Cosa bolle in culdera
ALPEGGI. Preoccupato il presidente del Parco delle Orobie per i nuovi indirizzi regionali
02 Giugno 2006
 

In qualità di presidente del Parco delle Orobie Valtellinesi, esprimo forte preoccupazione per la notizia delle nuove modalità regionali di erogazione dei contributi alle attività di alpeggio, che potrebbero determinare l’abbandono di molte aree monticate in tutta la provincia di Sondrio e, quindi, anche nel territorio del Parco.

Le pratiche di alpeggio rappresentano per un’area protetta montana e forestale (così è classificato dalla Regione il Parco delle Orobie Valtellinesi) il più chiaro esempio di attività economica tradizionale su cui può essere basato uno sviluppo delle comunità locali che sia sostenibile e compatibile con le finalità di conservazione dell’ambiente naturale proprie del Parco.

La presenza sul territorio degli alpeggiatori rappresenta, inoltre, un motivo di interesse per i visitatori del Parco e sempre più spesso un’occasione per la sosta, il ristoro, l’assaggio e l’acquisto di prodotti tipici.

Se, per un parco regionale, il rispetto delle tradizioni, la promozione dello sviluppo sostenibile delle comunità locali, la valorizzazione turistica del proprio territorio sono finalità importanti, la conservazione ambientale resta la priorità assoluta. Ed è proprio quella del mantenimento dell’ambiente la prospettiva più inquietante.

La riduzione degli alpeggi attivi avrà, infatti, conseguenze rilevanti in termini di minor presidio del territorio montano e di rischio idrogeologico, ma ancora più gravi saranno le conseguenze per la conservazione degli habitat.

Ricordo che l’habitat tipico degli alpeggi valtellinesi, caratterizzati da un pascolo quasi mai intensivo, è il Nardeto, al quale si accompagna una buona ricchezza di altre specie floristiche.

Si tratta di un habitat seminaturale, riconosciuto dalla Comunità europea di interesse comunitario (con il codice 6230) e indicato di rilievo prioritario, sul quale il Parco delle Orobie Valtellinesi ha avviato di recente uno studio con l’Università di Pavia e la Fondazione di Studi superiori Fojanini di Sondrio e con l’indispensabile collaborazione degli alpeggiatori.

È evidente che trattandosi di un habitat seminaturale, la cessazione delle tradizionali pratiche di alpeggio comporterebbe la perdita dell’habitat nel giro di poche stagioni.

Mi unisco quindi alle associazioni che si sono attivate nei giorni scorsi per chiedere alla Regione di operare in modo che le pratiche di alpeggio, già difficoltose ed in evidente regresso negli ultimi decenni, non siano ulteriormente penalizzate.

Far vivere gli alpeggi è essenziale per mantenere l’elevata diversità biologica del nostro territorio. Invito quindi la Regione e le istituzioni locali a sostenere l’attività degli alpeggiatori valtellinesi.


Walter Raschetti
Presidente Parco delle Orobie Valtellinesi


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