Pianeta jazz e satelliti
Aires Tango: un successo annunciato
09 Gennaio 2011
 

Bella serata quella di sabato all'Auditorium Sant'Antonio di Morbegno: protagonista uno dei migliori gruppi italiani del momento, l'Aires Tango di Javier Girotto, argentino di Cordova trapiantato a Roma da oramai vent'anni. Un quartetto largamente collaudato e nel pieno della maturità espressiva, non più un trio che accompagna il solista ma qualcosa di più intenso e profondo. Lo si è visto chiaramente proprio a causa delle condizioni fisiche di Javier, influenzato e visibilmente debilitato: i musicisti hanno fatto squadra, prendendo spazi ed alleggerendo il compito del leader. La musica del gruppo è una miscela di influenze tratte dalla musica popolare argentina, non solo il tango dell'area urbana di Buenos Aires, ma sopratutto le radici contadine e campagnole della provincia, sapientemente introdotte in un linguaggio aperto e contemporaneo in cui l'improvvisazione jazzistica gioca un ruolo determinante.

La prima mezz'ora è volata via senza interruzioni con gli Aires a ripescare brani dal repertorio dell'ultimo album, 10/15, un titolo numerico che sta ad indicare il numero di compact pubblicati (10) e gli anni di esistenza del gruppo (15, ma oramai sono 17). Poi una pausa con Javier al microfono, più asciutto e molto meno brillante del solito. La febbre doveva essere veramente alta per impedire al nostro di conquistare il pubblico con la sua verve affabulatrice che solitamente riserva in occasioni simili. Passato alla quena, il flauto andino, Girotto suona una malinconica ed emozionante “Abuelas de Plaza de Majo”, in memoria delle vittime della dittatura militare argentina. Poi il ritmo riprende il sopravvento (“Malvinas”) e non è solo il soprano a trascinare, ci sono le volate impetuose di Alessandro Gwiss al pianoforte e la solidità del basso elettrico di Marco Siniscalco, per non parlare della fantasia illuminante di Michele Rabbia alle prese con un numero incredibile di percussioni e di oggetti, compreso un sacchetto di plastica sfregato sotto il microfono.

Niente di veramente nuovo per chi conosce bene il gruppo, ma il carico di suggestioni e di eccellente perizia strumentale accompagnate da una perfetta integrazione tra i musicisti rende il concerto di Aires Tango una esperienza sempre emozionante e divertente. Pubblico numericamente finalmente all'altezza dello spettacolo che alla fine tributa la giusta ovazione ai quattro, dopo un bis (“Mi Nino”) che ha fatto cantare e battere le mani a tutti i presenti. Bel successo per Quadrato Magico, e la cosa mi rende particolarmente soddisfatto.

 

Roberto Dell'Ava


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