Diario di bordo
Lucio Bertè. Chi giura e chi spergiura: ma quanto vale la parola di Formigoni?
25 Marzo 2010
 

Il 30 marzo 2005, alla vigilia delle elezioni regionali in Lombardia, i radicali ottenevano l'impegno scritto di Roberto Formigoni a dare seguito, in caso di rielezione, a 4 Mozioni proposte dagli stessi radicali e approvate all'unanimità dal Consiglio regionale:

1) Per la ratifica da parte dell'Italia del II Protocollo facoltativo della Convenzione ONU contro la tortura, istitutiva di un Comitato internazionale indipendente per il controllo del trattamento dei cittadini nei luoghi di detenzione e nei posti di Polizia.

2) Per intervenire sul Governo del Vietnam per far cessare la persecuzione dei cristiani Montagnard abitanti degli altipiani e garantire la loro libertà di espressione religiosa.

3) Per bandire un concorso internazionale di architettura per nuove tipologie di carceri rispettose dei principi della Costituzione italiana e delle Convenzioni internazionali sul trattamento delle persone detenute. Carceri concepite come luoghi di sperimentazione educativa, di studio e di lavoro, come servizio pubblico usufruibile anche dall’esterno.

4) Per indire annualmente una Conferenza-seminario del Consiglio e della Giunta regionali con i responsabili di tutte le istituzioni e le associazioni interessate nella lotta alla criminalità, per verificare l’efficacia delle misure di contrasto alla penetrazione dei capitali della grande criminalità organizzata nell’economia legale della Lombardia e costituire un Osservatorio permanente di Consiglieri e funzionari regionali per il continuo aggiornamento sul fenomeno e l'adozione di contromisure.

Il 30 marzo 2005 Formigoni aveva scritto: «Qualora sia riconfermato alla guida di questa regione, mi farò promotore, affinché queste iniziative siano attuate».

 

Lucio Bertè ha dichiarato: «La legislatura è scaduta e gli impegni sono stati disattesi, nonostante solleciti, digiuni e un promettente incontro operativo nel luglio scorso, seguito da una chiusura ermetica del Presidente. Anche in politica, come tra le persone perbene conta il rispetto della parola data, e Formigoni ha mancato alla parola data non solo ai radicali, ma a tutti i cittadini e agli elettori lombardi. Dopo cinque anni i temi sollevati confermano la loro drammatica attualità:

a) la Lombardia è sempre più infestata da malaffari e affari di 'ndrangheta e mafie di ogni sorta.

b) Stato e Regioni sono letteralmente fuori Costituzione e fuori legge per l'abitabilità delle carceri e le condizioni sanitarie dei detenuti; continuano le violazioni della libertà religiosa anche a danno dei cristiani nel mondo e in particolare nel Vietnam comunista, dove la Regione Lombardia ha aperto suoi uffici di rappresentanza e stipula affari d'oro per le aziende lombarde (quante della Compagnia delle opere?) senza fiatare sul dramma dei Montagnard, nuovi “martiri cristiani” scomodi e dimenticati.

c) Dopo i casi Cucchi e Bianzino è scoppiato il caso di Giuseppe Uva a Varese a confermare l'urgenza di Comitati di controllo indipendenti per sradicare la presenza tra le forze dell'ordine, in carcere e nelle caserme di Polizia e Carabinieri, di soggetti che usano violenza ai cittadini fermati, violando le leggi che rappresentano e disonorando la divisa che portano, ma contando su una brutta tradizione di copertura dall'alto, di stampo antidemocratico ed eversivo della legalità repubblicana. Chi raccoglierà questi impegni?

Il 20 marzo scorso tutti i candidati Governatori del Centro-destra - “federali” più che federalisti - hanno giurato sul Piano-casa secondo il “geometra” Berlusconi (con riserva di intervento della Protezione Civile per le Regioni renitenti).

Anche Formigoni nel 2000 aveva fatto giurare i suoi assessori, anche i “forzisti” Piergianni Prosperini (il “difensore della Fede” vestito da crociato con tanto di spadone, quello della garrota per i gay e le nerbate per i tossicodipendenti), e Antonella Maiolo (“Sottosegretaria ai diritti dei cittadini”, intercettata dalla GdiF mentre sollecitava il Direttore dell'ASL di Melegnano, alla vigilia delle elezioni, per la nomina di un primario chirurgo detentore di 6 mila voti di preferenza), e Giancarlo Abelli (quello che ha impedito alla Lombardia di avere il Garante regionale dei bambini e nessuno si chiede perché...). E il leghista Massimo Zanello con il forzista Massimo Buscemi che il 1° dicembre scorso hanno imposto il voto contro la Mozione dei Radicali per la salvaguardia del Cimitero dei Martiri cristiani (accanto a S. Ambrogio), infischiandosi della parole data a favore di quella Mozione dal loro Presidente Formigoni... Ognuno per sé, a difesa di interessi di parte e presumibilmente di comitati di “affari loro”: interessi diversi e contarri ai principi che proclamano e all'interesse dei cittadini lombardi».

 

Associazione "Enzo Tortora" - Radicali Milano


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