Diario di bordo
Valter Vecellio: Giovanardi, Moratti, Formigoni. La peste italiana
04 Maggio 2011
 

Albert Camus, in uno dei suoi libri più belli e significativi, La Peste, racconta che il protagonista, un dottore che vive a Orano, uscendo di casa si imbatte nel cadavere di un topo; e altri poi ne incontra sulla sua strada. Topi che dovrebbero e potrebbero essere il segnale di quello che accade, anche se ancora nessuno se ne rende conto.

Noi di segnali – o se preferite, di topi – cominciamo a vederne tanti, troppi. Prese singolarmente possiamo anche liquidarle come manifestazioni di stravaganza, iniziative per procurarsi pubblicità. Se li mettiamo però in fila, ecco che diventano il sintomo di una intolleranza, di una violenza, di una prepotenza prevaricatrice che monta e cresce.

C’è per esempio il ministro Carlo Giovanardi che si scaglia contro l’Ikea, colpevole di aver pubblicizzato i suoi prodotti con un manifesti dove si vede una coppia costituita da due uomini. È vero che vedi Giovanardi e ti viene da pensare che forse Lombroso non aveva poi tutti i torti; è a capo di quel dicastero che ha realizzato un terrificante spot antidroga che appena lo vedevi andavi subito a cercare il primo spacciatore di roba pesante; ed è quello, conviene non dimenticarlo, che in occasione del referendum sulla legge 40, ha patrocinato manifesti dove si equiparavano i nazisti con i radicali. L’altro giorno Giovanardi ne ha pensata un’altra: “Un bacio pubblico tra due uomini a me infastidisce. Un episodio ostentato di questo genere in un luogo pubblico dà fastidio: questo tipo di effusioni, se ad esempio due vogliono darsi un lungo bacio in bocca, se lo diano a casa loro, evitino di farlo davanti a persone terze. Se io vedo un nudista o una nudista su una spiaggia deserta in Sardegna non mi fa nessun effetto, mentre se li vedo in spiaggia a Riccione in mezzo ai bambini e le famiglie mi provoca un fastidio immenso”. Possiamo liquidarle come affermazioni che dimostrano come la parola può essere più veloce del pensiero. Ma ecco il secondo topo, pardon: un secondo sintomo.

Il sindaco uscente di Milano – speriamo definitivamente uscente – Letizia Moratti, fa sapere di aver incaricato gli uffici comunali competenti di verificare se vi siano i presupposti per la rimozione dei manifesti dell’associazione Luca Coscioni di Corso Buenos Aires che tanto sconcerto stanno creando in queste ore nella popolazione di Milano. Si tratta del manifesto che chiede che ci sia concesso di decidere se una vita è degna di essere vissuta, e di porre fine a inutili sofferenze quando queste sono ritenute insopportabili e soprattutto quando, a giudizio dell’interessato, è meglio farla finita. “Sono convinta”, dice Moratti, “che il messaggio e l’immagine utilizzati per questa campagna pubblicitaria siano contrari alla sensibilità della maggioranza dei milanesi, siano essi credenti o meno”. E aggiunge: “Le ferite provocate nel nostro paese da vicende come quelle di Eluana Englaro e di Piergiorgio Welby sono ancora aperte e messaggi come quello dell’associazione radicale Luca Coscioni non fanno altro che acuirle e renderle sempre più difficilmente rimarginabili. È chiaro che i radicali e la coalizione di centrosinistra che sostiene Pisapia hanno una concezione di vita, di società e di famiglia diametralmente opposta alla mia”. Per fortuna, vien da dire.

Non poteva mancare all’appello il presidente abusivo della Regione Lombardia, quel Roberto Formigoni che è al quarto mandato quando la legge prescrive che non possano essere più di due, quello delle firme false nelle liste, quello che è al vertice di quella macchina di potere e clientela che si chiama Comunione e Liberazione così ben descritta nel libro di Ferruccio Pinotti La Lobby di Dio. Formigoni tuona che quei manifesti sono una “una barbarie”, e i radicali sarebbero alfieri di “una cultura dell'egoismo e dell'indifferenza che pensa di risolvere il bisogno ammazzando il bisognoso”.

Corbellerie, certo; ma anche sintomi, “topi” di una situazione che giorno dopo giorno cresce e si consolida, una realtà fatta di falsificazione, prepotenza, arroganza.

Le elezioni a Milano sono particolarmente importanti: è importante sconfiggere questa alleanza tra stupidità, intolleranza e violenza incarnata nel duo Moratti-Formigoni; ed è per dare un segno visivo di quanto siano importanti, che i radicali nelle liste Bonino-Pannella hanno schierato con Marco Cappato, Emma Bonino, Marco Pannella, Maria Antonietta Farina Coscioni, Mina Welby...

Il voto radicale è da sempre una polizza assicurativa. Ovunque, nel Parlamento e nella regione Lazio, a Trieste e a Napoli, a Catania e a Roma il radicale eletto ha dimostrato che sapeva cambiare l’istituzione senza esserne cambiato; che sapeva guadagnare spazi di libertà e democrazia. Può accadere anche a Milano: c’è bisogno di un radicale a palazzo Marino, contro il sistema di potere formigonian-morattiano, che per anni ha sgovernato Milano e la Lombardia.

 

Valter Vecellio

(da Notizie Radicali, 4 maggio 2011)


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