Diario di bordo
Valter Vecellio. Prosciolto Beppino Englaro 
C’è un giudice in Italia, non solo a Berlino. Per non dimenticare
12 Gennaio 2010
     

Ieri è accaduta una cosa importante, una di quelle cose che fa dire che anche in Italia, nonostante tutto, ancora esiste un giudice sul quale si può confidare, come confidò il proverbiale mugnaio, fiducioso che ce ne fosse uno degno di questo nome a Berlino, capace di riconoscere e tutelare i suoi diritti, calpestati e pregiudicati dall’imperatore. È accaduto che è stato archiviata l’indagine per omicidio nei confronti del padre di Eluana Englaro, e nei confronti di altre tredici persone. Una decisione che arriva dopo un anno di indagine, e questo la dice lunga sui tempi della giustizia in Italia, anche quando si tratta di prendere decisioni che il normale buon senso avrebbe richiesto pochi minuti.

 

Opportunamente commentando favorevolmente la chiusura delle indagini, Maria Antonietta Farina Concioni ha ricordato i tanti che si erano scagliati con inaudita e incredibile violenza contro Bepino Englaro, i medici e quanti si sono battuti perché la volontà di Eluana fosse rispettata. Ha fatto bene, perché di quelle dichiarazioni, di quelle parole non si deve smarrire la memoria. Sono un vero e proprio libro della vergogna. Facendo ricorso ad argomentazioni pseudo scientifiche prive di alcun fondamento, si è stati capaci di sostenere che Eluana capiva, che deglutiva, fino all’incredibile affermazione del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che poteva anche partorire!

Non so se si può parlare di un processo di impazzimento, ognuno giudichi da sé.

 

Secondo padre Livio Fanzaga, direttore e patron di Radio Maria, dietro vicende come quella di Eluana c’è «il demonio vuol convincere l’uomo che può essere signore della vita».

 

Sintetico e brutale il cardinale Javier Lozano Barragan, presidente del pontificio consiglio per gli operatori sanitari: «Fermate quella mano assassina. Interrompere alimentazione e idratazione equivarrebbe ad un abominevole assassinio».

 

E naturalmente i politici. Alfredo Mantovano, sottosegretario all’Interno: «È la prima condanna a morte dopo il 1948; la condanna di una innocente cui, attraverso una lunga agonia, viene negato il fondamentale diritto all’alimentazione e all’idratazione».

 

Isabella Bartolini, deputata PdL: «Il boia si è messo il cappuccio: la morte per fame e per sete, comminata alla cittadina italiana Eluana Englaro. Questo delirio nichilista deve essere fermato».

 

Maurizio Gasparri, presidente dei senatori del PdL: «È iniziato l’omicidio di Eluana che rischia di avvenire impunemente e senza turbare convenzioni e erogazioni di pubblico denaro. Si protesta per salvare un albero. Si è invece ignorato l’appello delle suore di Lecco, che si erano offerte per proseguire la loro opera di assistenza; la protervia di alcuni magistrati ha scandito i tempi di una tragedia».

 

Paola Binetti, deputata PD: «C’è un disegno volto a imporre un modello culturale per cui la pietas consiste nell’eliminare il malato anziché curarlo».

 

Gabriella Carlucci, deputata PdL: «Bisogna a tutti i costi fermare il boia pronto ad eseguire la condanna a morte di Eluana Englaro».

 

Enrico La Loggia, vice-presidente del gruppo PdL alla Camera: «Si compie un vero e proprio omicidio. Nessuno ha il diritto di interrompere una vita privandola dell’alimentazione e dell’idratazione».

 

Il cardinale Ersilio Tonini: «Eluana è stata usata per affermare una cultura diversa, in cui i deboli valgono meno dei forti. È il tentativo dello scardinamento dell’umano… C’è l’allargarsi di una cultura nichilista, un gusto della potenza fisica, dell’efficienza; in sostanza un superomismo. Non è peraltro la prima volta che queste idee compaiono nella storia: l’eliminazione degli handicappati e dei malati di mente precede, nel nazismo, la persecuzioni degli ebrei…».

 

Ancora il cardinale Lozano Barragan, alla televisione di stato: «Nel caso di Eluana Englaro è stato violato il quinto comandamento, quello che dice ‘non uccidere’… In Italia ci sono 9.500 persone che vivono in stato vegetativo, come Eluana, speriamo che non si pensi di voler violare anche per loro il quinto comandamento».

 

Luigi Negri, vescovo di San Marino-Montefeltro: «È stato compiuto un gesto di violenta eliminazione della vita su una persona debole ed indifesa». Fino all’impagabile grido: «L’avete assassinata!», scandito nell’aula del Senato dal vice-presidente dei senatori della PdL Gaetano Quagliariello.

 

Pochi, pochissimi, hanno potuto conoscere la testimonianza del senatore forzista Ferruccio Saro: «Sono andato a visitare Eluana. Non sono riuscito a dormire per due notti. Diciassette anni in un letto lasciano segni incancellabili. Ho spiegato a Berlusconi: ti hanno informato male».

 

Pochi, pochissimi, hanno potuto conoscere quanto ha detto monsignor Giuseppe Casale, vescovo emerito di Foggia: «Non si è voluto dare la morte ad Eluana, si è soltanto posto fine al suo calvario e questo è un atto di misericordia, non un assassinio…parlare di omicidio è un’accusa gratuita, volgare e ingiusta. Non si è voluto dare la morte a questa giovane, L’alimentazione e l’idratazione artificiali sono assimilabili a trattamenti medici. E se una cura non porta a nessun beneficio, può essere legittimamente interrotta, questo non è omicidio».

 

Pochi, pochissimi, hanno potuto conoscere quanto ha detto l’arcivescovo Giancarlo Maria Bragantini, quel vescovo che era impegnatissimo nella denuncia della 'ndrangheta quand’era a Locri, e che è stato spedito, contro la sua volontà, a guidare l’arcidiocesi di Campobasso: «Sono vicino a Peppino Englaro, che invece di ricorrere a sotterfugi è sempre stato corretto e ha creduto nella giustizia. Bisogna apprezzare la sua rettitudine… È stato grande nell’aver voluto una soluzione legale senza mai cercare scorciatoie sotto banco… Avremmo dovuto camminare più insieme alla famiglia Englaro, accompagnarla di più in questi anni…».

 

Tutto questo ci riporta ai giorni nostri, alla necessità di una lotta per conquistare il diritto a conoscere e a essere informati. Il Satyagraha per la libertà, il diritto, la verità.

Questa la situazione, questi i fatti.

 

Valter Vecellio

(da Notizie radicali, 12 gennaio 2010)


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