ma, almeno a mio gusto, il set dedicato a Hendirx è piuttosto pesante ritmicamente e poco innovativo nelle soluzioni, tant'è che le cose migliori sono venute dalle composizioni dello stesso Falzone e da atmosfere e volumi più raccolti. Nonostante la serata piovigginosa più che buona la risposta del pubblico valtellinese. La terza delle serate conclusive di “Ambria Jazz” si è svolta nella raccolta piazzetta Martinengo, a fianco della ben più ampia piazza Garibaldi a Sondrio. Dopo una introduzione del gruppo locale Funkocrazy, un giovane quartetto ispirato dalla musica di Tutu e del Miles Davis elettrico, il piatto forte della serata prevedeva l'esibizione del celebrato e pluripremiato Tinissima Quartet di Francesco Bearzatti. Si tratta di uno dei migliori gruppi italiani degli ultimi anni e l'attesa è stata ampiamente ripagata da una esibizione senza risparmio, tesa e concentrata e con un altissimo livello solistico. Tutto come sempre dunque, perlomeno come da alcuni anni succede, prima con il progetto dedicato a Tina Modotti e ora con quello ispirato a Malcom X. Bearzatti non è solamente un formidabile sassofonista e clarinettista ma anche un eccellente compositore e molti dei brani delle due suites sono ormai dei piccoli classici immediatamente riconoscibili. Volendo fare l'avvocato del diavolo, assistere nel giro di un paio di anni a più esibizioni del quartetto mi ha certamente convinto della assoluta eccellenza del gruppo e delle composizioni ma, proprio perché sempre presentate in forma di suite, mi ha tolto in parte il gusto della sorpresa e della imprevedibilità che pure sono caratteristiche di ogni buon gruppo jazz.

La quarta sera è purtroppo saltata per i capricci del tempo, e anche l'ultimo appuntamento di sabato 6 agosto ha visto la pioggia fare capolino in più riprese, senza però inficiare la buona riuscita della serata. Molto indovinata la location nel cortile del Palazzo Quadrio De Maria Pontaschelli di Chiuro che rapidamente si è riempita oltre ogni rosea aspettativa. Dopo l'esibizione del Zayt Trio, una formazione dalle buone individualità (notevole la voce di Anahi Gendler) ma francamente impalpabile in quanto a progetto compiuto, è stata la volta del quartetto d'archi Alborada che già nello scorso settembre si era esibito a Sondrio. Programma molto diverso dalla precedente occasione quello presentato nella notte chiurasca: largo spazio alle composizioni originali dei membri del gruppo, con in più diversi brani tratti dalla colonna sonora del film Il più crudele dei giorni di Ferdinando Vicentini Orgnani dedicato alla vicenda di Ilaria Alpi e scritti appositamente da Diederik Wissels e Paolo Fresu. Poi la sorpresa: dopo le note iniziali di Fratres, lo straziante e immaginifico brano di Arvo Part ecco sbucare dal nulla il suono del flicorno di Paolo Fresu, apparso sulla sommità del colonnato che divide in due lo spazio della corte. Paolo suona ancora con il gruppo Metamorfosi, una sua composizione, e poi lascia il finale al quartetto composto da Sonia Peana (la moglie di Fresu) e Anton Berovski ai violini, Nico Ciricugno alla viola e Piero Salvatori al violoncello. Un brano carico di suggestione e bellezza, “La quinta stagione” di Carl Jenkins, conclude il concerto prima degli inevitabili bis che di nuovo coinvolgono Fresu e il suo flicorno.

Bilancio largamente positivo quello della terza edizione di “Ambria”: a poco a poco si sta consolidando una squadra forte e motivata intorno all'anima del festival, il direttore artistico Giovanni Busetto. Grazie a lui anche in Valtellina negli ultimi anni si può ascoltare grande musica e non solo gli orrori tipici delle sagre paesane. Lunga vita ad Ambria...

 

Roberto Dell'Ava


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