Prodotti e confezioni [08-20]
Vetrina/ Alberto Figliolia. Trentatré
04 Settembre 2010
 

Trentatré


non più rose nel deserto di Atacama

ma uomini dispersi in viscere di sabbia e terra

ed echi di grida trattenute dagli abissi

fra lucine tremolanti e bui inauditi

a farsi reciproco coraggio

dolenti, ultraumani nell'abbandono


perché la realtà non è come Lost

mille e mille fughe di possibilità

fra le tante da scegliere e a piacimento modificare

 

intrappolati come topi, con i topi

e in fondo tutti viviamo come roditori paurosi

in ottuse pavidità o, peggio, nell'indifferenza

 

il cielo è mutevole, come le nubi che

i minatori di Atacama non vedono più correre

negli occhi dei figli ignari

ma solo nella memoria del cuore

 

mentre lontano sbraitano insulti e giudizi

insulsi politici sui destini del mondo che non sanno

e le multinazionali donano profitti in paradisi fiscali e yacht

ai consigli di amministrazione in lucida cravatta

 

non più la brezza, seppur torrida, a San José

ma uomini coi lineamenti segnati dalla fatica

polvere nei polmoni, detriti nella mente

le mani callose rotte assenti

sulle labbra una preghiera: l'ultima forse

 

Alberto Figliolia


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