Diario di bordo
Marco Lombardi. Sacrificarci per il cambiamento
01 Giugno 2011
 

Si respira aria fresca dopo le elezioni amministrative, aria di rinnovamento, oserei dire entusiasmo. Non è questione di destra, centro o sinistra, poiché è difficile individuare quale dimensione politica tradizionale risulti vincitrice. È come se gli elettori, che sono sempre meno e di ciò si dovrà tener conto, individuati i candidati più inclini a promuovere un nuovo corso, abbiano affidato loro il governo delle città, a prescindere da coalizioni e apparentamenti. Qualcosa di simile era accaduta lo scorso anno nel Comune di Firenze, ma allora, vinte le primarie, per Matteo Renzi l'esito delle urne era praticamente scontato. Stavolta i “candidati-speranza” hanno battuto avversari ostici, ribaltando i pronostici.

Con le dovute proporzioni questa atmosfera mi ricorda, più che gli anni di Tangentopoli – che qualche osservatore ha richiamato nell'ipotetica transizione ad una terza repubblica –, la galoppata vincente di Barak Obama, condotto in trionfo dagli americani stufi dei fantasmi oscuri dell'era Bush. Ecco, non vorrei che per i neo-sindaci si ripetesse quanto poi accaduto con il presidente americano, vale a dire la crescente ritorsione a suo carico delle aspettative tradite. Non si pretenda troppo da questi amministratori, che avranno un bel daffare tra bilanci in rosso, servizi scarsi ed un governo che, se giungerà a fine mandato, farà di tutto per ostacolarli. “Napoli se ne pentirà”, sono state le parole a caldo di Silvio Berlusconi da Bucarest: un sinistro presagio.

Ai comitati civici, alle associazioni, alla borghesia intellettuale che per anni ha masticato le amare sortite del berlusconismo, chiederei pazienza. È un sacrificio emotivo forte, perché si avrebbe voglia di disfare e fare, ma tutto questo non sarà possibile, almeno nell'immediato. Questo non vuol dire silenzio o asservimento. C'è bisogno anzi di restare vigili, partecipare, ma in un'ottica innanzitutto protettiva verso i promotori di questo possibile cambiamento, perché, lo ha appena affermato, il Cavaliere venderà cara la pelle e ci sono troppi interessi incrociati, troppe reti del malaffare intrecciate attorno ai procedimenti giudiziari che lo riguardano. Ci aspettano mesi, forse anni, duri, fatti di un piglio autoritario sempre più marcato, ma l'Italia ne è abituata e ne uscirà ancora.

Alle coalizioni partitiche che i nuovi candidati hanno sostenuto chiederei un sacrificio forse maggiore, vale a dire rinunciare a mettere le mani sulle poltrone che lo spoil system libererà dalle precedenti gestioni politiche. Diano la più ampia libertà ai sindaci di individuare le competenze adatte ai singoli incarichi, consigliandoli, accompagnandoli nelle scelte, ma senza porre ricatti su quel nome o su quella poltrona.

Affinché queste rondini facciano primavera, insomma, si dovrà lavorare duro, mettere da parte le illusioni, posticipare almeno le cambiali all'incasso, perché chi ha perso non farà sconti e picchierà sapendo di poter far male.

 

Marco Lombardi


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