Diario di bordo
Rachel Donadio. Un governo ossessionato dalle intercettazioni
10 Giugno 2010
 

Il provvedimento che mira a limitare il controllo delle conversazioni telefoniche è considerato l’ennesima legge ad personam di Silvio Berlusconi. È quanto scrive Rachel Donadio sul New York Times.

 

 

In Italia non sei nessuno se non t’intercettano. Sono state intercettate le telefonate di veline e mafiosi, politici e presunte massaggiatrici, e perfino quelle di un corista del Vaticano che procurava incontri omosessuali a un alto funzionario pubblico.

Anche il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi è spesso protagonista di intercettazioni che arrivano ai giornali con preoccupante regolarità. Nel 2007 è stato sorpreso al telefono con un dirigente della RAI mentre dava dello “stronzo” a un politico del centrodestra e raccomandava un’attrice.

Evidentemente Berlusconi non è contento. Per arginare imbarazzanti fughe di notizie il governo ha promosso un disegno di legge che limita decisamente la possibilità dei magistrati di disporre le intercettazioni e quella dei giornalisti di diffonderne i risultati.

C’è, però, chi teme che questa legge, oltre a tenere i politici lontani dalle pagine della stampa scandalistica, permetterà ai mafiosi di rimanere fuori di prigione. Secondo i procuratori antimafia e antiterrorismo, le nuove disposizioni ostacoleranno le indagini. E secondo i giornalisti sarà la fine della libertà di stampa, visto che il testo di legge prevede sanzioni molto severe per chi diffonde materiale intercettato. «Il problema esiste ma, a mio avviso, la soluzione è sbagliata», dichiara il politologo Roberto D’Alimonte. «Ottenere intercettazioni ora è troppo facile, ma con la nuova legge diventerà troppo difficile».

Molti riconoscono la necessità di controllare la fuga di notizie ma, allo stesso tempo, considerano questa legge come l’ennesima legge ad personam di Berlusconi. Il disegno di legge languiva in Parlamento da un anno e il governo ha intensificato gli sfori per approvarlo prima di quello sulla corruzione, un reato contro il quale le intercettazioni si sono dimostrate determinanti. Inoltre le intercettazioni sono al centro di un’inchiesta in corso sull’assegnazione irregolare di appalti pubblici che ha già fatto cadere un ministro, ha screditato il capo della protezione civile Guido Bertolaso, e sembra destinata ad allargarsi.

 

Secondo il ministero della giustizia, nel 2009 sono stati sorvegliati più di 112mila telefoni e 13mila luoghi, un record in Europa. «Le intercettazioni sono diventate lo strumento più importante contro molti reati: corruzione, mafia, terrorismo, crimini economici», sostiene il procuratore di Milano Armando Spataro.

Anche se la cultura italiana delle intercettazioni facili e veloci non potrebbe mai funzionare negli Stati Uniti – dove, prima di sorvegliare un telefono, i procuratori devono dimostrare di avere prove sufficienti del fatto che è stato commesso un reato – il sistema italiano ha alcuni importanti sostenitori a Washington. Il sottosegretario alla Giustizia statunitense Larry Breuer si è detto preoccupato per l’impatto della legge sulle indagini di mafia e terrorismo svolte in collaborazione tra le autorità americane e italiane.

 

Secondo il testo di legge, le intercettazioni devono essere approvate da tre giudici e possono durare 75 giorni. Serviranno autorizzazioni speciali per intercettare i telefoni dei parlamentari e dei preti. Spataro sostiene che limitare le intercettazioni a 75 giorni è “illogico” ma riconosce che si è abusato dell’attuale sistema. «Penso che sia stata fatta troppa pubblicità a cose che non erano importanti per le indagini», dice. In effetti, grazie alle intercettazioni negli ultimi mesi gli italiani sono venuti a sapere di Monica, la massaggiatrice di Bertolaso (che si è paragonato a Bill Clinton, affermando che entrambi hanno avuto problemi con una Monica). I critici del provvedimento ribattono che le violazioni della privacy sono già vietare e punite dalla legge. Anche se ammettono che viene applicata raramente.

 

Rachel Donadio

(The New York Times, 30 maggio 2010)


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