One Shot
26. Silvia Monti domanda a Stelvio Di Spigno
03 Maggio 2010
 

Ci sono incontri che si fanno per caso. O forse no (dipende tutto da quello in cui si crede). E continuo a diffidare, in generale, della rete. In quanto non-luogo. Ma devo ormai ammettere che (a volte) è un buon inizio.

Quando Stelvio Di Spigno mi ha scritto, la prima volta, mi son detta che uno con un nome così non poteva che fare il poeta. E lo penso ancora, ma non per via del nome...

 

(Quanto al milione preferirei in euro. In monetine da cinque e dieci centesimi. Quelle che sto mettendo via, in attesa che Stelvio infili colbacco, cappotto e guanti e venga al nord...)

 

 

Poeti si nasce o si diventa?

 

Silvia… Silvia… Mi fai una domandona! Non penso che poeti ci si nasca, più che altro ci si inciampa; poi scatta la passione, ti fai un’enormità di domande, si viene assaliti dai dubbi, e continuare a scrivere non è mai pacifico. Certo, una sana attitudine a interrogare le cose e una buona dose di grazia nell’esprimerle rappresentano un dato di partenza necessario, senza il quale non si fa poesia ma una fotocopia venuta male. In giro sul web si leggono un bel po’ di mostruosità che confermano che senza questo ‘dono’ primordiale non si va da nessuna parte. La cosa fondamentale, quando si pratica questo genere, è chiedersi cosa si sta facendo, sviluppare gradualmente delle idee in merito e cercare di renderle sempre più chiare. Dopo bisogna percorrere questa linea cercando di essere coerenti e diventare sempre più profondi e incisivi. Letture, confronti, esperimenti e un’infinita quantità di pazienza fanno il resto. I risultati arrivano tardi e i conti si fanno alla fine. Una cosa è certa: misurare la propria “vocazione” solo dal consenso e dalla visibilità è un modo fuorviante per capire la bontà di ciò che si è tentato di fare. La poesia non è una carriera alla luce del sole. Se si desiderano successo e affermazione sarebbe meglio rivolgersi a mestieri più gratificanti: politico, imprenditore, avvocato, faccendiere e via dicendo. Una cosa è certa: se sai leggere una bella poesia e lasciare che ti cambi la giornata, allora sì hai buone probabilità di avere un animo poetico, anche se poesie non ne scrivi. Ed è già tanto.

P.s.: ho vinto il mio milione di dollari? Perché la domanda valeva tanto, vero?

 

 

Lettere inverse

 

Se a mezz’aria nel freddo e nel sole di febbraio si dessero

feste e compleanni con personaggi strani e depravati

in latrine e club privati per amori a ore

così da farne un libro alla Houellebecq,

forse anch’io avrei molto da dire, anche i particolari

delle cose accadute veramente e le direi

senza farmi violenza, finalmente, facendo

quello che meglio mi riesce, stare a guardare il cielo,

attraversare l’aria, senza badare a niente,

non pensando a quanto perdo proprio in quel momento,

sentendo che è trascorsa e non è mia

questa bocca cucita sulla vita

che rimescola se stessa ora dopo ora, rimpinzata

di celeste al tramonto,

quando si passa infiniti e inosservati.

 

 

Stelvio Di Spigno è nato a Napoli nel 1975. È laureato e addottorato in Letteratura Italiana presso l’Università “l’Orientale” di Napoli. Ha pubblicato la silloge Il mattino della scelta in Poesia contemporanea. Settimo quaderno italiano, a cura di Franco Buffoni (Marcos y Marcos, Milano 2001), i volumi di versi Mattinale (Sometti, Mantova 2002, Premio Andes; 2ªed. accresciuta Caramanica, Marina di Minturno 2006), Formazione del bianco (Manni, Lecce 2007), La nudit (PeQuod, Ancona 2010) e la monografia Le “Memorie della mia vita” di Giacomo Leopardi – Analisi psicologica cognitivo-comportamentale (L’Orientale Editrice, Napoli 2007). Vive a Gaeta.

 

s.


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