Notizie e commenti
Eliana Cambieri. Europa laica!
16 Gennaio 2011
 

Una nostra socia ha deciso, in un periodo storico così legato alle storie di volgare sesso, di volgere lo sguardo altrove ed occuparsi di diritti. Piccoli diritti ma quelli che poi fanno la differenza perché diventano identitari e si iscrivono, anche loro, nella nostra storia. (Scuola e Diritti, la segreteria)

 

 

Sguardo d'insieme sull'insegnamento della religione in Europa.

Soluzioni differenti per storie differenti.

 

La questione dell'insegnamento della religione cattolica è un argomento spinoso e che desta numerose polemiche.

Una prima questione, a mio avviso fondamentale, si basa sul fatto che l'ora di religione cattolica possa costituire un credito scolastico in più per lo studente frequentante.

Una seconda questione spinosa è la scelta del ministro Gelmini di non prevedere la presenza agli scrutini degli insegnanti di attività alternativa.

In seguito vi è stata la proposta della stessa Gelmini di attribuire il voto in decimi all'IRC con conseguenze sulla media complessiva dell'alunno.

In tutte queste polemiche e carosello di proposte, naturalmente ne manca una fondamentale: la programmazione di un'attività alternativa con una sua precisa dignità. Ciò che naturalmente emerge è la situazione di difficoltà nella fruizione di una scelta che non si configuri come religiosa. Quindi il disdegno verso un principio fondamentale sancito dalla nostra costituzione: la laicità.

Ritengo possa essere utile, in questo marasma di proposte e di soluzioni malamente abbozzate, uno sguardo sul panorama europeo rispetto all'insegnamento religioso e non.

 

Quante e quali religioni

 

In Europa l'insegnamento della religione è maggioritario, ma non si tratta ovunque di religione cattolica o di una religione unica: questo caso si verifica solo in 6 paesi (tra cui l'Italia) per la religione cattolica, in 2 per quella ortodossa (Cipro e Grecia) e in 1 (Turchia) per quella islamica. In 12 paesi l'insegnamento è multireligioso, sia nel senso di prevedere più confessioni, anche non cristiane (ebraismo, islam e buddismo) sia nel senso di prevedere discipline interconfessionali (Svezia, Regno Unito, alcuni cantoni svizzeri). Quest'ultima pratica è oggi prevalente ad Amburgo, per cui viene spontaneo chiedersi perché proprio il "Papa tedesco" voglia negare all'Italia ciò che in Germania non desta né scandalo né problemi né alle autorità ecclesiastiche né alla cittadinanza. E nel sud della Germania, a prevalenza cattolica, sono diffuse esperienze di insegnamento islamico, talvolta anche in lingua turca.

A questi si aggiungono 6 paesi che offrono diverse confessioni cristiane (cattolica, ortodossa, protestante), a volte nella medesima scuola o regione, a volte in zone diverse del paese, più la Bulgaria e la Russia dove di fatto si insegna religione ortodossa e islamica (de jure in Russia anche buddismo e ebraismo) e la Finlandia dove si insegnano più confessioni protestanti.

Ora, ho preso in considerazione solo i paesi in cui l'insegnamento della religione è contemplato, ma ciò non costituisce l'unico modello da prendere in considerazione. Ci sono infatti tre paesi dove non si insegna religione a scuola: la Francia (con l'eccezione della regione dell'Alsazia-Lorena), l'Ungheria (dove religione è materia extrascolastica e facoltativa) e la Slovenia. Vi sono poi paesi in cui non si insegna religione in alcune località o scuole (Svezia), cantoni (Svizzera) o gradi di scuola (nelle secondarie bulgare).

In altri 6 paesi (Lettonia, Lituania, Polonia, Slovacchia, Portogallo e Lussemburgo) l'insegnamento della religione non è di per sé curriculare ma funziona di fatto come materia alternativa ad un insegnamento curricolare laico di “etica”. È qualcosa di simile a ciò che succede in Germania nei laender di Brandeburgo e di Berlino, dove proprio quest'anno un referendum ha respinto l'ipotesi di introdurre l'insegnamento della religione nel curricolo obbligatorio.

