Diario di bordo
Libertà e nonviolenza ovunque!!! 
La Mozione generale del 39° Congresso del Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito
21 Febbraio 2011
 

Il 39esimo Congresso del Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito riunitosi a Chianciano dal 17 al 20 febbraio 2011;

Ringrazia tutto coloro che hanno deciso di essere presenti per tutta la sua durata malgrado i loro pressanti e urgenti impegni professionali e politici.

Lo svolgimento della prima sessione del 39esimo Congresso del Partito Radicale, è stato integralmente trasmesso in diretta da Radio Radicale e su internet, consentendo così a tutti di poter ascoltare e valutare la qualità e quantità dei quattro giorni di dibattito. Al Congresso si sono registrate nuove iscrizioni di esponenti e militanti delle componenti democratiche, liberali, federaliste e nonviolente di circa 30 nazioni.*

Il Congresso si è aperto all’indomani del rilascio di un compagno autorevole, Biram Dah Abeid, che ha potuto partecipare solo perché liberato dal carcere di Nouakchott in Mauritania dove era stato imprigionato per la sua lotta antischiavista. Pochi giorni prima la convocazione del Congresso un altro compagno, David Kato, era stato assassinato in Uganda dove difendeva i diritti umani e civili, fatto talmente grave che, malgrado fosse un Radicale, anche il Parlamento Europeo e molti Stati hanno protestato per questo assassinio.

A nove anni dal Congresso di Tirana dobbiamo prendere atto che il progetto centrale di allora, l'Organizzazione della e delle democrazie, seppur sempre più necessario, ha registrato grandi passi indietro anche ideologicamente.

Il Congresso ritiene ragionevole e responsabile prendere atto della richiesta e dell'esigenza di democrazia, della priorità innegabile in termini di diritti umani universali -contro la pericolosissima illusione del riproporsi, con veste democratica, degli stati nazionali denunciati già dal Manifesto di Ventotene come strutturalmente incapaci non solo di democrazia ma anche di progresso e di benessere.

Constata che gli obiettivi del suo Manifesto-Appello che esattamente trent'anni fa furono proposti dal Partito - oggi anche ufficialmente Transnazionale, Transpartito e Nonviolento – e sottoscritti e accolti da oltre 140 Premi Nobel, animano tutt'ora le urgenze effettive storiche del mondo attuale.

Il Partito Radicale, che per suo conto ha operato nelle direzioni che si era dato, si trova oggi a leggere in modo forse più completo e sicuro le conseguenze del fatto che le indicazioni politiche di quel Manifesto non sono state seguite; questo fatto propone alla prima sessione del Congresso stesso delle responsabilità e impone al Partito ancora una volta obiettivi di estrema ambizione e sospetta irragionevolezza.

Il Congresso rivolge a tutti i militanti e a tutti i partecipanti un invito a procedere immediatamente ad una attività di diffusione e di conoscenza di questa consapevolezza rivolta al rafforzamento immediato della sua azione e delle sua funzione, in relazione da una parte alla esplosione democratica delle rivolte - che sembra contrapporre la cecità e la rinuncia delle democrazie in corso di divenire sempre più “reali” - e dall'altra, per la prima volta, alle rivendicazioni di larghe masse popolari non di eliminare o letteralmente assassinare l'americano o l'israeliano, ma di pretendere il rispetto della legalità democratica: legalità di diritto internazionale e teoricamente superiore rispetto a quello nazionale.

Il Congresso conferma quegli obiettivi e li ripropone al Partito coll'auspicio di approfondirne e ampliarne i contributi per rafforzare e rilanciare questo duraturo progetto. Torna a far proprio, e ripropone integralmente come parte di questa mozione il proprio Statuto e il suo Preambolo, il documento di convocazione della prima sessione del 39esimo congresso e il Manifesto di Ventotene.

Il Congresso saluta la diretta testimonianza di alcuni protagonisti egiziani, tunisini e provenienti dalle varie nazionalità dell'Iran e dell'Iraq nonché del Vietnam che hanno, nel corso degli anni, pagato con la repressione, l’esilio e il carcere la loro opposizione democratica. La decennale partecipazione e adesione al Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito, di chi lotta per l'affermazione dei diritti umani fondamentali contribuisce a una crescita di consapevolezza e al consolidamento di una volontà politica comune che rappresentano la base e la condizione per il rilancio e il rafforzamento del Partito.

Il Congresso ribadisce quanto affermato dai Nobel nel 1981 e cioè che «occorre ribellarsi contro il falso realismo che induce a rassegnarsi come ad una fatalità a quel che invece appartiene alla responsabilità della politica ed al ‘disordine stabilito’».

