L'ultimo dei milanesi
Il Circolo culturale Carlo Perini 
«Tutta colpa di Giovanni XXIII e del 'Vaticano II'...»
13 Settembre 2010
 

Ricevo e ospito con piacere nella rubrica l'articolo del poeta (e giornalista) Alberto Figliolia, grandissimo conoscitore e infaticabile scopritore di storie milanesi. (m.r.)

 

 

Arterie spappolate, nervo sciatico leso, trentadue interventi chirurgici. Uno sparo vigliacco contro un uomo che amava il dialogo. Forse proprio per questo fu colpito. Il racconto di quel giorno, a udirlo, fa tuttora divenire di ghiaccio la spina dorsale... A trent'anni di distanza Antonio Iosa patisce ancora le conseguenze fisiche di quell'azione terroristica targata Brigate Rosse in via Mottarone, a Milano, ma non si è mai arreso alla paura (nel novero delle sue (dis)avventure quale uomo impegnato nel sociale c'è anche l'aver subito un assalto fascista: insomma, disgrazie bipartisan...) né in seguito ha mai rinunciato al coinvolgimento come infaticabile organizzatore e intellettuale.

Antonio Iosa, pugliese che ha studiato a Firenze per scegliere Milano con un'incoercibile vocazione cosmopolita, è l'anima del Circolo Culturale Carlo Perini (www.circoloperini.com) da lui creato assieme a un gruppo d'amici nel 1962 a Quarto Oggiaro-Vialba, uno dei più grandi quartieri popolari non solo della grande metropoli lombarda, bensì a livello nazionale, considerato a lungo zona di frontiera (vi è cresciuto anche il grand'archiscrittore Gianni Biondillo). Si dice che un albero che cade faccia più rumore di una foresta che cresce, un proverbio che si attaglia benissimo a Quarto Oggiaro, l'antica Uglerio, che non è solo retate criminali, e al Circolo Perini, il quale è stato baluardo e presidio morale di un luogo, prima in via Val Trompia 45/a poi nell'attuale dimora di via Aldini 72, proponendo le più disparate attività: ricerche, indagini e pubblicazioni sul territorio; incontri, convegni, conferenze e dibattiti fra componenti cristiane e laiche; cineforum e teatro; concorsi di letteratura e fotografia con temi profondi e mirati. Coagulo civile, punto di riferimento, coscienza critica, cultura a 360° nel segno del dialogo.

«Tutto è nato per “colpa” di Giovanni XXIII» racconta il vivacissimo 77enne che è Iosa, dal 1952 a Milano dalla nativa Daunia, «sotto l'impulso del Concilio Ecumenico Vaticano II e l'azione di promozione sociale della Chiesa». Ora però... «La cultura si è imborghesita; anche in questa Milano che cambia non vi è una progettualità. Gli interessi forti non pensano a proporre una promozione culturale nelle periferie, trascurate, e le speculazioni edilizie non creano cultura. Noi tuttavia continuiamo a provarci: vogliamo progetti qualificanti nelle periferie e denunciamo lo scollamento fra politica e territorio, il calo delle tensioni ideali e le terziarizzazioni calate dall'alto sulla popolazione». Se, per denunciare, lecito e doveroso è sfogliare il cahier de doléances, non si smettono tuttavia i panni della speranza e della volontà.

Ha scritto Carlo Castellaneta: «Il Circolo Perini ha portato la cultura verso la periferia e la cultura della periferia verso il centro. “Quelli” del Circolo capirono che le differenze non dovevano trasformarsi in disuguaglianze, ma essere occasione di crescita per tutti».

Il Perini, Ambrogino d'oro nel 2002, persevera nei propri intenti e progetti, uno dei quali si è di recente concretizzato nella pubblicazione di Milano e gli anni del terrorismo, volume (presentato anche a Palazzo Sormani) che vuole rivolgersi soprattutto alle nuove generazioni e studenti affinché sappiano e possano disperdere, con le armi della ragione, della solidarietà e dell'intelligenza, gli spettri dell'ignorante e ignobile violenza.

Antonio Iosa, invidiabile verve ed eloquio travolgente come la sua umanità, non ha covato rancori né ha mai vissuto con il desiderio di vendetta (conosceva peraltro gli sparatori), ma, per fortuna e soprattutto per scelta, è un uomo di principii e di memoria.


Alberto Figliolia


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