Diario di bordo
Primo Mastrantoni. Elezioni e informazione
15 Marzo 2010
   

Oggi il Consiglio di Amministrazione della Rai si riunisce e all'ordine del giorno c'è la spinosa questione dei “talk show politici”. Così come messa dai maggiori media, sembrerebbe che la Commissione parlamentare di vigilanza, che ha approvato un regolamento per regolare le trasmissioni radiotelevisive in campagna elettorale, abbia vietato “talk show politici”. Con tutta evidenza non è così. Basterebbe leggere il regolamento per rendersene conto ed in particolare l'articolo 3, comma 2, che riportiamo: «Nelle tribune politiche, nei dibattiti, nelle tavole rotonde, nelle presentazioni in contraddittorio di programmi politici, nei confronti, nelle interviste e in ogni altra trasmissione nella quale assuma carattere rilevante l'esposizione di opinioni e valutazioni politiche è assicurata parità di condizioni nell'esposizione di opinioni e posizioni politiche». Inoltre, all'art. 9 si dice «Successivamente al decorrere dell’ultimo termine per la presentazione delle candidature, le Tribune politiche sono collocate negli spazi radiotelevisivi che ospitano le trasmissioni di approfondimento informativo più seguite, anche in sostituzione delle stesse, o in spazi di analogo ascolto». Il che significa che il regolamento non impone la sospensione dei programmi informativi, ma prevede unicamente la possibilità di variare il palinsesto per inserire delle tribune elettorali. Quindi il regolamento non vieta alcuna trasmissione di comunicazione ma prescrive, in campagna elettorale, la parità, la par condicio, cioè quei criteri adottati nel garantire un'appropriata visibilità a tutti i principali partiti e/o movimenti politici, prevista dalla legge n. 28/2000 (governo di centro-sinistra), poiché le emittenti radiotelevisive devono assicurare a tutti i soggetti politici, con imparzialità ed equità, l'accesso all'informazione e alla comunicazione politica.

Altro discorso è l'applicazione del regolamento da parte dell'Agcom e della Rai: se lo hanno applicato in modo scorretto sono loro che devono fare marcia indietro non la Commissione parlamentare.

Primo Mastrantoni, segretario Aduc


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