«Occorre realisticamente lottare» proseguiva quel Manifesto-Appello «perché il possibile sia realizzato e non consumato, forse per sempre».

«Se i potenti della terra sono responsabili, essi non sono gli unici. Se gli inermi non si rassegneranno ad essere inerti, se dichiareranno sempre più numerosi di non obbedire ad altra legge che a quella, fondamentale, dei diritti degli uomini e delle genti, che è in primo luogo Diritto, e diritto alla vita; se gli inermi andranno organizzandosi usando le loro poche ma durature armi - quelle della democrazia politica e le grandi azioni nonviolente "gandhiane" prefiggendosi e imponendo scelte ed obiettivi di volta in volta limitati ed adeguati; se questo accadesse, sarebbe certo, così come oggi è certamente possibile, che il nostro tempo non sia quello della catastrofe.

Se i mezzi di informazione, se i potenti che hanno voluto onorarci per i riconoscimenti dei quali siamo stati insigniti, vorranno ascoltare e far ascoltare anche in questa occasione la nostra voce e l'opera nostra e di quanti in queste settimane stanno operando nel mondo nella stessa direzione, se le donne e gli uomini, se le genti sapranno, se saranno informati, noi» affermavano i Nobel «non dubitiamo che il futuro potrà essere diverso da quello che incombe e sembra segnato per tutti e nel mondo intero. Ma solo in questo caso. Occorre subito scegliere, agire, creare».

Il Congresso ribadisce e deplora la patente e ormai sistematica illegalità rispetto alle proprie carte fondative dell’Onu e dell’Unione europea mentre è ormai in atto un gravissimo processo di riduzione a “democrazia reale” di quel mondo che venne a lungo riconosciuto come “mondo libero”.

Il Congresso denuncia inoltre l’irresponsabile e illegittimo comportamento della comunità internazionale nei confronti degli Stati e delle situazioni anche formalmente riconosciute come non-democratiche e non di Stato di Diritto. Il rischio del progressivo burocratizzarsi anche delle giurisdizioni sovra o inter-nazionali spesso di fatto ignorate e inutilizzate è causa del deteriorarsi della stessa legalità internazionale e della conseguente violazione o negazione dei diritti umani. Torna d’attualità il monito di Winston Churchill rivolto nel 1946 agli stati democratici quando ricordò che «La Società delle Nazioni non era fallita per la sconfitta dei suoi princìpi, è fallita perché quei princìpi sono stati disattesi da quegli stessi Stati che l’avevano fondata. È fallita perché i governi dell’epoca hanno avuto paura di affrontare la realtà e di agire in tempo utile. Questo disastro non deve ripetersi».

Il Congresso conferma che soltanto l'accertamento formale e la sanzione delle responsabilità che hanno portato alla guerra in Iraq potrebbe riscattare davanti alle opinioni pubbliche mondiali la forza di attrazione del metodo democratico e dello Stato di diritto.

Occorre non sottovalutare il fatto che recentemente a poca distanza l'uno dall'altro personaggi diversi come Colin Powell e Donald Rumsfeld hanno sollecitato un'inchiesta sulle cause della guerra in Iraq. Sembra finalmente dunque manifestarsi ai massimi livelli di responsabilità o di complicità la verità sulla decisione di far scoppiare quella guerra per impedire che si compisse la azione diplomatica di convincimento all'esilio di Saddam Hussein.

Si riscontrano infatti negli ultimi giorni eventi, come la sostanziale richiesta di messa sotto accusa delle massime autorità istituzionali inglesi e statunitensi e dei poteri dominanti, che hanno portato l'ex Segretario di stato di Bush Colin Powell a chiedere l’accertamento delle responsabilità delle agenzie di intelligence civili e militari (CIA e DIA) per avere imposto il "timore" di una sicura esistenza di armi di distruzione di massa in Iraq, consentendo in tal modo l’invasione proprio nel momento in cui Hans Blix e El Baradei e i loro osservatori accertavano e informavano Londra e Washington dell'improvvisa totale collaborazione irachena alle loro ricerche. Nelle sue memorie uscite il 7 febbraio, Donald Rumsfeld, ha accusato il Presidente Bush di aver ordinato l'uso di torture contro (veri o falsi) terroristi al punto che Amnesty International e altre organizzazioni per i diritti umani hanno ipotizzato la possibilità di mandati di cattura contro Bush per violazioni della Convenzione sulla Tortura da parte di quei paesi che l’hanno ratificata. Per questi motivi Bush avrebbe rinviato o annullato un suo viaggio in Svizzera per scongiurare tale eventualità.

