Oblò svizzero
Locarno. “5/1” Cinque artisti nel Rivellino di Leonardo da Vinci 
a cura di Riccardo Lisi
02 Marzo 2011
 

Il Rivellino LDV a new way of making art

vernissage: sabato 12 marzo 2011,

ore 18:00

esposizione aperta

fino a sabato 9 aprile 2011

 

 

Ogni territorio ha avuto ed ha una sua specifica produzione d’arte. Al suo interno, in qualche modo, possono individuarsi – periodo per periodo - punti in comune e riferimenti; ciò avviene anche nell’arte di oggi, anche se in maniera assai meno delineata rispetto a quanto avveniva negli scorsi secoli. Il Locarnese, come altre regioni svizzere, vanta la presenza di un buon numero di artisti, anche notevoli, e la galleria il Rivellino ha pensato a due esposizioni collettive: la prima inclusiva di cinque artisti uomini, la seconda con un insieme di artiste donne, prevista nel 2012.

Nel Locarnese giungono persone da ogni dove e non è un caso che i cinque artisti prescelti – tutti di età compresa tra i 35 ed i 45 anni – abbiano origine familiare e luoghi di formazione davvero spurii e diffusi: dalla Francia all’Italia, da Zurigo a Vienna, fino all’Anatolia. Ma son tutti legati a Locarno ed al suo Rivellino. Tale luogo ha finora ospitato artisti di altissimo livello, di norma operanti anche nel cinema, e per la prima volta ospita artisti emergenti, di sicuro interesse. Degna di nota è la volontà di esporre artisti ed opere nate nella regione e che meritano occasioni di visibilità, offerte sia da istituzioni che da una galleria privata come questa. Una volontà che permette – tra l’altro – di far crescere un rapporto positivo e sinergico col territorio in cui la galleria è sita, rapporto che, a ben pensare, è tra i motivi stessi di esistenza di uno spazio culturale.

Gli artisti selezionati sono Anthony Chretien, Incir Bülent, Michele Lamassa, Pascal Murer e Umberto De Martino. Al Rivellino hanno portato opere recenti o appositamente realizzate; in esse usano tecniche eterogenee: dalla scultura al video, dal disegno alla foto ed all’installazione ambientale. In comune vi è una certa intimità, una riflessione sull’identità, che passa necessariamente attraverso la propria condizione maschile, qui ed oggi. Poi troviamo un costante riferimento alla natura, a volte specificamente del Locarnese, in forme o materiali che riprendono l’acqua, il legno, la terra, la flora e così via. Dalla natura ai nuovi media: il salto può apparire notevole, ma è invece operato da vari tra questi artisti, tutti consapevoli della necessità di produrre arte che appartenga al contemporaneo.

 

La mostra ha come titolo “5/1”: cinque artisti in confronto con un luogo ben specifico, luogo che ha rilevanza per la città di Locarno, includendo un bene architettonico notevole come il Rivellino, la torre difensiva il cui disegno viene attribuito a Leonardo da Vinci. Cinque approcci all’arte che si passano man mano il testimone, come cinque segmenti che - senza interruzioni - compongono un’immaginaria stella.

L’esposizione si apre sabato 12 marzo alle 18. La parte iniziale del vernissage comprenderà anche una performance di Anthony Chretien per la cui visione consigliamo di giungere puntuali.

La mostra sarà visibile fino al 9 aprile, giovedì, venerdì e domenica dalle 15 alle 18 e il sabato dalle 12 alle 16 – oltre che su prenotazione via telefono o mail – con ingresso libero.

 

Il piano di accesso alla galleria si apre con le opere di Incir Bülent, artista poliedrico di origine aramaica. Le opere che realizza rispecchiano un carattere particolarmente mite e riflessivo, attento all’osmosi tra persone e culture differenti. Già note sono le sue sculture che modificano radicalmente il nostro modo di vedere un classico object trouvé: monete da 5 centesimi o da 5 franchi in quantità immane, assemblate dall’artista con un pazientissimo lavoro manuale fino a giungere strutture torreggianti che ricordano le maquettes di palazzi di architettura contemporanea. Potrebbero essere per esempio progetti edilizi di Dubai, luogo mitico e controverso della modernità odierna dove proprio queste sculture - figure astratte la cui materialità rimanda direttamente all’economia ed al suo mito – probabilmente avrebbero notevole successo.

