Diario di bordo
Michele Minorita. Eutanasia: dalla Svizzera un chiaro segnale 
”In Italia si proibisce invece anche il dibattito”. Dichiarazione di Marco Cappato
16 Maggio 2011
 

Doppio NO al referendum con cui si chiedeva di vietare o comunque limitare l’assistenza al suicidio agli stranieri che fanno ricorso ad associazioni svizzere come Exit o Dignitas. L'obiettivo dei promotori, Unione democratica federale e Partito evangelico, era quello di ridurre quello che definiscono il “turismo della morte”. La legge federale attualmente permette esclusivamente l'aiuto passivo al suicidio, cioè la fornitura - su esplicita richiesta del paziente che intende porre fine alla sua esistenza - degli “strumenti” per farlo. È invece proibita l'eutanasia attiva diretta finalizzata a ridurre le sofferenze di un'altra persona. L'altra iniziativa in consultazione chiedeva invece di sottoporre alle Camere federali un'iniziativa cantonale per rendere punibile l'istigazione al suicidio; e c’è chi subito si è esibito nell’ennesima speculazione. Il sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella, per esempio, che ha voluto commentare da par suo l’esito dei referendum svizzeri: «È urgente», ha detto, «approvare al più presto, in Italia, la legge sul fine vita, in modo da evitare di lasciare aperte strade per arrivare all’eutanasia». Fanaticamente proibizionista la sottosegretaria Roccella, è in significativa sintonia con le gerarchie vaticane pensa di risolvere il problema decretando il divieto. La maggioranza degli italiani è però di opinione opposta: secondo i dati di un recente Rapporto Eurispes, infatti, sei su dieci sono favorevoli all'eutanasia.

L’agenzia Adnkronos ci informa che sono una trentina in tutto gli italiani andati in Svizzera per non fare più ritorno. Connazionali, li definisce Emilio Coveri, presidente di Exit Italia, centro studi e documentazione sull’eutanasia, «andati a morire in esilio. Nell'ultimo anno sono stati due-tre al mese, con un trend in aumento, complice una maggiore informazione sull'argomento».

Secondo Coveri molti italiani «ora sanno che c'è un modo per morire dignitosamente quando la malattia ti aggredisce togliendoti ogni dignità, fino a che ti spegne tra atroci sofferenze». I connazionali che nell'ultimo anno hanno scelto e percorso la strada della 'dolce morte' si sono rivolti a due associazioni, entrambe svizzere, che praticano l'eutanasia: «Diciotto erano stati informati di questa opzione da noi gli altri si sono mossi da soli». Si sono rivolti alla Dignitas di Zurigo o alla ExInternazional di Berna, «e qui hanno messo fine alle loro sofferenze».

Delle 400 richieste di suicidio assistito che ogni anno arrivano alla Dignitas e alla Exit International, spiega infatti Coveri, solo 120 vengono accettate, le altre 280 non rientrano nei parametri dalle norme svizzere. Ma cosa accade a quei malati terminali che scelgono l'eutanasia? «La Dignitas» spiega Coveri riportando un esempio concreto «ha una graziosa casa immersa nel verde, nelle campagne di Pfaffikon. Qui si arriva solo dopo aver avuto l'ok alla propria richiesta di suicidio assistito e dopo aver stabilito il giorno. A questo punto, si giunge nella struttura e ci si confronta con medici e volontari: per legge sono tenuti a convincerti di non farlo, tentano in ogni modo di farti desistere. Ma se il paziente è deciso a farla finita, dopo varie visite che ne attestano le condizioni, si procede con l'eutanasia. Il posto è confortevole, si sceglie la musica che deve accompagnare alla fine, si sta con i propri cari, si ha il conforto dei medici e dei volontari». Materialmente si prendono due pasticche anti-vomito, dopo dieci minuti, se si è ancora convinti, viene somministrato un composto chimico contenente un barbiturico e un sonnifero potentissimo che addormenta profondamente. Impiega tre minuti a far chiudere gli occhi, nei successivi cinque sopraggiunge l'arresto cardiaco. Non si prova alcun dolore naturalmente».

Attualmente sono tre i paesi europei che hanno legalizzato la “dolce morte”: Olanda, Belgio e Lussemburgo, mentre in Svezia l’autorità sanitaria nazionale nel maggio 2010 ha dato il suo via libera all’eutanasia. In Svizzera è in vigore una legge che consente l’aiuto al suicidio se prestato “senza motivi egoistici”, mentre in Germania nel giugno 2010 la Corte di Giustizia si è espressa a favore dell’eutanasia “passiva”. In Spagna, infine, nel marzo 2010 è stata approvata una legge sulla 'morte degna', che consente al paziente di rifiutare un trattamento che prolunghi la sua vita in modo artificiale e proibisce in questo caso l'accanimento terapeutico. Negli Stati Uniti, lo stato più tollerante è l'Oregon, che ha ammesso l’eutanasia.

 

Michele Minorita

(da Notizie Radicali, 16 maggio 2011)

 

 

Sul risultato svizzero, Marco Cappato, segretario dell'Associazione Luca Coscioni e capo Lista Bonino-Pannella a Milano, ha rilascio la seguente dichiarazione

 

Zurigo conferma l'eutanasia legale

mentre l'Italia proibisce anche il dibattito

Dichiarazione di Marco Cappato (15/05/2005)

 

«Il fallimento del tentativo referendario di fermare l'eutanasia legale nel cantone di Zurigo ci conferma che quando la gente può informarsi e dibattere su un tema così delicato sceglie la legalità e il controllo invece della illegalità e della clandestinità
E' una bella lezione per il potere italiano, visto che da noi non è solo proibita l'eutanasia, ma lo stesso dibattito sull'eutanasia. Così mentre Zurigo prosegue, con il consenso popolare, la politica dell'eutanasia legale, a Milano c'è un sindaco uscente come Letizia Moratti che si agita per provare a far rimuovere i manifesti dell'associazione Luca Coscioni per la legalizzazione dell'eutanasia». (milano.boninopannela.it)


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