In due paesi (in Belgio e nelle secondarie croate) l'insegnamento della religione è materia opzionale, a scelta con un altro insegnamento, anche qui di Etica o di Morale.

Negli altri paesi si insegna religione come materia curricolare obbligatoria, con possibilità di dispensa (in 14 paesi, come avveniva nell'Italia pre-concordato dell'84), o facoltativa (in 12 paesi, come nell'Italia post-concordato dell'84). In alcuni paesi l'obbligatorietà con dispensa e la facoltatività sono copresenti a seconda delle località (cantoni svizzeri) o dei gradi di scuola (Croazia).

 

Le discipline alternative

 

Solo 12 paesi offrono discipline alternative a chi non si avvale dell'insegnamento religioso (compresi i paesi in cui è religione ad essere disciplina alternativa). In 9 paesi si tratta soprattutto di “Etica”. In 3 casi (Italia, Russia, Ucraina) si tratta di attività decise dalle scuole. In Germania la disciplina alternativa è decisa a livello di laend: può essere “Etica” oppure “Filosofia pratica” oppure “Storia delle religioni” oppure tutte e tre le cose messe insieme.

17 paesi non offrono nessuna disciplina alternativa.

 

Stato giuridico degli insegnanti di religione

 

In 17 dei 31 paesi esaminati si parla di controllo statale sull'insegnamento della religione, ma cosa ciò significhi non è del tutto chiaro. Da noi e in Spagna la nomina è di fatto competenza dei vescovi. Da noi sia con contratto a Tempo Indeterminato (concorso) sia a Tempo Determinato, in Spagna a contratto a Tempo Indeterminato, ma non “di ruolo”. Anche in Grecia è chiarito che gli insegnanti di religione sono dipendenti pubblici.

I titoli richiesti per insegnare religione sono in 11 paesi lauree o diplomi in teologia o scienze religiose che sono erogati da università statali, in 15 paesi, tra cui l'Italia, fa fede un non meglio precisato certificato ecclesiastico. In Bulgaria e nella regione francese dell'Alsazia-Lorena l'insegnamento della religione è demandato direttamente a personale religioso (diaconi, pastori, catechisti).

Esprimo un mio parere per promuovere l'accettazione dell'altro/a, sia esso/a cattolico, islamico, buddista, induista, scintoista o altro ancora: l'adozione del sistema francese o ungherese, (così scarsamente considerato), ergo, l'abolizione dell'insegnamento di qualsiasi religione nella scuola. Ciò significherebbe niente più diatribe, sentenze, accapigliamenti, discussioni con insegnanti e dirigenti, forum interminabili fra chi vorrebbe, come materia alternativa, l'insegnamento di storia delle religioni e tra chi, invece, vorrebbe l'insegnamento di filosofia delle religioni e tra quanti, ancora, vorrebbero l'insegnamento di nascita delle religioni. Quanti sentono la necessità di accettarsi attraverso dogmi e non idee, istituiscano dei corsi a loro piacimento, in forma privata e non se ne parli più.

Sono favorevole, anche, all'elaborazione di un progetto, per ottenere, come primo obiettivo, una reale parità tra chi si avvale dell’insegnamento della religione cattolica (IRC) nella scuola pubblica e chi decide di non frequentarlo. In particolare, questo progetto può essere rivolto a chi (genitore, studente, insegnante), interessato alle attività formative alternative previste dalla legge, incontra difficoltà normative, finanziarie e organizzative che ne impediscono l’effettuazione.

Non mi stancherò mai di ripetere che un obbiettivo sostanziale della scuola pubblica è il superamento dell’attuale sistema educativo che discrimina gli scolari in base alle scelte religiose dei genitori, per arrivare a proposte formative rivolte a tutti e che studino una pluralità di concezioni del mondo, la sua storia, le differenze e i punti comuni.

Lavorare insieme a questo progetto, un progetto che preveda l’obiettivo di realizzare un sistema educativo che non discrimini più fra credenti e non credenti potrebbe portare la scuola italiana ed europea a diventare una vera fucina di creatività.

 

Eliana Cambieri

(da 'l Gazetin, gennaio 2011)


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