Diario di bordo
Gigi Fioravanti. Lettera al vento
13 Marzo 2011
 

Ho letto il manifestino delle celebrazioni per il 150° dell’Unità d’Italia in Delebio e ho provato doppia meraviglia.

Il corteo viene fatto partire da Piazza Nassirija. Questa piazza, voluta dalla precedente amministrazione, vuole ricordare i 19 militari morti nella guerra in Iraq: una guerra fatta passare per patriottica, mentre la stragrande maggioranza della popolazione non la voleva; una guerra illegale e immorale voluta dagli americani di Bush, nata sulle bugie, e che ha portato infiniti lutti e distruzioni, alla quale il governo italiano, guidato da Berlusconi, ha voluto partecipare per compiacere gli amici americani e, ripeto, contro il volere e il sentire della stragrande maggioranza degli americani. Quei morti di Nassirija sono le povere vittime di politica opportunista e cinica.

La cerimonia poi si conclude all’oratorio e la cosa mi appare ancor più sorprendente. È noto come la Chiesa cattolica, la sua gerarchia, è stata fieramente contraria all’unità d’Italia (fino a scomunicare i suoi artefici dopo l’invasione-annessione degli Stati pontifici sul finire del 1860); poche le personalità religiose e intellettuali cattoliche favorevoli all’unità d’Italia, come Gioberti, Rosmini, Alessandro Manzoni e qualche raro prete (e per questo contestate e condannate). Il Risorgimento è stato fenomeno essenzialmente laico. Ora noi andiamo a celebrare la ricorrenza in oratorio: cosa credo più unica che rara in tutta Italia. Date a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio, ci ammonisce Cristo nel Vangelo.

Possibile che a Delebio non ci siano luoghi pubblici, per celebrare feste civili? Possibile che in Delebio ancora non si possa distinguere tra cittadino e parrocchiano?

 

gigifioravanti


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