Diario di bordo
Nicola Vacca. Lettera aperta a Giorgio Napolitano
02 Aprile 2011
 

Caro Presidente,

 

non ci resta che scriverle perché davanti a tanto disgusto non sappiamo più che fare. Quello che è accaduto in Parlamento nei giorni scorsi è davvero inaudito. Scene di guerriglia, istituzioni e credibilità della nostra democrazia infangate dal riprovevole comportamento di coloro che dovrebbero lavorare e agire per il bene comune.

Anche Lei si è reso conto che siamo arrivati a un punto di non ritorno: non siamo sull’orlo del precipizio, ma siamo finiti nel baratro e non pensiamo che, andando avanti così, si possa sperare per il nostro Paese martoriato da una classe politica irresponsabile in una nuova primavera di rinascita.

Il populismo dilaga, il cortocircuito tra i poteri dello Stato sta insidiando le fondamenta costituzionali.

Sta crollando tutto sotto gli occhi di un governo indifferente di fronte all’agonia in cui versa l’Italia, presa per il culo da un presidente del Consiglio indifendibile su ogni cosa che dice e soprattutto per la sua irresponsabilità dannosa che sta praticamente mandando in rovina tutto.

Dalla deriva al naufragio ormai il passo è breve. All’orizzonte non si intravede nessuna riforma, questa legislatura è nata per essere costituente ed è invece diventata terra di scontro violento tra Silvio Berlusconi (in apoteosi di superbia, arroganza e vanagloria) contro tutti, magistrati, comunisti e corte costituzionale compresi.

Non vogliamo pensare che la Repubblica stia vivendo i suoi ultimi giorni. Non meritiamo gli insulti, la volgarità e la decadenza indecorosa di questa sciagurata classe politica che si ostina ad alzare i toni nella rissa che si fa sempre più incontrollata e violenta per il semplice motivo di non voler ammettere la sua sconfitta personale di fronte ai problemi irrisolti del Paese.

Presidente faccia qualcosa. Dia un segnale forte a questi irresponsabili. Sciolga le camere al più presto. Dopo che in Parlamento sono volati insulti, vaffa e altre amenità la misura è colma. Li mandi a casa e la ringrazieremo.

 

Nicola Vacca


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