Oblò cubano
Félix Luis Viera. Lontano da Cuba
22 Settembre 2010
 

Isola di Cuba,

quante chitarre sono state rotte in tuo nome,

quanti tiranni ti hanno violata dopo averti proclamato donzella nuovamente, quante ragazze hanno morso la polvere del loro Sogno

dopo che l’azzurrissimo mare si è fatto rosso con il sangue dei loro amori,

quanti bambini hanno perso i loro palloncini sotto il tuono garante di Giustizia.

 

Quante gonorree, quanti cancri

hanno depositato in te i tuoi salvatori,

quanti blandendo la rossa sfumatura della poesia

hanno incatenato i tuo occhi, hanno lanciato

in aerei di carta la menzogna di te come una frutta plastica.

 

 

Isola di Cuba, sangue che non finisce,

dove ti trovi in questa notte, dove

che i tuoi boleri non mi raggiungono, dove

che quelle donne non mi afferrano i timpani con le loro risa come

flauti che scoppiano, dove che i neri non arrivano ansimanti, tautologici,

sereni come serpi in fuga, dove

che le nere non mi assaltano con i loro culi come bastioni biblici?

E dove, dove quelle mulatte

che sotto le nevi dei lampi consacrano l’ostia?

 

Dove,

amore mio,

in questa notte quando

mi fai male in tutta la bocca,

quando

inutilmente

ti cerco nel lontano freddo.

 

Félix Luis Viera

(da La patria es una naranja)

Traduzione di Gordiano Lupi


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