Arte e dintorni
Patrizia Garofalo incontra Giuliano Grittini: Alda Merini, Marilyn Monroe e le altre...
18 Settembre 2010
 

P. – Ti sono grata a nome di tanti di aver penetrato con la tua fotografia e pittura il mito della bellezza in donne straordinarie come Alda Merini e Marilyn Monroe. Sopravviveranno in un unicum immortale?

G. – Parlando di Marilyn Monroe, immagino una donna straordinaria, che ebbe dalla vita tutto tranne l’amore vero, diventata un mito per la bellezza sconvolgente che nell’immaginario collettivo ancora oggi suscita una grande e intrigante magia. Quando nel 2003 parlai di Marylin con la Merini, Alda mi guardò e disse: “Sai, Giuliano, che sua madre fu rinchiusa in un manicomio? Credo che Marylin sia stata una donna molto sola, proprio come me, molte volte anch’io mi sono sentita così, sola con la mia poesia”. Nel libro, edito da Rizzoli, colpe d’immagini che contiene mie fotografie e molti aforismi, sul retro di copertina la Merini ha scritto “la pistola che ho puntata alla tempia si chiama poesia”. Fu così anche per Marilyn, la sua pistola era il suo successo… la sua bellezza.

 

P. – Le fotografie che tu scattasti ad Alda Merini, nuda e con un filo di perle disvelavano quanto era ancora presente dalla coercizione fisica subita in manicomio ed erano intensissime; quelle di Marilynn tendono anch’esse a sottolineare la fragilità del corpo?

G. – La fotografia, alla quale ti riferisci fu scattata nel 1999. Per molti fu uno scandalo e un inutile ostentazione, ma a molti comunicò una grande pace interiore. Era stesa sul letto a seno nudo, con un filo di perle al collo e l’immancabile sigaretta. Era bella, intensa, sembrava una regina.

La foto fu poi esposta nel 2001 alla Biennale di Venezia nel Bunker Poetico.

La Merini parlò poi all’amico Angiolillo della sua “performance” nel testo a proposito del nudo edito da Acquaviva. Capace di cogliere la realtà nella sua molteplicità nel tempo ne diede parecchie versioni. Si, anche le fotografie di Marylin tendono a restituirle quanto le fu preso.

 

P. – La fotografia quindi non è lo scatto di un attimo per Giuliano Grittini?

Essa tende ad un’eternità ripercorribile?

G. – Nel mio libro Immagini e fotografia la Merini scrisse appunto di come la fotografia rivaluti la figura e la trasferisca a mondi diversi, diversamente attraversabili ma mai momentanei.

 

P. – Le tue fotografie-quadro insieme a silenzi che diventano parola-immagine, quali sentimenti provocano nel loro comporsi?

G. – Un intenso contrasto tra vita e morte, tanto intenso da credere che veramente per amore si possa anche uccidere.

 

P. – Cosa mi dici, Giuliano, delle tue mostre di oggi?

G. – I miei lavori fino ad inizio autunno, quelli che riguardano Alda e Marilyn sono esposti a Porto Cervo e ad Arona. È in programma una mostra a Milano al castello Pozzi, il luogo però non è in grado di ricevere molta gente. Si terrà invece un’altra esposizione allo spazio Oberdan, proposto dalla provincia di Milano. Insieme ai quadri sarà preziosa e necessaria cornice un libro di testimonianze d’affetto, appunti e racconti di vita di persone che hanno avuto la fortuna di conoscere Alda.

Ricordo che quando la aiutavo a salire sul palcoscenico, le dicevo “Alda, sei il Vasco Rossi della poesia!”, oggi le direi che è invece il Dante della poesia.

 

P. – L’ultimo scritto edito della Merini è le madri non cercano il paradiso e sono poesie raccolte da te. Qualcosa in merito a questi scritti?

G. – È un libretto nato dopo tre anni di “gestazione”. Sarebbero lunghi da raccontare i retroscena del testo, interessanti, curiosi ma anche molto faticosi. Voglio dire però che la realizzazione di questa silloge e la sua distribuzione le ho avvertite come una sorta di magìa.

 

P. – Tu sai, Giuliano, che tanta gente ti sente vicino e amato non solo per la tua arte ma per tutto quello che ci hai sempre dato e offerto senza mai supponenza anzi con un amore indicibile e sempre più forte nei confronti della grande poetessa…

G. – Mi sono sempre lasciato alle spalle invidie e gelosie che spesso hanno accompagnato il mio starle accanto e il rifiuto di fotografare altri poeti.

È vero che Alda era un’esclusivista, “Se scrivi e fotografi per altri, con me hai chiuso!”, ma io non avrei mai potuto sentire per nessuno l’empatia che provavo e ancora sento per lei.

Ho amato questa poetessa con l’intensità di chi crede in qualcosa di magico, trascinante e arricchente.

 

P. – Grazie Giuliano e a presto con il tuo nuovo lavoro su Maria Teresa di Calcutta e le foto delle tue mostre delle quali parleremo.

 

Patrizia Garofalo


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