Diario di bordo
Maria G. Di Rienzo. Le madri di Tiananmen
20 Agosto 2010
 

Dopo oltre vent'anni di sorveglianza, telefono sotto controllo e posta elettronica filtrata, la settantatreenne Ding Zilin, docente universitaria in pensione, non ha ancora smesso di tentare di scoprire la verità sui fatti che condussero alla morte di suo figlio. La madre del liceale Jiang Jielian, che fu il primo ad essere ucciso nel massacro della Piazza Tiananmen a Pechino, nel 1989, ancora spera di trovare pace.

Negli anni '90, dopo aver fronteggiato il dolore ed il trauma persistente per la perdita del figlio, Ding Zilin incontrò un'altra madre che aveva perso un figlio adulto nel massacro. Le Madri di Tiananmen cominciarono allora a crescere, arrivando a 150: sostenute dalle loro famiglie, si sono messe insieme per aiutarsi l'un l'altra mentre chiedono alle autorità cinesi di dare informazioni sulle inchieste irrisolte rispetto all'arresto, alla morte e/o alla scomparsa dei loro figli.

Secondo le Madri, sessantaquattro persone, in maggioranza giovani studenti, furono uccisi durante le proteste di Tiananmen del 1989. Altri svanirono senza lasciare traccia. Altri ancora furono arrestati e sono tuttora in carcere. Sino ad oggi, il governo della Repubblica popolare cinese non ha messo in moto alcuna inchiesta trasparente. Nonostante la richiesta delle Madri, i casi sono stati lasciati senza soluzione e le domande pendenti restano senza risposta.

Nel 2003, Ding Zilin è stata segnalata per il Premo Nobel per la Pace, in ragione del suo coraggio. Nel 2005, fu arrestata dalle forze di sicurezza e poi rilasciata senza imputazioni, assieme ad altre due Madri, la signora Huang Jinping e la signora Zhang Xianling: il governo le ammonì di non tentare di commemorare l'anniversario del massacro. (le Madri testimoniano regolarmente, in Piazza Tiananmen, in quell'occasione).

«Il nostro gruppo di madri in lutto sa di non aver più molto tempo a disposizione», ha detto Ding Zilin nella newsletter del 4 giugno 2010 diffusa dalle Madri di Tiananmen. «Ma persino sull'orlo della morte noi continueremo ad andare avanti».

Parlando pubblicamente sulla libertà di informazione e l'accesso a internet nel suo paese ha aggiunto: «Noi crediamo che la Cina, oggi, si trovi in un momento critico. Il nostro paese sta andando avanti o indietro? La decisione che deve prendere, in accordo alle pratiche internazionali che seguono la Dichiarazione universale dei diritti umani, sta nel non esitare nel difendere il diritto dei suoi cittadini alla libertà di parola. La libertà di parola sta in media aperti e nell'accesso alle informazioni».

Il sito delle Madri è: www.tiananmenmother.org

 

Maria G. Di Rienzo

(da Telegrammi della nonviolenza in cammino, 20 agosto 2010)


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