Ritratti
Alberto Figliolia. Una via per Marzorati
07 Gennaio 2010
 

Dici Pierlo o l'Ingegnere Volante e sai già tutto. Pier Luigi Marzorati è stato, con Dino Meneghin, il più grande giocatore italiano di tutti i tempi. Così è, con buona pace dei nostri excellentissimi Bargnani e Belinelli in NBA ai Toronto Raptors o di Danilo Gallinari, figlio d'arte (il padre militava nell'Olimpia condotta dall'immaginifico Little Dan Peterson) e golden boy ai New York Knickerbockers.

In verità Pier Luigi Marzorati da Figino Serenza, classe 1952, recordman all time di presenze in Nazionale (278!), nella personale bacheca due scudetti, due Coppe dei Campioni, quattro Coppe Korac, quattro Coppe delle Coppe e due Intercontinentali – trofei conquistati con la piccola e potentissima Cantù –, un argento olimpico + un oro e tre bronzi europei in azzurro, non finisce mai di stupire. Che si tratti del suo ritorno in campo, anche se per soli due minuti, nell'anno 2006, sempre con la maglia della Pallacanestro Cantù, stabilendo un vero record mondiale: il primo cestista ad avere giocato in una massima divisione per cinque decenni: fine anni '60, il pieno dei '70 e degli '80, l'inizio dei '90 e per l'appunto il decennio del doppio zero.

Non finisce mai di stupire, dicevamo. Che si tratti di presiedere la Fondazione Casartelli dedicata allo sfortunato e bravissimo ciclista, quel Fabio strepitoso campione olimpico a Barcellona '92 mettendo in fila il mondo, Lance Armostrong compreso, e tragicamente deceduto qualche anno dopo in conseguenza di una terribile caduta sulle strade del Tour de France. Quanto lavoro di educazione civica e stradale in favore dei ragazzini e di impegno solidaristico ha fatto il nostro Pierlo in questa veste!

Ovviamente inserito (2007) nella Hall of Fame italiana e glorificato nella sua Cantù dalla presenza della propria immagine nella Piazza delle Stelle, un club intitolatogli anche nella remota e antica Leonforte, sui Monti Erei, in provincia di Enna, impegnato ora in un progetto per ridare un impianto cestistico a una città martoriata dagli eventi – parliamo di “Un campo per L'Aquila” (1.900 amici) –, no, non manca mai di stupirci il Pierlo, ambasciatore Unicef, questo ragazzo brianzolo che giocava come un americano, playmaker che volava e faceva volare la squadra, Davide che sfidava Golia e vinceva nel segno del talento, della classe e della lealtà.

Non manca mai di stupirci e, pur con il tempo che corre, continua ad accendere l'immaginario collettivo al punto che vorrebbero dedicargli, ancora vivente, una piazza o una via. Almeno, questa è l'idea di alcuni suoi giovani tifosi canturini. Mi dicono che sul social network Facebook sia nato un gruppo che nel giro di pochi giorni ha accumulato non poche adesioni.

Ah Pierlo, Pierlo, per chi ha fatto sognare non ci sono confini...


Alberto Figliolia


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