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Vetrina/ Paola Mara De Maestri. Poesie per non dimenticare
26 Gennaio 2011
 

Il 27 gennaio del 1945 furono aperti i cancelli di Auschwitz, il campo di concentramento e di sterminio costruito dai nazisti nella Polonia occupata, dove persero la vita oltre un milione di ebrei, tra cui molte migliaia di ebrei italiani. Per questo motivo il 27 gennaio di ogni anno viene celebrato “Il giorno della memoria”, ricorrenza istituita con la legge n. 211 del 20 luglio 2000 dal Parlamento italiano in ricordo delle vittime della Shoah e delle persecuzioni naziste. La giornata della Memoria dell'olocausto rappresenta simbolicamente lo sforzo comune di superare tutte le forme di odio, violenza, guerra e discriminazione, con la speranza che quanto accaduto non si ripeta mai più. La storia dovrebbe essere “maestra di vita”, per questo è una materia di studio anche nelle scuole. Eppure l’intolleranza ancora oggi miete in tutto il mondo troppe vittime. Il testimone passa ancora nelle mani delle generazioni future, ma la strada verso la giustizia e la pace si dimostra piuttosto lunga e tortuosa.

 

 

Per non dimenticare

 

Un giorno della memoria,

per non dimenticare

quello che ancora può fare

quella belva che cova,

quel tarlo che rumina

nell’antro.

Un silenzio che è brivido:

occhi impietriti

in ammassi

di anime scarne,

in sordi lamenti

trasportati dal vento.

Per non dimenticare

quello squarcio

di storia

quel patibolo

della speranza,

olocausto

impenitente

che ancora arde.

 

(da Il pane del sorriso, Giulio Perrone editore 2008)

 

 

Ricordi negati

 

Siamo figli di un passato

che è memoria,

siamo padri di un presente

che è già storia.

 

Il sonno siderale

di olocausti obliati, negati, svuotati

infiamma l’etere

di una Norimberga infinita.

 

I ricordi sono il futuro del mondo.

 

(da Aquiloni d’argento, Circolo Culturale Morbegnese 2010)

 

 

Gerusalemme

 

Gerusalemme

epicentro del mondo,

tratta di schiavi

in teatri di mercenari.

Ampolla di lacrime

in sciabole di fuoco.

Terra senza promessa,

nei granai della memoria

anche l’ultimo baluardo

stende un velo nero.

 

(da L’amore parla piano, Bellavite Editore 2004)

 

 

Zigo Zago

 

Sulle spalle una sacca

con indosso una casacca

gettato nella mischia

e della causa chi se ne infischia.

Correre a zigo zago

per non sentire l’ago

di un un bel ricamo

a pioggia sulla mano.

Con il ricordo sbiadito

di un presente fallito

di un passato alla storia

dell’ombra del sole

che cambia la memoria.

Solo un battito tuona più forte

e trapassa la tua morte

solo un grido scoppia più feroce

ed è quello del mio io

che si nasconde sotto un sasso

al suono del contrabbasso.

Tutto è lontano

le parole della gente

corrono a zigo zago

ed io più veloce

per non sentire il fischio

del sia giusto io non m’immischio.

Chiamami zigo zago

chiamami soldato.

 

(da Il pane del sorriso, Giulio Perrone editore 2008)


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