Diario di bordo
Peppe Sini. Quattro tranci di vite tranciate. Un racconto di Natale dal vero
03 Gennaio 2010
 

Incipit

Non vorrei che a qualcuno venisse la bella idea di denunciarmi per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.

Ma sta di fatto che con alcuni cari amici, che vivono in Italia - talora da molti, molti anni - ma che in Italia non sono nati, continuiamo a frequentarci; e non ignoro che a norma delle leggi di Norimberga riesumate costì con l'imperial-regio decreto n. 94 del 15 luglio 2009 essi sono schedati come “clandestini”, e che la modesta ospitalità ed il menomo sostegno che riesco ad offrir loro dispiace ai nazisti al potere (del resto credo che i nazisti al potere non ignorino che anch'essi, ed il loro governo e la loro politica, a me dispiacciono in sommo grado, e che da lunga pezza vado predicando la necessità di un'insurrezione nonviolenta per far cessare la dittatura razzista e schiavista da essi criminalmente imposta e ripristinare la piena vigenza erga omnes della legalità costituzionale e dei diritti umani nel nostro paese).


Storia di Emme

Sotto le feste sono venuti a trovarmi Emme e Erre, che non vedevo da qualche mese l'uno e qualche settimana l'altro. È stata una dolente rimpatriata.

Emme è un “extracomunitario” (come si diceva qualche anno fa), anzi un “clandestino” (come si dice oggi), che vive in Italia da più di vent'anni, “rigando sempre dritto” (da quando lo conosco non so quante volte gliel'ho sentita ripetere questa locuzione, con voce gentile e orgogliosa, e nobile il volto e la postura); ama questo paese e vuole vivere qui; ottimi studi, esprit de finesse, plurime esperienze di organizzatore sindacale, di animatore sociale e culturale, di promotore di iniziative di civile convivenza e limpida solidarietà: io gli affiderei un ministero. Di colpo a metà luglio è stato dichiarato criminale dal governo del Reich, in forza della legge 94/2009. Gli chiedo dove alloggi adesso, e come se la passi. Negli ultimi tempi è stato ospite di diversi amici (sempre spostandosi dopo pochi giorni, poiché si sa che l'ospite è come il pesce, soprattutto se è perseguitato), ha dormito anche in casali abbandonati finché il freddo lo ha consentito, adesso vive accampato dentro un'automobile scassata. Lavoro nei cantieri e nei campi non ne trova quasi mai, non è più giovane e forte, e i caporali diffidano di uno come lui che parla bene italiano e ha letto Cicerone e Marx (lui cerca di nascondere la sua competenza linguistica e la sua cultura, ma i suoi compagni di sventura si rivolgono a lui come a una sorta di avvocato dei poveri, cosicché i caporali dopo un po' lo individuano e si passano la voce); si è adattato a far mille mestieri, tutti faticosi e sempre più precari e pericolosi per la propria incolumità; ha subito minacce ed aggressioni per la sua condotta onesta e generosa; si sente ridotto allo stremo, e teme che prima o poi farà “uno sproposito”. Lo dice, e la parola gli si strozza in gola.


Storia di Erre

Erre una volta era quel che si dice una persona “integrata”, ma ha perso la casa per una serie di lutti familiari e di altre circostanze sfortunate. Forte come un toro, ha sempre fatto umili e pesanti lavori manuali; ma anni fa ha avuto una grave malattia che lo ha lasciato debilitato per sempre. Dovrebbe seguire una dieta rigorosissima ed aver cura della sua salute: ed ogni volta che lo vedo mi promette solennemente di seguire i ragionevolissimi consigli di cui infarcisco le mie solennissime prediche, ma dubito assai che lo faccia. E del resto ha paura a presentarsi in ambulatorio, e non ha né pensione né assistenza, poiché è anche lui un “clandestino”. Vive in un “campo nomadi”, in una baracca ricavata da una roulotte semidemolita. Per sopravvivere “si arrangia”. Non gli chiedo come. Necessitas non habet legem, la fame è fame, ogni essere umano ha diritto a salvarsi la vita.


Spariti nel nulla

Parliamo di comuni amici che in questi ultimi mesi sono scomparsi: che fine ha fatto Ics? e Ipsilon, e Zeta? Mi danno frammentarie, non buone notizie di alcuni. Di altri non si sa più nulla. Su altri ancora girano voci agghiaccianti, che vorrei sperare non vere.


Storia di Esse

Esse lo incontro in piazza che sfida la sorte, in questi giorni di festa, col solito suo borsone di carabattole, come una volta. Sa che in qualunque momento gli può piombare addosso “la guardia” (come lui chiama chiunque indossi una divisa), e in nome della legge (l'anti-legge dei gangster al governo) rapinarlo di tutte le sue mercanzie, e farlo recludere per sei mesi in campo di concentramento, e contestargli il reato di “clandestinità”, ed avviarlo alla deportazione verso il paese dalle grinfie della cui efferata dittatura era sfuggito rifugiandosi in Italia. Gli dico che a casa mia per lui c'è sempre un piatto caldo, e gli do da ricordare a memoria qualche telefono e indirizzo di amici fidati.


Storia di Ti

Faceva il maggiordomo e il giardiniere, il cuoco e il cameriere, l'aio e il tuttofare, in breve: il “badante”. Non ha avuto accesso alla pseudo-sanatoria. I suoi anziani datori di lavoro (più precisamente i figli loro) “non volendo grane” - ora che la legge lo dichiara ipso facto criminale per il solo fatto di esistere - lo hanno licenziato in tronco; del resto non aveva un contratto e non può certo fare una vertenza di lavoro, lui misero “clandestino”. Mi racconta di umiliazioni e violenze, rapine e percosse, che ha subito in questi ultimi mesi, senza possibilità di invocare la legge a difesa dei suoi diritti e del suo stesso corpo, della sua vita medesima. A questo siamo in questo felice paese governato dal partito dell'amore e delle spranghe. Mi dice di essere felice di non essersi sposato, di non aver messo al mondo figli. “Altrimenti, adesso, sai che tragedia che sarebbe”.


Explicit

Non vorrei che a qualcuno venisse la bella idea di denunciarmi per istigazione all'insurrezione nonviolenta contro il governo nazista in carica.

Ma è proprio questo che sostengo: la necessità e l'urgenza di una insurrezione nonviolenta contro il governo nazista in carica e le sue disumane anti-leggi razziste, schiaviste e squadriste; un'insurrezione nonviolenta per ripristinare la legalità costituzionale, lo stato di diritto, la democrazia, la civiltà, i diritti umani di tutti gli esseri umani.

Sissignori, è proprio questo che sostengo.


Peppe Sini

(da Telegrammi della nonviolenza in cammino, 1° gennaio 2010)


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