Diario di bordo
Gigi Fioravanti. Madre Terra, Sora Acqua (Lettera al vento)
(foto Michele Sansi)
(foto Michele Sansi) 
04 Giugno 2011
 

“Laudato sie, mi Signore, per sora acqua,

la quale è molto utile, et umile et preziosa

et casta”

(San Francesco)

 

 

L’acqua è sora, sorella. C’è un legame di fratellanza universale tra tutte le creature: sono tutte figlie della stessa madre, la Madre Terra; la quale è allo stesso tempo sora e matre: «laudato sie mi Signore per sora nostra matre Terra». E la Terra è di Dio. Come si può pensare dunque di vendere ciò che non è nostro, come pensare di vendere la madre e la sorella?

Utile l’acqua. Utilis viene da utor, usare, servirsi di, ma anche “essere in stretta relazione con qualcuno”. Immaginiamo una mattina di svegliarci e di non trovare l’acqua: né nel nostro rubinetto, né alla fontana pubblica, né dai vicini. E come facciamo a lavarci, a bere, a cucinare, a dar da bere agli animali, alle piante? Come facciamo a vivere senza acqua? Cosa ci servirebbe tutto l’oro del mondo se non avessimo più l’acqua?

Umile. Humilis viene da humus, terra. E vuol dire vicino alla terra; talmente vicino alla terra che costituisce il settanta per cento di essa, fa tutt’uno con essa. L’Acqua è la creatura più bassa e insieme la più alta. Ecco perché è preziosa, come sono preziose le stelle «clarite et pretiose et belle». E prezioso vuol dire di grande valore, talmente grande che non ha prezzo né può averlo. Per questo non può essere venduta l’acqua, non può aver prezzo, perché preziosa.

E infine, il quinto attributo dell’acqua: è casta. L’acqua è in ogni religione simbolo di purificazione e di rigenerazione. L’acqua è casta, non può essere profanata, toccata, violata dal profitto e prostituita al denaro. Non è una merce qualsiasi, anzi non è una merce, come non è merce la vita, la libertà, la giustizia, la verità.

Concetti simili si trovano in testo indiano, nella lettera che Capo Seattle (Capriolo Zoppo), scrisse al presidente degli Stati Uniti che voleva comprare la terra degli Indiani; un testo che rappresenta una delle espressioni più alte della cultura degli Indiani d’America. «Ma come potete comprare o vendere il cielo, il calore della terra? Questa idea è strana per noi. Noi non siamo proprietari della freschezza dell'aria o dello scintillio dell'acqua: come potete comprarli da noi?... L'acqua scintillante che scorre nei torrenti e nei fiumi non è soltanto acqua, ma è il sangue dei nostri antenati. Se noi vi vendiamo la terra, voi dovete ricordare che essa è sacra e che ogni tremolante riflesso nell'acqua limpida del lago parla di eventi e ricordi, della vita del mio popolo. Il mormorio dell'acqua è la voce del padre, di mio padre. I fiumi sono i nostri fratelli ed essi saziano la nostra sete. I fiumi portano le nostre canoe e nutrono i nostri figli. Se vi vendiamo la terra, voi dovete ricordare ed insegnare ai vostri figli che i fiumi sono nostri fratelli ed anche vostri e dovete perciò usare con i fiumi la gentilezza che usereste con un fratello... Insegnate ai vostri figli quello che noi abbiamo insegnato ai nostri, che la terra è nostra madre. Qualunque cosa capita alla terra, capita anche ai figli della terra. Se gli uomini sputano sulla terra, sputano su se stessi. Questo noi sappiamo: la terra non appartiene all'uomo, è l'uomo che appartiene alla terra. Questo noi sappiamo. Tutte le cose sono collegate, come il sangue che unisce una famiglia. Qualunque cosa capita alla terra, capita anche ai figli della terra. Non è stato l'uomo a tessere la tela della vita, egli ne è soltanto un filo. Qualunque cosa egli faccia alla tela, lo fa a se stesso».

Meglio di Francesco d’Assisi e di Capriolo Zoppo non saprei dirvi, amici, sull’acqua e per l’acqua, bene comune, diritto per tutti.

 

gigifioravanti


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