Di quest’artista saranno esposte anche terne di opere monocrome che includono riquadri realizzati con decine e decine di strati di stucco applicato perfettamente, ma in alcuni casi esposte ad anni di distanza. Le crepe così originate su una superficie già resa perfetta da un lavoro particolarmente accurato costituiscono un memento mori di questa creazione, di ogni realizzazione umana. In mostra son presenti anche piccole stampe a rilievo con delicati motivi geometrici e due foto stampate su rame in cui Bülent è ripreso durante la realizzazione delle sue sculture.

 

Tali foto sono state eseguite da Anthony Chretien, artista francese nei cui lavori si riscontra un certo legame concettuale con quelli di Bülent. Anche questo artista opera, nelle sue performance, sull’evanescenza del reale e sulla potenza dello scorrere del tempo. Realizza disegni con la polvere di carbone, filmando tale azione, fino sovente all’atto della loro cancellazione, vietando così alle sue opere di sopravvivere alla morte dell’artista stesso. Un paradosso che nasconde una forte autoironia, uguale e contrario a quello noto di Gino De Dominicis, secondo cui le opere d’arte vivano vita propria ed i capolavori siano la vera formula d’immortalità.

L’installazione posta al piano terra della galleria rende visibile su uno schermo lo stesso disegno realizzato in modo effimero, con una doppia proiezione: mediante un videoproiettore posto allo zenit dello schermo orizzontale e nel riflesso di uno specchio posto per terra.

L’artista espone altre due installazioni all’interno della torre del Rivellino. Nei giorni di preparazione dell’esposizione ha realizzato una tradizionale carbonaia, cioè il forno naturale, coperto di terra, con cui i carbonai producevano il carbone di legna, materia prima da Chretien impiegata nelle sue performance. Una di queste azioni la eseguirà durante il vernissage, filmandola dall’alto e riproponendo poi la dinamica della performance – dalla nascita del disegno, alla sua dissoluzione – proiettandola su un grande schermo posto in verticale nella corte del Rivellino.

 

Lo stesso piano ospita anche – assieme alla terrazza posta sulla sommità del Rivellino – le caratteristiche sculture in legno scolpite da Pascal Murer, urano formatosi a Vienna e già assistente di Michelangelo Pistoletto. Murer usa materiali naturali – vari tipi di legno, anche pregiato come il cedro – e ne riconduce la facies a paradigmi tratti dalla natura, ragionando sulla dialettica tra figura e forma, tipica dell’arte moderna. Infatti, provenendo da opere lievemente antropomorfe – come Garder et Regarder, nella terrazza – produce oggi soprattutto lavori dove è il singolo tratto scultoreo a evocare la linea curva di un’onda acquea od altri fenomeni naturali. Nella maggior parte di queste sculture perdura la verticalità degli alberi da cui deriva la materia prima, e la loro potente funzione di polmone della Terra è evocata dal titolo del duo di opere Odem, dal tedesco Atem, tra respiro umano ed espirazione arborea.

All’interno del Rivellino troviamo ancora un lavoro di Murer: un frottage su cotone della superficie di sue opere, come soluzione bidimensionale dello spazio scultoreo.

 

Scendendo di un piano troviamo l’installazione multimediale Cry Baby, di Umberto De Martino.