Infine, come emerso da testimonianze pubbliche non smentite dei massimi responsabili amministrativi dei ministeri della difesa, come il Direttore generale John Day e quello dell'ufficio del premier, Gus O'Donnell - oltre che dalla sottosegretaria USA Ellen Tauscher che per prima aveva reso nota questa situazione - a Londra potrebbe venir comprovato che la commissione d'inchiesta Chilcot sulla guerra in Iraq sarebbe stata ufficialmente condizionata dal Governo britannico a non ricercare le ragioni effettive della guerra scatenata il 20 marzo 2003.

Se in America e in Inghilterra la ricerca della verità avanza, è giunta l'ora che anche in Italia, malgrado destra e sinistra di regime siano anche su questo convergenti, venga promossa una commissione di inchiesta sul conflitto iracheno.

La rivolta che, con metodi e caratteristiche sostanzialmente nonviolenti, è improvvisamente esplosa dal Nord Africa al mondo arabo-mediorientale fino all’Iran, ha rivelato ovunque contro le dittature e i regimi autoritari di quei paesi una richiesta di democrazia e di diritti umani, che un diffuso e pervicace pregiudizio riteneva incompatibili con il mondo islamico. L’Europa e l’occidente democratico, che hanno sostenuto per decenni quei regimi per ragioni di realpolitik e di "stabilità", sono stati presi di sorpresa, incapaci di corrispondere a queste richieste, con la conseguenza che una straordinaria opportunità di cambiamento democratico può essere esposta a nuovi rischi di derive fondamentaliste e totalitarie.

Il Congresso ribadisce la necessità di accelerare la creazione di una Patria Europea e kantianamente di una Patria globale anche attraverso la risorsa dell'ordinamento internazionale che ha dentro di sé 23 sedi di giurisdizione da attivare anche teoricamente come fonte legislativa che si contrappone all'illegalità, dell'Europa e dell'Onu;

infine il Congresso accoglie e fa propria la proposta del movimento culturale liberale Società libera di organizzare contemporaneamente in varie città europee, per il prossimo mese di ottobre, la quarta edizione della Marcia internazionale per la libertà, dedicata in particolare ai popoli iraniano, uiguro, birmano e tibetano, marcia della quale il partito si impegna ad assicurare il massimo di successo e partecipazione, nella prospettiva di aggregare idee, forze e persone per la costruzione e diffusione transazionale del partito stesso in tutto il mondo.

Il Congresso dà mandato agli organi dirigenti di convocare una seconda sessione entro il mese di novembre del 2011 per, nel frattempo, mobilitare tutte le forze interne alle rivolte popolari e democratiche e chi è impegnato nella ricerca della verità anche sulla guerra in Iraq e, su questo, invita tutti gli iscritti e simpatizzanti a chiedere iscrizioni. Come dimostra la politica, anche la sua realtà partitocratica al Parlamento europeo e in Italia, la lotta per i diritti umani, la libertà e la democrazia, può essere garantita Solo grazie agli iscritti.

 

Il Congresso autorizza la presidenza del Senato del Partito al coordinamento formale del testo.

 

Per l'adozione del bilancio:

«la prima sessione del 39esimo Congresso del Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito riunita a Chianciano Terme dal 17 al 20 febbraio 2011 approva la relazione del rappresentante legale e il bilancio 2006-2010 corredata dalla relativa relazione dei revisori dei conti».

 

* Il Congresso Sottolinea inoltre l'ulteriore importanza dei contributi e delle nuove iscrizioni manifestatesi in occasione della prima fase del 39esimo Congresso da parte di esponenti e rappresentanti di istituzioni, di organizzazioni nonché delle componenti democratiche, liberali, federaliste e nonviolente di Albania, Azerbaijan, Balucistan occidentale, Burkina Faso, Cabinda, Cambogia, Croazia, Egitto, Soutern Cameroons, Cina, Croazia, East Turkistan, Islanda Kurdistan iracheno, Kyrgystan, Laos, Mali, Mauritania, Nigeria, Ogaden, Repubblica Democratica del Congo, Russia, Senegal, Sierra Leone, Sindh, Tibet, Uganda, Vietnam.

 

 

Qui anche tutti gli altri documenti prodotti dal Congresso

e la registrazione audiovideo integrale di Radio Radicale

dei lavori delle 4 giornate di Chianciano


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Dir. responsabile Enea Sansi - Reg. Trib. Sondrio n. 208 del 21/12/1989 - R.O.C. N. 7205 I. 5510 - ISSN 1124-1276