Diario di bordo
Nicola Vacca. La disfatta del Cavaliere ridanciano
31 Maggio 2011
 

Silvio Berlusconi ha voluto a tutti costi trasformare le elezioni amministrative in un referendum sulla sua persona. La posta in gioco era davvero alta, visto che si votava a Milano e a Napoli. La disfatta è arrivata. Non poteva essere altrimenti per un centrodestra balcanizzato, che è arrivato all’appuntamento elettorale massacrato dagli eccessivi deliri giudiziari del presidente del Consiglio.

Il giorno dopo la sconfitta nel Pdl si respira un clima di rompete le righe. Bisogna vedere cosa intenderà fare la Lega nord. Berlusconi non ha molte altre carte da giocarsi. Dalle sue prime dichiarazioni sembra abbia deciso di prolungare l’agonia disfattista del suo esecutivo. Nei fatti non c’è una maggioranza che sia in grado di fare le riforme che Berlusconi ha annunciato per l’ennesima volta.

La disfatta appena incassata dice chiaramente che Silvio Berlusconi è in caduta libera.

La sconfitta personale del Cavaliere nella roccaforte milanese apre e certifica la crisi del Pdl, un partito di cartapesta recentemente dilaniato da lotte intestine e correntizie.

Dalla Romania il premier lancia la candidatura di Alfano a coordinatore unico.

I risultati elettorali dicono che non sarà nessun coordinatore unico a risollevare le sorti del partito personale.

Il popolo sovrano ha deciso con il voto di disarcionare dal predellino Silvio Berlusconi. Da Milano a Napoli, passando per Arcore, l’elettorato ha dimostrato di avere le idee chiare. Niente attenuanti per il presidente del Consiglio che non perde mai occasione di deridere il paese che governa. Berlusconi ha chiesto un voto politico, la bocciatura è stata immediata. Il de profundis del berlusconismo è appena iniziato.

 

Nicola Vacca


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