Quest’artista è molto noto a Locarno anche per esser stato tra i creatori e attivisti dell’associazione Niska, artefice di eventi d’arte dal gusto spiazzante. Nelle sue opere considera sovente l’esistenza apparentemente troppo libera, ma affetta da crisi emotive, di un giovane adulto, nel mondo-villaggio di oggi. Tale figura, in pratica un autoritratto, si concreta in disegni digitali un po’ apparentati con i bad paintings inglesi, ma molto più vicini alla sinteticità di una psichedelia cromatica a 8 bit, che alla ruvida acidità del garage rock. L’installazione è composta da due video e una grande stampa digitale realizzata appunto in quella tecnica, con il viso in visione frontale, come nell’arte bizantina. Il richiamo a tale stile torna in uno dei due video, grazie anche allo sfondo color oro, come nelle iconostasi. Il viso dell’artista si alterna ai suoi disegni, forzando una riflessione su una loro possibile natura autobiografica. Il titolo dell’intero lavoro è motivato dal suo restare con gli occhi sbarrati di fronte alla telecamera, fino a giungere alle lacrime. Infine l’altro video lo vede sullo sfondo di un vero e proprio muro, ben ordinato, di cipolle rosse, tagliate a metà. Scene evocative, prive di dialoghi e di azioni, in un uso volutamente assai pulito ed icastico della tecnologia video ad alta qualità.

 

Scendendo ancora un piano troviamo un ambiente appositamente modificato dall’artista Michele Lamassa, artista visivo operante anche nel cinema e nella fotografia.

In questa esposizione ha voluto suggerire ai visitatori una percezione empatica delle opere esposte, tramite la condivisione di spazi intimi da lui creati. Lo spettatore riceve intensi stimoli cromatici e si trova, nel chiuso del white space della galleria, a fronteggiare anche un quadrato di terra – ivi portata dall’interno del Rivellino – su cui la natura ha preso il controllo, col germoglio di forme vegetali. In opposizione a quest’opera naturale sta un lavoro realizzato con una tecnica spesso usata da Lamassa: un affresco dipinto con pigmenti monocromi e poi strappato. La facies dell’opera si è modificata per effetto dello strappo stesso e l’opera ha molto di materico, frutto dello studio effettuato dall’artista e di questo specifico intervento.

Inoltre Lamassa ha usato l’interno del Rivellino, sfruttando il vuoto lasciato dalla terra tolta, per realizzare una vasca riempita d’acqua di color rosso. Un ruolo notevole lo svolge qui il suo light project ed anche questo spazio, scuro di natura, acquisisce colore.

Una saletta superiore del Rivellino è il luogo ove proietta il risultato della sua attività, a confine tra arte visiva e cinema.

 

La corte accoglie una grande scultura di Incir Bülent – così come l’interno del Rivellino - oltre allo schermo di proiezione di una performance di Anthony Chretien.

All’interno della torre troviamo davanti a noi le vestigia delle installazioni performative sempre dell’artista francese e invece, lungo la salita sterrata posta sulla destra, l’installazione in situ di Michele Lamassa e il frottage di Pascal Murer.

Infine una saletta laterale ospita un’installazione di Umberto De Martino, che ha anche impiegato una delle vetrine stradali. Tale installazione, lievemente concettuale, si basa anche sull’uso di elementi corporei, poiché il piccolo “nido” è composto da peli della sua barba.

 

Sarà interessante, dopo aver visitato quest’esposizione, confrontarla con quella omologa che l’anno prossimo porterà al Rivellino le opere di un gruppo di artiste emergenti.

Questo progetto espositivo gode del sostegno delle edizioni ELR ed è curato da Riccardo Lisi, già coordinatore del centro culturale la fabbrica, a Losone.

 

 

Orari di apertura:

giovedì, venerdì e domenica dalle 15 alle 18

sabato dalle 12 alle 16

e su prenotazione

via mail: artgallery@ilrivellino.ch

o telefonicamente: +41 (0)79 632 4378.

 

Ingresso libero.

 

Il Rivellino LDV

Via al Castello 1 / angolo via B. Rusca

CH-6600 Locarno

www.ilrivellino.ch


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Dir. responsabile Enea Sansi - Reg. Trib. Sondrio n. 208 del 21/12/1989 - R.O.C. N. 7205 I. 5510 - ISSN 1124-1276