Lo scaffale di Tellus
“I figli degli eroi” di Lyonel Trouillot, uno dei più noti romanzieri haitiani 
Un dramma familiare raccontato dai bambini di una terra, quella di Haiti, assediata dalla povertà e dalla violenza
10 Febbraio 2011
 

Lyonel Trouillot

I figli degli eroi

Traduzione di Maria Valeria Caredda

Atmosphere Libri, pagg. 136, € 14,00

 

La storia de I figli degli eroi, pubblicato dalla neonata casa editrice Atmosphere Libri a un anno da tragico terremoto di Haiti, è ambientata in una bidonville di Port-au-Prince, Colin, ed è narrata in prima persona da un bambino. Da quando è partito per la Repubblica Dominicana a tentare la fortuna con la boxe, il bambino si fa chiamare Corazón e sopravvive con la sua famiglia grazie ai soldi che gli invia la madre Man Yvonne, che risiede negli Stati Uniti. Joséphine, l’umile moglie, votata al martirio e alla preghiera, viene regolarmente picchiata e annientata dal compagno. Mariéla è la sorella maggiore del narratore, e insieme i due ragazzi tentano di sfuggire alla claustrofobia e alla promiscuità dell’angusto tugurio in cui vivono con i genitori. Corazón non manca mai di appropriarsi dei soldi destinati alla famiglia sperperandoli nell’alcool, e impedendo così ai figli di frequentare la scuola. Passa il suo tempo a raccontare di immaginari incontri di boxe, che in realtà non ha mai visto né vissuto. Si inventa di lavorare come meccanico in un’officina, ma un giorno i due ragazzini scoprono che il padre non è altro che l’uomo di fatica del padrone dell’officina, che lo tiranneggia e lo umilia.

Al culmine di una crisi domestica, lo uccidono, ma l’atto non è intenzionale. Poi si danno alla fuga. Vagabondano per la città, appropriandosi di spazi fino allora sconosciuti. Riescono persino a godere di una giornata di libertà sulla montagna che domina la capitale. Ma la notizia del delitto si diffonde rapidamente, ben presto vengono riconosciuti, bloccati dalla folla, e separati.

 

Finché ci sono forme di razzismo, io martello la mia isola,

non come un esule, ma come un orologio,

parlando della mia umanità”

 

«Trouillot scrive con il cuore sulla sua manica... E la sua empatia per il disinvolto Colin e la grintosa e coraggiosa Mariéla richiama elementi di Dickens». - Publisher Weekly

 

«Lyonel Trouillot è forse il più noto dei romanzieri contemporanei haitiani. I figli degli eroi mostra l’autore nella sua forma primaria di chiarezza stilistica e impatto emotivo. La sua caratteristica narrazione in prima persona crea una storia ben costruita tanto vividamente realistica quanto tragica». - Thomas C. Lancia, direttore di Une Journée Haitienne e co-editor di Celine e the Politics of Difference

 

 

Lyonel Trouillot, nato a Port-au-Prince nel 1956, insegna letteratura all'Istituto Francese di Haiti e all'Università dei Caraibi, scrive poesia in creolo e narrativa in francese per cui ha vinto numerosi premi. Le sue opere includono L'avant que j'oublie Amour, Le Livre de Marie, Rue des pas, Bicentenaire (tradotto in Italia da Edizioni Lavoro), Thérèse en mille morceaux (tradotto in Italia da Epoché), Les Enfants des héros e il recente Yanvalou pour Charli, vincitore del Prix Wepler-Fondation La Poste. Nel 2010 Trouillot è stato nominato Chevalier des Arts et des Lettres de la France. Come promotore culturale, è attivo nell'ambito dell'associazione NON.

 

 

Citazioni:


Per la gente è una qualità sentirsi male alla vista di una goccia di sangue. Non è la ferita che essi piangono, ma la macchia o la pozza che sporca i mobili, il pavimento o i vestiti”.

 

È morto nell’istante in cui l’abbiamo sentito farfugliare. Per questo Mariéla va a cercare nella cassetta dove lui tiene gli attrezzi. Soppesando le diverse chiavi e scegliendo la più pesante. Corazón, onore al merito, crede sempre che il suo pubblico sia docile. Mariéla gli si avvicina, si solleva sulla punta dei piedi per poter centrare meglio il cranio, fa roteare le braccia abbassando di colpo la chiave con tutta la forza che ha nelle mani. Lui resta di sasso…”

 

Stavo così male che avrei bevuto e accettato qualunque cosa. La solitudine stanca, e gli uomini non sono nati per resistere”.

 

(Nota dell'Editore)


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