Diario di bordo
Michele Minorita. Carceri: il nulla del ministro Alfano, la demagogia di Lega e Italia dei Valori
10 Maggio 2010
 

In Alice nel paese delle meraviglie di Lewis Carroll, ad un certo punto, viene fuori quella che si può definire la regola della marmellata: “Credo di aver capito”, dice Alice: “Marmellata ieri, oppure marmellata domani… Ma un giorno la regola dovrà pur essere marmellata oggi”. Questa storia della regola che è sempre quella di ieri o di domani, e mai quella di oggi, mi pare sia appunto la regola di questo paese, e soprattutto di chi questo paese sgoverna e sfascia.

 

Allora: venerdì scorso c’è stato un consiglio dei ministri. Il ministro della Giustizia Angiolino Alfano ha fatto una banale, scontata, relazione sullo stato della situazione carceri dicendo che i detenuti sono 67.473; che la capienza è di 44.218; che c’è una tollerabilità di 66.905. Come sia possibile che dove sta il 44 possa tollerabilmente entrare il 66 che è quasi 67 non è ben chiaro, ma fa niente. Il ministro anche ieri ha promesso, come fa da paio di volte la settimana da un anno, che si stanno predisponendo 21.479 nuovi posti. Ora sommando i posti effettivi di oggi con quelli promessi si arriva a 65.700 circa; che sono sempre duemila posti circa in meno rispetto quelli di cui c’è necessità ora. E questo è un fatto. Il ministro poi annuncia che saranno assunti duemila nuovi agenti di polizia penitenziaria; che servono per colmare i vistosi vuoti attuali. Se poi dovessero effettivamente essere predisposti i 21mila posti nuovi in nuove carceri, si porrebbe il problema di altri nuovi agenti per quelle strutture che ora non ci sono. Una spirale di promesse in cui ci si perde.

Alfano ha poi ripetuto il suo mantra: niente indulto, niente amnistia; piuttosto misure come i domiciliari ai detenuti con un residuo di pena di un anno; non ha spiegato come vorrebbe venisse attuata questa disposizione ed è rimasto nel vago. La Lega continua imperterrita nei suoi verboten, imitata da quella “Lega” che sta all’opposizione, e che si chiama Italia dei Valori. Il mantra di Massimo Donadi, capogruppo dell’Italia dei valori alla Camera è: “Ci opporremo in tutti i modi all’indulto mascherato che vuole Alfano. L’allarme lanciato da Maroni non deve cadere nel vuoto perché far uscire dal carcere migliaia di persone avrebbe effetti gravi sulla sicurezza delle città”. Come si vede demagogia a gogò, esattamente come la Lega. Gli uni speculari agli altri.

Questo mentre ministro e Governo annunciano fantomatici piani carceri, senza peraltro spiegare i tempi di attuazione per questo piano; le modalità, i costi, i luoghi. Non solo: il ministro non dice una parola sulle carceri e suoi padiglioni esistenti ma non funzionanti perché manca il personale; e ancor più silenzioso sulle carceri date in appalto, nel 2005, con procedura d’urgenza e segretezza, non ancora termine – e sono trascorsi già cinque anni – appaltate in alcuni casi a ditte che fanno capo ad elementi di quella “cricca” su cui stanno indagando i magistrati di Perugia; e si tratta, per fare nomi e cognomi, delle carceri in Sardegna affidate alla ditta Anemone.

 

Intanto per fare qualche esempio di situazione che dovrebbe essere vista e visitata dai Maroni e dai Donadi: carcere di Pordenone, quattordici celle, 58 detenuti che diventano 98, sei o sette persone costrette tutto il giorno in una stanza, con meno di due metri quadrati a testa. Il lavandino che condividono non ha nemmeno l'acqua calda. La biblioteca non può accogliere più di cinque o sei persone insieme; la sala polivalente trasformata in maxi-cella in cui trovano posto fino a una decina di persone. La precarietà e la promiscuità, secondo il magistrato di sorveglianza, rischiano di avere conseguenze sotto il profilo sanitario in quanto alcuni detenuti hanno malattie infettive tra le quali l'Aids.

Un’altra situazione, il carcere di Porto Azzurro. I rappresentanti sindacali degli agenti penitenziari denunciano la “mancanza cronica di personale e ora anche dei fondi per gli straordinari”. La gestione del servizio può contare su circa 80 unità mentre l'organico previsto sarebbe di circa 208 poliziotti penitenziari. Si denunciano “turni di servizio massacranti con inevitabile ricorso a prestazioni di lavoro straordinario” che negli ultimi mesi non è stato pagato per mancanza di fondi sul capitolo di spesa. Durante il servizio notturno, a fronte di oltre 300 detenuti, a vigilare ci sono circa 9 agenti, e questo dato dice tutto. Poi non ci sono i fondi per poter far lavorare i detenuti, così come previsto dalla legge per i soggetti condannati definitivi, e il penitenziario è fuorilegge, dal momento che non sarebbe stato adeguato alle normative di sicurezza sul luogo di lavoro come invece previsto dalla Legge 81 del 2008. Dovrebbero andare a Porto Azzurro, nelle tante Porto Azzurro d’Italia, Alfano, Maroni, Donadi, a parlare di piani carceri e le altre corbellerie di cui si fanno alfieri e portavoce.

 

Michele Minorita

(da Notizie radicali, 120 maggio 2010)


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