Oblò cubano
Gordiano Lupi: “Sono stato minacciato”. Yoani Sánchez e gli stalinisti
19 Marzo 2010
 

Ho appena finito di inviare le mail di invito per la presentazione dei miei libri cubani (Una terribile eredità, Cuba libre di Yoani Sánchez e Il canto di Natale di Fidel Castro) che si terrà sabato 20 marzo a San Vincenzo. Proprio mentre traduco l'ultimo post di Yoani Sánchez per La Stampa di Torino (www.lastampa.it/generaciony) ricevo una mail da un indirizzo di posta che non conosco: giovalti@inwind.it, con oggetto “saluti”. Apro e leggo esterrefatto: «Invece di fare il gradasso dalla tastiera, direttamente o per interposta persona, preparati a pararti il culo dalle bordate che ti arriveranno nel corso dell'iniziativa che stiamo preparando per smascherare te e gli altri prezzolati a libro paga dell'USAID in Italia. Cordiali vaffanculo. Ci vediamo a Piombino». Il soggetto si firma Giovanni Altini e indica la sua provenienza dalla città di Livorno. Chiudo la mail e mi rimetto al lavoro, dopo aver pensato che domani mi toccherà andare alla polizia per denunciare una folle minaccia telematica espressa da una persona che non conosce il significato della parola libertà. Non riesco a immaginare ciò che sta passando Yoani Sánchez a Cuba, se la longa manus del potere castrista arriva a minacciare un suo modesto collaboratore che vive a Piombino. Andiamo avanti. La cosa buona è che il post di oggi mi pare abbastanza in tema. Ve lo trascrivo di seguito.

 

 

L'eredità

 

Stanno arrivando tempi difficili. Se a lungo termine sono ottimista, mi prende la disperazione quando penso agli anni che si avvicinano. Abbiamo accumulato troppa esasperazione. Tra i cittadini è stato diffuso sistematicamente il rifiuto delle opinioni differenti e non è facile cancellare un atteggiamento così radicato. Ieri ho visto una casalinga gridare con tono volgare: “I vermi sono in rivolta!” - riferendosi al pellegrinaggio delle Dame in Bianco - e mi sono resa conto di quanta strada dobbiamo fare per diventare tolleranti. Apprendere a dibattere senza offendere, convivere con il pluralismo e rispettare le differenze, dovranno diventare insegnamenti obbligatori nelle nostre scuole. Sarà lungo e difficile far capire a tutti che la diversità di opinione non è una malattia ma un vantaggio.

 

Temo che il grido possa diventare cronico e che le percosse continueranno a essere la strada più rapida per zittire un'altra persona. Tremo al pensiero di una Cuba dove si continuerà ad attaccare fisicamente e legalmente qualcuno per le sue simpatie politiche e per le sue tendenze ideologiche. Vivremo ancora in un paese triste se alle autorità continuerà a sembrare naturale ammonire chi contraddice l'opinione ufficiale. Mi sembra abbastanza malata una società che assiste passivamente all'aggressione che ieri hanno subito alcune donne pacifiche che recavano in mano gladioli. Tra l'altro la faziosità è andata ben oltre, perché il regime ha cercato di giustificare la persecuzione preparando in fretta e furia un copione per il programma più noioso della televisione cubana: la “Tavola Rotonda”.

Malgrado ciò, i telespettatori - dopo due ore di stoico ascolto - hanno potuto verificare una totale assenza di argomenti e soltanto un eccesso di insulti, diffamazioni e offese.

 

Perché non hanno il coraggio di invitare a parlare su quel noioso set dove ogni sera mettono in scena un monologo almeno un paio di persone con opinioni differenti? Il più timido e scarso degli anticonformisti che conosco li metterebbe a nudo con un paio di domande e con alcune brevi frasi farebbe vacillare l'assurda teoria della cospirazione. Ma non si azzardano. Protetti dal potere - non esiste peggior alleato per un giornalista - che sostiene le loro parole e le loro penne ricorrendo a prebende e privilegi, sanno che non potrebbero sopportare il fuoco della critica.

Per questo elogiano le percosse, aizzano le parole d'ordine e passano filmati manipolati per dimostrare che l'individuo non conforme deve essere annientato. In questo modo alimentano il fanatismo, un germe che minaccia di andare oltre le loro vite: l'eredità di odio e diffidenza che un assurdo sistema pretende di lasciarci.

 

Yoani Sánchez, 18 marzo 2010

 

 

Nota del traduttore: Yoani Sánchez si riferisce alla manifestazione pacifica delle Dame in Bianco - mogli e madri dei prigionieri politici cubani - che sono state oggetto di un meeting di ripudio da parte di cittadini organizzati dal regime. In pratica gli agenti della Sicurezza di Stato hanno impedito il normale svolgimento di una sfilata di protesta lungo le strade avanere. Le Dame in Bianco erano armate solo di un gladiolo stretto tra le mani, ma sono state circondate, colpite con spinte e calci, soprattutto bersagliate con ripetute offese. In serata la televisione cubana ha giustificato l'accaduto utilizzando la “Mesa Redonda” - programma privo di un vero dibattito - per camuffare la realtà e dipingere le Dame in Bianco come controrivoluzionarie pagate dal nemico imperialista. (Gordiano Lupi)


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